3 Giu 2022

Da levante a ponente, in Liguria ritorna l’antica e preziosa arte dei muri a secco

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Da un paio di anni la tradizione dei muri a secco in Liguria, e non solo, sembra aver ripreso il suo cammino di generazione in generazione, che sembrava essersi interrotto. Spesso sono proprio i ragazzi e ragazze più giovani che, una volta appresa questa arte, organizzano a loro volta eventi e corsi per poter condividere quanto imparato: ecco due esempi agli estremi liguri che ci restituiscono questa importante tradizione, utile per nuove costruzioni, ma soprattutto per recuperare e ricostruire quelle già esistenti.

Salva nei preferiti

Genova, Imperia - Sono tornate. Parlo delle arti manuali, di tutti quei saperi tramandati di generazione in generazione che sembrano da qualche anno essere perduti. Gli ultimi a conoscerli e utilizzarli con maestria sono stati gli appartenenti alla generazione dei nostri nonni. Poi il vuoto. Tutto sembrava essere caduto in un oblio di disconoscenza e disinteresse quando, seppur in maniera timida, qualcuno ha cominciato a tirarli fuori dal cassetto.

Questi saperi vengono oggi riproposti nella vita quotidiana in maniera rinnovata e con una maggiore consapevolezza: spesso infatti a riprendere le tradizioni sono ragazzi e ragazze giovani, che dopo aver studiato, ricercato, compreso e messo in pratica, decidono di condividere quanto appreso con altri, per diffondere ciò che sembrava perso.

murook

Tra queste arti manuali tradizionali, una tra le più conosciute in Liguria è quella dei muretti a secco: l’entroterra di questa regione ne è colmo, come il vicino Piemonte e altre zone semi-montane e montane. Ma che cos’è di preciso? Si tratta di un particolare tipo di muro, di solito non troppo alto, costruito con blocchi di pietra di diverse dimensioni che vengono assemblati tra di loro, senza però l’uso di leganti o malte di alcun genere.

LA SEMPLICE E COMPLESSA ARTE DEI MURI A SECCO

A spiegarlo parrebbe semplice, a vederli ancor di più, ma realizzarli è una vera e propria opera di ingegno, equilibrio e conoscenza approfondita della tecnica. Sì, perché la sfida di queste opere è proprio realizzarli in modo che possano resistere per decenni e decenni, nonostante siano così “semplici” ed essenziali nel materiale utilizzato. I muri a secco sono infatti talmente particolari ed unici che nel 2018 sono stati inseriti nel patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Non solo: è recente il bando dalla Regione Liguria che finanzia proprio questo tipo di attività per salvaguardarne l’esistenza e la preziosa funzione.

Queste strutture si reggono grazie a un metodo preciso di costruzione, in cui si tiene conto del peso delle pietre e della loro gravità, e si vanno a coprire le singole fughe verticali ponendo le successive pietre a copertura del varco creatosi nel livello precedente. Il tutto deve essere realizzando tenendo presente una proporzione ben precisa tra altezza e larghezza per riuscire a lavorare in maniera corretta.

I muri a secco sono presenti in diverse aree del mondo e nascono dalla stessa necessità e finalità

La tecnica nasce da un bisogno legato alla morfologia: sorgendo spesso su terreni inclinati e con più fasce, creando questi muri i contadini e i pastori erano agevolati nella coltivazione. Inoltre il costo a livello economico era e rimane molto basso – il costo di un muro spesso viene definito dalla malta, che in questo caso non è utilizzata – e a livello funzionale, riuscendo a scorrere l’acqua al suo interno, i rischi di crollo e danneggiamenti erano minimi.

Ho pensato di parlarvene perché proprio in queste settimane sono in programma una serie di eventi formativi per chi volesse conoscere da vicino questa tecnica di costruzione, ma anche per chi si trova a gestire terreni in cui sono già presenti dei muri a secco e sta cercando di comprendere come ricostruirli. Si tratta di corsi aperti a tutti, che non necessitano di una pre-formazione o di particolari competenze e conoscenze pregressi.

