Musica in Quota: dove i concerti risuonano tra baite, alpeggi e rifugi di montagna
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Verbania - Immaginatevi mentre ascoltate la musica che vi piace: siete circondati da vette ancora innevate o seduti lungo la sponda di un lago di montagna. Magari siete sdraiati sull’erba umida, o forse all’ombra, rinfrescati dal muro in pietra di una vecchia baita che vi ripara dal sole. E se siete dell’idea che i veri concerti siano solo circoscritti a eventi cittadini o all’interno del perimetro di palazzetti dedicati, dovete sapere che nell’Alto Piemonte esiste da anni un festival diffuso dove il palco è la natura e che sa risvegliare le montagne con le sue note.
Parliamo di Musica in Quota, un viaggio emozionante tra le Alpi piemontesi. Nasce per mostrare che in Piemonte esiste una montagna unica, suggestiva e poco esplorata: un balzo dai 196 metri sul livello del mare del lago di Mergozzo fino ai 4637 metri della Punta Dufour del Monte Rosa. Al centro c’è il fiume Toce e accanto sette vallate, che viste dall’altro ricordano la forma di una foglia d’acero. Questa è la Val d’Ossola, al confine con la Svizzera: una valle dove la montagna è ancora incontaminata e dove coesistono ogni giorno paesaggi mozzafiato e tradizioni alpine.
I LUOGHI DEL FESTIVAL
Il progetto nasce nel 2003 dall’idea dell’Assessorato provinciale alla Cultura e alla Montagna del Verbano Cusio Ossola e dall’idea di Claudio Cottini, che all’epoca ne era assessore. Come ci racconta, «l’idea è sempre stata creare le condizioni affinché l’ascolto della musica si possa coniugare con la bellezza del paesaggio».
Quest’estate si festeggerà il sedicesimo anno di Musica in Quota: l’evento si terrà dal 19 giugno all’11 settembre con dodici concerti ambientati in palcoscenici naturali tra la Val d’Ossola e i laghi Maggiore, di Mergozzo e d’Orta, ad altitudini comprese tra gli 800 e i 2.500 metri.
L’aspetto virtuoso della rassegna è che tutti i concerti saranno gratuiti: si terranno tra le sedi storiche del Festival, i pianori di montagna, i rifugi del CAI, ma anche tra gli alpeggi come l’Alpe Lut, l’Alpe Andolla, l’Alpe Devero, l’Alpe Coipo, l’Alpe Alpino e altre ancora. Come illustrato sul programma, la rassegna porterà in montagna la musica classica, ma anche concerti di musiche tradizionali, orchestre di fisarmoniche come quelle bellinzonesi, musiche folk e non mancherà l’orchestra Nazionale Jazz.
Insomma, una cosa è chiara: la musica non si ferma mai, dall’alba al tramonto. L’evento partirà da Pian d’Arla, nel Parco Nazionale della Val Grande, che rappresenta l’area wilderness più estesa delle Alpi, per concludersi infine sul Lago Maggiore e più precisamente sulla cima del Monte Camoscio.
Per Claudio Cottini l’unione di montagna e musica porta benefici a entrambe: «Fa bene alle persone che in quest’occasione possono avvicinarsi a un palcoscenico che non è quello abituale, scoprendo nuovi e diversi spazi di bellezza. Viceversa, fa bene agli amanti della montagna che sono soliti vivere nei loro silenzi e negli ambienti naturali e che in quest’occasione possono ascoltare i suoni della musica che non derivano da nient’altro che dalla stessa natura: dai legni degli strumenti, dagli ottoni, dall’aria e dalle vibrazioni. La sostanza della rassegna è tornare alla natura e a ciò che essa rappresenta». Dislocandosi in diverse località e appoggiandosi, dove presenti, ai rifugi e alle strutture del luogo, gli eventi si impegnano ad essere rispettosi dell’ambiente naturale che li ospita, garantendo il più basso impatto possibile.
VIVERE E SCOPRIRE LA MONTAGNA
Possiamo dire che Musica in Quota si plasmi continuamente: come ci viene spiegato, «le locations cambiano di anno in anno e il programma di una stagione non è mai uguale a quello successivo. Ad esempio, la suggestiva Alpe Andolla, dove quest’anno si svolgerà una delle tappe della rassegna, è stata tappa del festival ben otto anni fa. Scegliamo un determinato luogo dove svolgere il concerto perché può trovarsi nei pressi di un rifugio o semplicemente accanto a baite restaurate dove sono presenti associazioni che organizzano il ristoro. La scelta può essere dettata dalle condizioni ambientali e naturalistiche del posto, oppure perché sono presenti sentieri accessibili o ancora perché una parete rocciosa crea le condizioni ottimali dal punto di vista acustico».
Durante i giorni di Musica in Quota i partecipanti potranno percorrere in autonomia gli itinerari che porteranno alla tappa dove si svolgerà il concerto. A volte dopo una, due o tre ore di cammino in immersione nella natura. Inizialmente il progetto era nato con la presenza di una guida escursionistica che accompagnava i partecipanti fino alla destinazione e che offriva le sue conoscenze per vivere la montagna in modo consapevole. Negli ultimi due anni però il Covid ha complicato le cose e, non potendo più creare gruppi consistenti di camminatori, le guide dedicate saranno ora presenti al punto di partenza (dove forniranno utili informazioni agli escursionisti) oltre che alla meta (dove si dedicheranno a illustrare le caratteristiche ambientali, antropologiche e storiche del luogo).
Musica in Quota è diventata anche un’associazione e, dalla sua nascita, il numero di partecipanti agli eventi che organizza di anno in anno è in crescita esponenziale. «Noi non ci siamo fermati neanche con la pandemia: la gente ama camminare, stare seduta in mezzo a un prato e godersi la tranquillità della montagna. E noi vogliamo dare non solo un’immagine delle realtà che popolano la montagna ma anche un sostegno concreto delle attività che qui svolgono».
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