Carato, la moneta virtuosa per il bene pubblico, diventa una rete per diffondere la cultura della sostenibilità
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Ragusa - Il peso di una pietra preziosa si esprime in carati, antica misura derivante dai bazar dell’estremo oriente, dove per pesare le gemme si usavano i semi di carrubo. A Ragusa, invece il carato, oltre a essere il seme della pianta tipica degli Iblei, è diventata la moneta virtuosa che premia la buone azioni dei cittadini che vogliono attivarsi per migliorare il proprio territorio.
Nasce così, da un’idea di Gaia Nicastro e Sebastiano Cataudo, uno strumento digitale basato sulla tecnologia della blockchain trasparente, tracciabile e immutabile. Una filosofia di pensiero che ha spinto diverse associazioni – tra queste Collettivo Ocra, