Maledetta Zappa: la storia di Cecilia e Filippo, dal cinema alla campagna
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Venezia, Veneto - Ho conosciuto due contadini senza trattore, anche se chiamarli contadini è riduttivo. Se volete una storia di cambio vita e di due ragazzi che dalla città si sono trasferiti in campagna, questa lo è. Ma se vi aspettate qualcosa di romantico, un incentivo a fare il grande passo verso una vita più semplice, istruzioni su come diventare “contadinelli felici”, questa non lo è.
Siamo in Veneto, in una zona di cui in molti (veneti) ci dimentichiamo, perché resta nascosta tra quella parte di autostrada A4 che ci porta verso il mare in direzione Trieste e la A27, che ci porta verso la montagna in direzione Belluno. Per incontrare Cecilia e Filippo ho passato una giornata a Portogruaro, dove non mi ero mai fermata prima. Eppure è a pochi chilometri dalle affollate spiagge di Caorle e Lignano, che invece ho visitato svariate volte.
Quel giorno, quando sono passata sotto l’autostrada e ho visto il cantiere dei lavori di ampliamento, ho capito di essere arrivata a casa loro. Un rustico cartello con la scritta “VINO” in pennarello nero mi ha fatto capire dove svoltare. L’autostrada è un elemento fondamentale in questa storia, perché ha creato l’occasione di cambiamento.
La famiglia di Filippo è proprietaria di una tenuta – attualmente affittata – con 4 ettari di terreno che nel corso del tempo ha visto due cambiamenti epocali. Il primo è negli anni settanta con la costruzione dell’A4 in quella zona e il conseguente esproprio di una parte di fondo. Il secondo è nel 2017 con l’annuncio dell’allargamento dell’autostrada.
Cosa fare a questo punto? All’epoca Cecilia e Filippo hanno più di 30 anni e lavorano con successo nella produzione cinematografica, ambito dei loro studi. Vivono in città e sono abituati alla precarietà lavorativa e alla parola “crisi”, in quanto millennials e in quanto lavoratori del mondo della cultura. Quale migliore preparazione per diventare contadini? E sono seria.
Due millennial prestati all’agricoltura |
Lo sono anche loro e ho imparato a capirlo leggendo il libro che hanno scritto: Maledetta Zappa – Due millennial prestati all’agricoltura, edito da Altreconomia. È stato il libro a spingermi a conoscerli, a vedere dal vivo Le Crede, ovvero il luogo di cui raccontano, l’azienda agricola che hanno costruito e trasformato.
Mi sembra di leggere già alcuni commenti sui social: “Facile fare i contadini se hai la casa e le terre di mamma e papà”. No, non è facile. Filippo Baracchi e Cecilia Irene Massaggia non sapevano niente di agricoltura e vino, non vengono da famiglie di contadini. Facevano i creativi. E se vi devo dire la verità, non hanno mai smesso di farlo.
Hanno portato nei campi la loro capacità di gestione della complessità, di osservazione, la ricerca della soluzione migliore. Così come erano allenati a fare in ambito artistico, hanno minimizzato le spese e ottimizzato i costi. Hanno studiato, si sono preparati, hanno consultato fonti umane e cartacee, compilato moduli burocratici. E soprattutto hanno fatto esperienza e l’hanno messa a frutto. Ogni giorno prendevano appunti della loro avventura su quel taccuino che è diventato Maledetta Zappa, il loro libro.
Sapete quel principio della permacultura secondo cui il problema contiene la soluzione? Questi due ragazzi hanno saputo vedere nel problema “autostrada” la soluzione. Perché quell’enorme e rumorosa infrastruttura europea con enormi e velocissimi tir passa davvero a pochi metri da casa loro. Ma i lavori di ampliamento portano anche migliorie, come sistemi di canalizzazione delle acque piovane, barriere fonoassorbenti, piantumazione di alberi e arbusti per mitigare l’ambiente, strutture di purificazione di sostanze tossiche.
Hanno quindi scommesso sulla valorizzazione e salvaguardia di quel luogo, con la sua posizione strategica favorevole a un turismo lento e di passaggio, nonché sulla presenza di aree naturali biodiverse. Hanno deciso di “comprendere la sua peculiarità, esaltare le sue caratteristiche e amare profondamente la natura che resta”. Certo, coltivare rispettando il terreno, i tempi e la natura li porta a essere molto diversi dalla maggior parte delle aziende agricole dei dintorni, dove l’obiettivo principale è il raccolto massivo e il profitto. Ma pian piano qualcuno si avvicina e, incuriosito, chiede consiglio.
A cinque anni dal loro trasferimento a Le Crede, i lavori di ristrutturazione per aprire un agriturismo sono quasi terminati. Nel frattempo la loro cantina ospita le bottiglie di vino prodotto dal loro vigneto. Un merlot che, vi assicuro, ha un profumo e un gusto incredibili, che raccontano Maledetta Zappa, il percorso di Cecilia e Filippo, la vendemmia a mano, l’essenza e il rispetto di quei luoghi, il coraggio di mettere da parte la fretta. Chissà, magari un giorno ci faranno un film.
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