Salvare Scopello: in Sicilia un comitato si batte per proteggere un’area naturalistica dagli abusi edilizi
Seguici su:
Trapani - C’è una parte di Sicilia che sta lentamente subendo una trasformazione e da luogo naturalistico e selvaggio, habitat per tante specie di animali, sta diventando una “villettopoli” per turisti, una zona antropizzata con case, strade e cancelli, molti dei quali chiudono accessi pubblici al mare. È quanto sta accadendo lungo la costa siciliana che da Castellammare del Golfo va fino all’ingresso della Riserva Naturale dello Zingaro, in quel territorio dalla bellezza esplosiva che è Scopello.
Aree di grande bellezza e naturalità, in gran parte ricadenti in Siti Natura 2000, ma in cui si assiste a fenomeni di speculazione edilizia con l’aumento di nuove costruzioni – spesso senza le autorizzazioni previste – o con il vistoso ampliamento di quelle esistenti.
Non solo: progressivo e drammatico consumo di suolo e alla perdita di habitat, privatizzazione e chiusura dei tradizionali accessi pedonali al mare, piantagione di specie esotiche invasive che minacciano i delicati equilibri della flora costiera e movimentazione di terre e alla realizzazione di scavi in zone fragili e vincolate dal piano di assetto idrogeologico e dai vincoli archeologico e paesaggistico sono altri mali che affliggono Scopello.
Questa meravigliosa area costiera – in cui si trovano Fossa dello Stinco, Cala Bianca, Cala Bruca, la zona archeologica di Cetaria e Cala degli alberelli, l’antica Tonnara con i Faraglioni di Scopello, Punta Pìspisa, Cala dell’Ovo, Torre Bennistra e tante altre splendide attrattive –, rischia di trasformarsi a breve in un anonimo quartiere di villini sul mare, identico a tante altre aree costiere siciliane che negli anni passati hanno subito lo stesso destino, perdendo sia il suo straordinario valore naturalistico e paesaggistico che il suo forte ruolo di attrattore turistico per l’intero territorio.
«La zona di Scopello – spiegano i residenti – potrebbe essere meta di turismo consapevole destagionalizzato e invece viene aggredita durante i tre mesi estivi dal turismo di massa, mentre per il resto dell’anno il borgo rimane abbandonato a sé stesso, lasciando liberi gli imprenditori di distruggere i beni naturalistici per incrementare il turismo estivo».
Ad accorgersene e a denunciare quanto accade, in questi anni sono stati per primi i residenti e le associazioni del territorio, che si sono riuniti nel comitato Salvare Scopello circa sei anni fa. A loro si sono poi aggiunte le associazioni regionali e nazionali come FederEscursionismo Sicilia, Club Unesco Palermo, LEGAMBIENTE Sicilia, WWF Sicilia Nord Occidentale, FAI Sicilia, e tante altre.
Tutte insieme lo scorso 29 maggio hanno organizzato una marcia allo Zingaro per attirare l’attenzione su quel tratto di costa. Già 42 anni fa fu organizzata una manifestazione simile per opporsi alla costruzione di una nuova strada che avrebbe irrimediabilmente compromesso la fascia costiera da Scopello a San Vito Lo Capo, portando all’istituzione della prima riserva naturale siciliana.
Nel 2020 grazie a un pool di tecnici il comitato Salvare Scopello ha prodotto una relazione sulla situazione delle concessioni per restauri di casolari e costruzione di nuove abitazioni in luoghi dove ci sono dei vincoli. A seguito dell’invio della relazione al Comune e alla Regione Siciliana sono stati posti sotto sequestro tre cantieri. La relazione documenta tutti gli abusi tra nuovi cantieri e accessi al mare negati, con tanto di foto.
Ad oggi, dopo due anni di pandemia, la situazione è ben più grave di quella fotografata in quella relazione: in questo biennio i controlli sono stati blandi e il Comune ha continuato a rilasciare piccole concessioni, come ad esempio quella che consente di cambiare il PRG di Balata di Baida per autorizzare nuove costruzioni con la giustificazione che la popolazione ha bisogno di nuove case.
«Vengono rilasciati dal Comune di Castellammare del Golfo, di volta in volta, piccoli permessi edilizi – spiega Martina Oddo, una guida escursionistica e attivista del comitato Salvare Scopello – per restaurare un vecchio casolare, per sistemare una strada, per costruire una casa, per l’impianto fognario. Il problema è che non si guarda alla totalità delle azioni, che stanno trasformando completamente l’habitat e il volto di un luogo, sconvolgendo sia gli equilibri ecologici che quelli idrogeologici, che potrebbero portare a frane.
È lo stesso assessorato regionale al Territorio e all’Ambiente a dire che il Comune dovrebbe considerare l’impatto su una cosiddetta “area vasta”, invece di dare tante piccole concessioni su aree adiacenti tra loro. Inoltre, diversi accessi al mare sono stati chiusi: negli ultimi sei anni ne sono stati negati una decina fra quelli comunali – e quindi pubblici – e quelli storici, a cui si arriva grazie a vecchi sentieri segnati nelle mappe, oggi sbarrati con dei cancelli. Ormai le spiagge aperte e facilmente accessibili anche a famiglie o disabili sono solo Guidaloca, la riserva dello Zingaro, Calamazzo di Sciacca, che è a pagamento».
«Su questo territorio esistono anche molti vincoli archeologici – conclude Martina – che sono stati istituiti dal compianto Sebastiano Tusa e oggi sono quasi dimenticati, come gli insediamenti Elimi, Cetaria e i granai arabi fortificati. Quello che è stato nominato Patrimonio Unesco, la Tonnara, viene gestito come uno stabilimento balneare privato».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento