La Locanda del Santuario: un luogo di pace che accoglie i viaggiatori alla scoperta della Valle Cervo
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Biella - C’è una valle che vive al ritmo delle stagioni: i suoi inverni sono lunghi e silenziosi, e durante i giorni più freddi riscaldarsi di fronte al camino raccontandosi storie diventa una preziosa abitudine. I suoi autunni invece si colorano di sfumature dorate e nei boschi è usanza passeggiare per raccogliere castagne.
Le estati sono quelle che riportano al centro la socialità e i riti della comunità, nonché il momento migliore per ritrovare la frescura lungo i ruscelli dall’acqua purissima. E le primavere? Sono momenti di vita e di rinascita, proprio come il progetto che vi raccontiamo oggi.
UNA LOCANDA CHE SA DI CASA: IL PROGETTO DI ENRICO, MARTA, RENATO E ALESSANDRO
L’Alta Valle Cervo, in provincia di Biella, è quel luogo dove tutto questo accade. E durante questa primavera appena terminata, è nato un progetto di turismo inclusivo e responsabile che intende valorizzare ogni singolo elemento che la valle da sempre custodisce: La Locanda del Santuario.
Tutto è nato dall’incontro di quattro amici biellesi accomunati dallo stesso amore per la loro valle: sono Enrico De Luca che una lunga esperienza in ambito di turismo responsabile e di cui vi abbiamo parlato a proposito del progetto di Viaggi e Miraggi; Marta Mossotti e Renato Fogliano che nella piccola frazione montana di Montesinaro gestiscono un circolo culturale e culinario RUERS. Poi c’è Alessandro Boggio Merlo che con Cubit – Case di Montagna, ha realizzato, sempre in Valle Cervo, un progetto di ospitalità diffusa.
«Questo è il mio piccolo sogno», sono le parole di Enrico De Luca. «La nostra Locanda sorge sull’antico Santuario dedicato a San Giovanni Battista, che risale al 1600». Il Santuario, infatti, è ad oggi di proprietà di una Fondazione laica.
Da marzo 2022 questo luogo di culto ha visto una rinascita: «io, Marta, Alessandro e Renato, tutti allo stesso modo appassionati della nostra valle, abbiamo reputato triste che questo luogo potesse rimanesse chiuso. Così abbiamo rilevato la S.r.l e abbiamo riavviato il ristorante l’albergo e il suo ostello». A partecipare alla creazione di questo progetto c’è anche Enrico Pesce con il Consorzio Sociale Filo da Tessere, che da anni promuove lo sviluppo imprenditoriale, l’agire sociale e il welfare al lavoro.
TRA PELLEGRINI E VIAGGIATORI: L’OSPITALITÁ È PER TUTTI
Un tempo il Santuario di San Giovanni d’Andorno era meta di pellegrini e percorsi religiosi. Mantenendo la sua vocazione, a distanza di secoli ancora oggi la Locanda è un luogo di pace e tranquillità che fa accoglienza: l’albergo e l’ostello contano circa 100 posti letto, suddivisi tra stanze doppie, triple, quadruple e multiple per ospitare i viaggiatori e pellegrini che qui giungono in solitaria o in gruppo.
È infatti posizionato sulla GTA, la Grande Traversata delle Alpi che riscopre i luoghi sconosciuti del turismo montano ed è anche tappa del Cammino di San Carlo che da Arona (NO) giunge fino alla provincia di Torino. Questo rifugio, tra legno, pietra e arredato con i mobili della tradizione montana dell’ottocento e dei primi del novecento, è stato pensato da subito per garantire un turismo innanzitutto accessibile: «Turismo accessibile per noi significa essere attenti ai bisogni di tutti e per questo in albergo sono disponibili 4 stanze attrezzate per disabili e tutta la struttura è infatti accessibile senza barriere architettoniche».
IL RISTORANTE DELLA LOCANDA, ALLA SCOPERTA DELLA TRADIZIONE CONTADINA PIEMONTESE
Anche il ristorante della locanda vive al ritmo delle stagioni: proprio come i piatti fatti di materie prime fresche e stagionali che giungono in buona parte dai produttori della valle e lavorate direttamente in locanda. Ad esempio, la farina per la polenta è macinata a pietra e arriva da un vecchio mulino recuperato in valle, così come i formaggi locali, caratteristici dei pascoli biellesi.
Prodotti che si possono gustare all’ombra del porticato che si affaccia sulla suggestiva piazza del santuario. «Abbiamo fatto la scelta di utilizzare diverse materie prime del territorio come riso, farine, formaggi, carne e birre. La birra “Campanun” di San Giovanni è prodotta da un microbirrificio della Valle Cervo ed è possibile degustarla solo al santuario.
Il sogno di Enrico, Alessandro, Renato e Marta è quello di arrivare un giorno ad autoprodurre alcuni alimenti come patate e uova, ma nel frattempo la loro cucina è ricca di prelibatezze legate a una tradizione contadina tipica piemontese e valdostana. Ne è esempio la tradizionale merenda sinoira piemontese, un piatto freddo che i nostri nonni solevano consumare verso le cinque di pomeriggio, quando facevano una pausa per uno spuntino che dava loro la forza di proseguire nel lavoro fino al calar del sole.
«Per noi coinvolgere i produttori della valle è molto importante: innanzitutto è un volano di economia circolare e di comunità e poi il loro valore è assoluto! Fondamentale è cercare di ancorare alla valle quei giovani che stanno investendo su un’attività agricola, quindi creare fiducia, relazione e uno sbocco di mercato. Insomma: avere il coraggio di dire guadagnare meno ma di guadagnare tutti».
Qui, poi, tutti i giorni si crea accoglienza: alla locanda c’è Violetta, una signora polacca che oggi lavora come custode e in sala al ristorante. La sua è una delle numerose esperienze che si vogliono attivare: «abbiamo in programma di avviare percorsi di inserimento lavorativo come stage rivolti a soggetti svantaggiati ed è in programma a breve l’arrivo di un ragazzo».
SCOPRIRE LA VALLE CERVO E I SUOI PERCORSI NATURALISTICI
La Locanda è una casa accogliente, un luogo di arrivi e partenze: dal Santuario si originano una serie di percorsi naturalistici e trekking immersi tra natura e cultura: passeggiate tra i secolari faggi che scandiscono il sentiero tra le frazioni ancora abitate della valle, così come le case in pietra, i lavatoi o le fontane. Tra le attività che qui si possono svolgere c’è una sala per yoga e attività collaterali, così come una sala mostre. C’è poi un bosco e in virtù del suo contesto naturalistico la Locanda diventa un luogo adatto dove ripensare nuove soluzioni per la transizione energetica e l’agricoltura.
Insomma: il Santuario di San Giovanni D’Andorno da sempre rappresenta il simbolo, non solo religioso, di appartenenza e di coesione della comunità valligiana. Oggi, in una chiave rinnovata, porta avanti la sua missione per mostrare al mondo che c’è una valle che, proprio come ha fatto questo santuario, è in grado di nutrire corpo e anima. D’altronde, come ci racconta Enrico De Luca, «qui per alcuni non c’è nulla ma in questo nulla, tra i boschi e i piccoli borghi, vogliamo valorizzare luoghi incontaminati e incredibili paesaggi».
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