22 Giu 2022

Educazione naturale e bisogni: riflessioni su una scelta non convenzionale

Scritto da: Daniela De Angelis

Mai come oggi il mondo dell'educazione si è trovato in balia di una tempesta, in cerca di nuovi spunti per proseguire la missione con maggiore efficacia e consapevolezza. Un appiglio in questo senso ce lo forniscono le riflessioni di una mamma che ha scelto per i propri figli un percorso particolare, senza mai smettere di farsi domande su quali siano i loro bisogni.

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Di cosa ha bisogno un bambino o una bambina per vivere un’educazione naturale e un apprendimento spontaneo? Non è questo il luogo per fare un resoconto delle varie teorie dei tanti illustri studiosi, medici e filosofi che hanno teorizzato su questo argomento. Posso tuttavia condividere ciò che ho imparato in questi anni di vita da genitore, studiosa, sperimentatrice, osservando e vivendo con i bambini quotidianamente. A questa domanda cercano di rispondere tutte le persone che vivono a contatto con il mondo dell’infanzia: genitori, pedagogisti, nonni, psicologi, pediatri, insegnanti, zii ed educatori.

La risposta non è univoca, in quanto ciascuno di questi cerca di darne una a seconda del ruolo che svolge all’interno del cerchio di cure che circonda l’infante nella sua vita: i professionisti del settore medico si concentrano sui bisogni fisici, emotivi e psicologici, pedagogisti e insegnanti si focalizzano sui bisogni educativi, intellettuali e cognitivi, nonni e zii si preoccupano dei bisogni di protezione, contatto e affetto.

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Infine, ultimi ma per nulla ultimi, i genitori rimangono come i contenitori che mettono insieme e bilanciano le visioni delle variegate figure, che contribuiscono a creare intorno al bambino un ambiente sano e armonico in cui crescere. L’articolo 30 della Costituzione italiana recita che “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”. Viviamo in un’epoca in cui la società sta attraversando una crisi epocale e il mondo naturale ci sta chiedendo di pagare il conto del modo in cui abbiamo utilizzato le sue risorse.

Le grandi città che tanto sono state ammirate e sognate si stanno dimostrando luoghi insalubri, la frammentazione della società e dei luoghi di vita quotidiana – divisa tra scuole per infanti e adolescenti, ospizi per gli anziani e luoghi di lavoro per gli adulti – sta creando un senso di smarrimento riguardo a ciò che significa la parola Comunità. Dal canto loro, i genitori si ritrovano a svolgere un ruolo molto impegnativo, che spesso evidenzia palesi contraddizioni tra ciò che considerano i bisogni essenziali dei loro figli e la catena di montaggio in cui si sentono immersi tra mutui e spese, lavoro e piccole pause per riprendere fiato.

Se intendiamo come educazione “il processo attraverso il quale si trasmettono ai bambini, o comunque a persone in via di crescita o suscettibili di modifiche nei comportamenti intellettuali e pratici, gli abiti culturali di un gruppo più o meno ampio della società” – così la definisce la Treccani on line –, appare chiaro che se i genitori non si riconoscono o non si sentono a loro agio nel gruppo sociale in cui vivono, faranno fatica a dare informazioni coerenti con le altre figure di riferimento dalle quali il proprio figlio o la propria figlia apprende e viene influenzato/a.

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Credo che questo sia uno dei motivi principali per cui sempre più genitori decidono di farsi pieno carico dell’istruzione dei propri figli, scegliendo l’educazione parentale. Anche noi, quattro anni fa, abbiamo fatto questa scelta: abbiamo deciso di non essere incoerenti con noi stessi inserendo la nostra famiglia in un ambiente scolastico ed educativo che non ci rappresentava, ma allo stesso tempo desiderando per i nostri figli una comunità educante che condividesse con noi il mondo di evoluzione che si prospettava per i nostri cuccioli.

Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, attraverso i nostri sensi e le nostre emozioni viviamo esperienze che influiscono sulla nostra vita, più o meno incisivamente. Il nostro percorso dell’esistenza vive un tempo dinamico in cui noi evolviamo, ci trasformiamo, cresciamo. In questo senso non esiste un attimo della nostra vita in cui non riceviamo informazioni da codificare, che ci insegnano qualcosa. Siamo in costante apprendimento. Allo stesso modo il tempo è intrecciato con lo spazio in cui noi viviamo e le informazioni che riceviamo e interiorizziamo variano a seconda dello spazio in cui siamo immersi.

Percependo perciò l’apprendimento come un processo costante e continuo che inizia alla nascita e termina al momento della morte, i tempi e gli spazi che viviamo contribuiscono in modo rilevante al nostro processo di educazione, intesa come il processo che contribuisce a “tirare fuori” da noi stessi il nostro vero potenziale e ci aiuta a sviluppare le nostre capacità, a trasformarci in persone piuttosto che altre, ciascuno con il proprio percorso e con il proprio livello di coscienza e di libero arbitrio.

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Quando si tratta di bambini perciò, ritengo molto importante creare intorno a loro situazioni complesse, dinamiche e variegate, in cui possano codificare implicitamente i messaggi importanti della vita e riescano a trovare gli strumenti per invogliare la loro curiosità, fare continue domande e iniziare sempre nuovi percorsi creativi di ricerca, indagine e risoluzione dei problemi, sempre aperti al dubbio e all’esplorazione. Una base affettiva stabile, in cui gli adulti sono il porto sicuro a cui si può sempre tornare e in cui ci si sente amati incondizionatamente è il punto di partenza imprescindibile per qualsiasi viaggio di scoperta.

È altrettanto rilevante un ambiente naturale e rurale in cui esplorare quotidianamente il mondo che ci circonda e sondare il mistero della natura e i cicli e le leggi che li governano: la vita e la morte, le regole della fisica, l’alternarsi delle stagioni e i moti celesti sono tutto intorno a noi, e noi ne siamo parte e responsabili. La condivisione delle idee, del gioco e delle esperienze con un gruppo eterogeneo di bambini e bambine è importantissima per un apprendimento sempre in movimento, in cui si impara il valore del confronto, della negoziazione e dell’empatia.

Quando si tratta di bambini ritengo molto importante creare intorno a loro situazioni complesse, dinamiche e variegate

L’alternarsi di gioco libero, esperienze laboratoriali e attività didattiche individuali permette di sperimentare diverse modalità di apprendimento e di approfondire interessi e attitudini diversi. Infine, ultimo ma non ultimo, ritengo fondamentale uno spazio appositamente studiato per offrire strumenti efficaci alla ricerca di risposte a domande sempre aperte, alla sperimentazione di materiali e arti, alla condivisione tra persone piccole e grandi di saperi e passioni.

Lasciare ai bambini e alle bambine la libertà di costruire i loro percorsi di apprendimento è una sfida avvincente e ardua per noi adulti, ma che ogni giorno ci porta a lavorare sul favorire l’emergere della capacità naturale di ciascuno di scegliere autonomamente, in quanto portatore di un disegno di sé che solo lui conosce fino in fondo. Abbiamo fiducia nei bambini e nelle bambine e loro saranno i costruttori e le costruttrici di un mondo nuovo.

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