Officina AgroCulturale Cafeci, alla scoperta della Sicilia in modo lento ed ecologico
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Enna - Cafeci è una contrada alle porte di Valguarnera, vicino la riserva naturale orientata di Rossomanno-Grottascura-Bellia, in provincia di Enna. È un territorio che si estende su oltre 2000 ettari di superficie interamente terrestre nel variegato paesaggio dei monti Erei, la spina dorsale della Sicilia centrale. Aree archeologiche e paesaggi si intrecciano dando vita a luoghi sconosciuti a molti, anche agli stessi abitanti della regione.
Circa otto anni fa Carmen Menso e Michele Barbano hanno deciso di rimescolare le carte della propria vita e dopo diversi anni trascorsi a Siena e a Lipari sono tornati a vivere nei loro luoghi di origine aprendo la loro casa a viaggiatori, woofer e chiunque passasse da quelle parti. È nata così Officina AgroCulturale Cafeci, che organizza corsi di educazione ambientale, laboratori, percorsi e trekking archeo-naturalistici nella zona della provincia di Enna.
L’obiettivo principale è avvicinare più persone all’ambiente, alla natura e a uno stile di vita sostenibile, sia locali che viaggiatori, proponendo un diverso modo di vivere, viaggiare e giocare. Il simbolo di Cafeci infatti sono le api e gli asini che, per la loro indole e caratteristiche, rappresentano bene i valori dell’officina. La lentezza dell’asino in contrapposizione alla vita sempre più frenetica di molti e il sistema sociale perfetto delle api, basato sul rispetto, sulla collaborazione e sulla cooperazione.
«Appena siamo arrivati abbiamo cominciato subito a dedicarci all’orto e alle arnie. Nessuno di noi aveva esperienza in merito. Alcune colture, come quella dello zafferano, le abbiamo accantonate, le arnie invece sono aumentate, produciamo del miele e molti laboratori per adulti e bambini sono proprio sull’apicoltura».
«Abbiamo lanciato la campagna “Adotta un alveare” in risposta alle tante richieste di persone desiderose di contribuire alla tutela di questo animale in via d’estinzione. Si può aderire con una piccola quota che permette di fare visita all’apiario e ricevere dei barattoli di miele a fine stagione», racconta Carmen.
Per fare attecchire questo interessamento diffuso sono state realizzate anche delle collaborazioni con una libreria di Enna: insieme a un libro si acquista anche l’esperienza di apicoltore per un giorno. Ma le attività dell’Officina Agro Culturale Cafeci non si “limitano” solo a questo. Da anni vengono organizzate escursioni alla scoperta del territorio limitrofo. Camminate di uno o più giorni con l’asino – gli animali non vengono cavalcati, sono da accompagnamento per il trasporto di piccoli pesi –, trekking someggiati, percorsi archeo-naturalistici.
All’interno della Rocca di Cerere – il geoparco riconosciuto dall’Unesco situato su un altopiano di zolfo di gesso, caratterizzato da una grande biodiversità per i depositi di gesso e solfuro e dalle miniere abbandonate – e del Parco Minerario di Floristella-Grottacalda, uno dei siti archeologici industriali più significativi del sud Italia, Cafeci organizza numerose escursioni.
«Questa area è meno sconosciuta e i nostri percorsi sono fuori dai circuiti più gettonati. Le nostre escursioni sono principalmente di archeonatura: siti archeologici, spesso abbandonati, all’interno di aree naturali non riconosciute, come il castello di Pietratagliata, i pupi ballerini di Rossomanno, le vecchie miniere di zolfo».
«La storia delle miniere ha segnato molto l’economia e la società dell’entroterra. Michele, che è una guida ambientale ed escursionistica certificata, racconta ai vari visitatori l’archeologia e la natura di questi luoghi. Il paesaggio è davvero notevole: montagna – con la cima altesina di 1100 metri – e colline che cambiano colore in base al periodo dell’anno».
Si passa infatti dal verde invernale al rosso primaverile – molte colline sono coltivate con la pianta di sulla che si alterna al grano, una pianta miglioratrice del terreno con cui si produce anche del buonissimo miele – fino ad arrivare al giallo tipico del periodo estivo.
Oggi l’Officina AgroCulturale Cafeci è ben avviata e nonostante lo stop causato dal lockdown continuano ad arrivare sempre più visitatori. «All’inizio erano un po’ tutti pessimisti, pensavano che sarebbero stati in pochi a interessarsi a progetti di questo tipo. Oggi gli stessi che all’inizio erano perplessi si sono resi conto della grande potenzialità di questi luoghi. Chi si avvicina a noi è gente già attenta a determinati valori. Noi cerchiamo di sensibilizzare soprattutto i bambini a partire dalla scuola materna, è su di loro che bisogna lavorare molto».
«Durante i nostri laboratori sono a contatto con il fango, a piedi nudi camminano lungo un percorso sensoriale che permette loro di “sentire” il grano, le foglie secche e fresche, il fieno,il legno. C’è anche una galleria degli odori. L’obiettivo è avvicinare i più piccoli a un approccio alla natura diverso, più istintivo e immediato. Molti bambini spesso non sono abituati a questo tipo di giochi perché vivono in città o perché non possono sporcarsi, perdendo così esperienze importanti. Ai ragazzi più grandi proponiamo attività di orientamento o caccia al tesoro, sempre facendo attenzione all’aspetto culturale e ambientale».
L’Officina AgroCulturale Cafeci ha appena vinto un bando regionale gestito dal Gal grazie al quale sta implementando gli spazi per l’ospitalità, per un’aula didattica incentrata sulle api e per attrezzature varie per laboratori ambientali. Rispetto a otto anni fa molte cose sono cambiate – e in meglio! – ma non le idee, la passione e la voglia di diffondere stili di vita più sostenibili e viaggi responsabili in una Sicilia fuori dall’immaginario comune, per un viaggio lontano dalla frenesia quotidiana, verso un modello di vita sociale e ambientale più in armonia con la nostra Terra.
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