L’ARTE DEL MURO A SECCO ARRIVA A MOLINI DI TRIORA

A Molini di Triora (IM), dal 14 al 17 giugno è stato organizzato un workshop teorico e pratico, questa volta residenziale, che si ripeterà anche dal 21 al 24 luglio. «Circondati dai boschi e dagli olivi delle Alpi Liguri – raccontano gli organizzatori –, avrete la possibilità di vivere un’esperienza viva di rigenerazione, cura del Territorio e di Sé, attraverso una pratica antica, un’opera vera e un “tempo” fuori dalle distrazioni contemporanee». Si tratta dunque di un’occasione di apprendimento, di riavvicinamento e di sperimentazione, ma anche di socialità: il corso infatti è aperto anche a coppie o famiglie con bambini, con la possibilità di pernottamento in tenda o in camera.

stone wall g6e832fd99 1280
NEL GENOVESE CON BORGHI SPARSI

Spostandoci dall’altra parte della regione, la cooperativa di comunità Borghi Sparsi ha organizzato un corso nell’entroterra genovese, che si svilupperà in tre fine settimana di giugno (11-12, 18-19, 25-26) e sarà suddiviso in una parte teorica, in cui verranno spiegati i principi della tecnica costruttivi, i tipi e le forme delle pietre, e una parte molto pratica. Quest’ultima prevede moduli che partono dall’organizzazione del cantiere, passando per lo svolgimento delle vari fasi delle lavorazioni (tra cui lo smontaggio del muro esistente/franato), fino alla ricostruzione del muro stesso e alla chiusura e zappatura finale.

«Con la cooperativa di comunità Borghi Sparsi – mi racconta Davide Pedemonte, socio della cooperativa – cerchiamo di divulgare un sapere che ormai sembra essere scomparso e uno dei temi principali è quello di trovare un sistema per occuparsi dei terreni abbandonati. Spesso infatti i muri a secco spesso sono elementi che fanno da sostegno ai terreni che fino a cinquant’anni fa erano coltivati e ora sono a rischio di franamento».

Davide mi spiega come questi muri possano resistere e funzionare per diversi decenni solo se mantenuti: essendo infatti composti da sole pietre, queste con il passare del tempo tendono a muoversi. Una delle principali cause dei crolli è l’edera e in generale le piante rampicanti, che crescendo all’interno del muro con le loro radici tendono ad aumentare la pressione delle singole pietre. Ma tranquilli: se le pietre non sono troppo consumate il muro crollato si può ricreare utilizzando le stesse pietre.

Diversi luoghi, modalità, ma il fine è comune: dare continuità a un’arte manuale che ha ancora tanto da dire e da fare.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
La Capra Selvatica, il progetto di cucina con piante spontanee di un giovane botanico
La Capra Selvatica, il progetto di cucina con piante spontanee di un giovane botanico

GoodByeByBicycle: dall’India all’Italia in bicicletta per costruire case sugli alberi
GoodByeByBicycle: dall’India all’Italia in bicicletta per costruire case sugli alberi

La Saponaria e la cosmetica naturale, biologica e plastic free
La Saponaria e la cosmetica naturale, biologica e plastic free

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Natale in Sicilia, il piano della Regione: un solo treno in più – INMR Sicilia #9

|

Lo storyteller dell’acqua Zach Weiss e il nuovo paradigma per mitigare clima, siccità e alluvioni

|

Tyrrhenian Link: “La nostra lotta continua oltre lo sgombero del presidio degli ulivi”

|

Luana Cotena e il suo concetto rivoluzionario di capo d’abbigliamento

|

Luca Casarini racconta la “contabilità della morte” nel Mediterraneo: il 20% sono bambini

|

Crescere in cohousing: i vantaggi per le famiglie e i bambini

|

Riabitare l’appennino creando comunità: ecco tre storie di chi ha scelto di restare (o di tornare)

|

Regali per cani: meglio un collare di brillanti o una corsa nel fango?

string(7) "liguria"