Riapre il Parco Mongiardino, l’oasi nel verde dove si cammina a piedi nudi
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Alessandria - Quindici ettari di verde, una casa in pietra e un anfiteatro naturale: dopo un anno di chiusura e un altro anno di apertura a singhiozzo, finalmente il Parco Mongiardino torna a offrire a chiunque la possibilità di vivere una giornata in natura, sperimentando un piacevole senso di libertà.
Nato quindici anni fa come parco avventura, il Parco Mongiardino negli anni ha letteralmente cambiato anima. Oggi è un luogo dove le persone possono godersi la natura in piena libertà, i più piccoli divertirsi nello spazio gioco e insieme esplorare nel percorso sensoriale a piedi nudi, apprezzando i prodotti del territorio proposti dalla cucina del punto ristoro. Ne ho parlato con Enrico Cano, il fotografo che è stato fin da subito coinvolto in questo progetto per la sua personale vocazione alla sostenibilità, che l’ha reso il socio di riferimento più attivo in questo senso.
Com’è nato il Parco Mongiardino?
Nei primi anni 2000 la comunità montana, con fondi regionali ed europei, compra questi terreni, recuperando e ristrutturando la vecchia cascina presente nell’area. Nel 2008 viene aperto un adventure park, che resta aperto un paio d’anni. Non riscuotendo il successo sperato, la comunità montana decide di riassegnare la gestione del parco tramite un bando, che però va deserto. Il presidente della comunità montana chiede alla fondazione internazionale di Sahaja Yoga a Cabella, che ogni anno porta tante persone in val Borbera, di entrare a far parte di questo progetto.
Dopo alcuni mesi di trattative, la fondazione internazionale Sahaja Yoga rifiuta la proposta, mentre l’associazione italiana accetta. Il contratto prevede un investimento per l’allestimento di un’area camper e un’area giochi, oltre ad alcune migliorie. E qui vengo coinvolto anche io, insieme a questo gruppo di persone che porta avanti la procedura. Oltre al bar, aggiungiamo anche un ristorante dove proponiamo piatti con ingredienti del territorio per dare un maggior servizio al luogo e apriamo a giugno 2012. Nel 2013 il parco avventura chiude e da quel momento decliniamo questo spazio secondo attività semplici, leggere e sostenibili.
E oggi come sta andando?
Molto bene. Del parco adesso ci occupiamo io e mia moglie, che è la cuoca del ristorante, e per fortuna sono tante le persone che ci aiutano. Come associazione culturale organizziamo tante attività consone al potenziale del luogo, come i campi estivi per i bambini e i vari seminari tematici. Il nostro spirito è quello di essere un luogo d’incontro aperto sia alle persone della valle che di fuori, per questo facciamo tante cose belle per il territorio, rivolte a tutti, sia adulti che bambini (anche quest’anno il parco ospita una tappa del Sarvego Festival).
Per esempio, quali?
Dal 2013 diversi autori sono venuti a presentare i loro libri qui al parco, organizziamo incontri di musica e di ayurveda, offrendo un posto tenda sul prato, e ci occupiamo anche di seminari yoga.
Per i bambini, durante i campi estivi ci sono laboratori didattici di taglio scientifico, ambientale, storico e artistico per tutte le età. I laboratori tematici hanno lo scopo di approfondire e rafforzare le conoscenze riguardanti la biodiversità e il patrimonio naturale, stimolando la curiosità. Un modo diverso di imparare, senza banchi e apprendendo dall’esperienza diretta. Per quest’estate stiamo completando proprio ora il programma della settimana dal 2 al 10 luglio: i bambini dormiranno nelle tende e ci sono già iscrizioni di partecipanti provenienti da varie parti d’Italia, il che crea ulteriori occasioni di incontro e confronto.
Come descriveresti il Parco Mongiardino a chi non ci è mai stato?
A noi piace immaginarlo come un luogo in cui poter esprimere la nostra cultura spirituale, ma aperto alle contaminazioni, dove anche altri possano portare la propria esperienza.
Qual è il tuo ruolo nel parco?
Io sono qui come semplice volontario, perché questo è un progetto che mi realizza, ma nella vita faccio il fotografo. Sono convinto che se a gestire il parco ci fossero state solo persone retribuite avremmo chiuso molto prima. Il bello di qui è che ci sono tanti volontari come me che aiutano e fanno sì che il progetto vada avanti.
Nel parco c’è anche un percorso sensoriale a piedi nudi, che affascina grandi e piccoli: com’è nata l’idea?
Si tratta di un’idea sviluppata in totale economia, iniziata come un gioco con i bambini del centro estivo. L’abbiamo creato sotto consiglio di una famiglia arrivata qui al parco, che ce l’ha suggerito. Ogni anno, quando lo rimettiamo in ordine dopo l’inverno, lo miglioriamo e aggiungiamo elementi, ma è tutto molto semplice.
Per due anni abbiamo curato anche BorberArt, un progetto fermato dal Covid in cui artisti hanno realizzato e costruito le proprie opere d’arte lungo il percorso, arricchendolo così dal punto di vista artistico. Il percorso sensoriale, legato al contatto con la Madre Terra e con tutti gli elementi – aria, acqua, terra e fuoco –, fa parte delle nostre corde musicali, è “nella nostra pelle”, possiamo mantenerlo vivo e attivo. E ha il grande vantaggio di non avere regole da seguire.
Oltre a paglia, legnetti, foglie, ghiaia, farro, lana e fango, avete in mente di aggiungere altre tappe al percorso?
La terra di questo posto è molto argillosa, quindi concludere l’itinerario camminando nel fango è piacevole, perché ci si immerge in una crema naturale. Accettiamo idee e suggestioni per altri elementi che arricchiscano ulteriormente questa idea semplice ma d’impatto. Qui arrivano i bambini che sono talmente poco abituati a camminare a piedi nudi che si tolgono le scarpe ma non i calzini. Siamo davvero orgogliosi di questo percorso perché è un’esperienza che può dare uno spazio di esplorazione sensoriale a persone di tutte le età. La natura ha il potere di curare ed equilibrare in modo spontaneo e armonioso.
Il Parco Mongiardino è aperto per eventi oppure per pranzi per minimo di 30 persone.
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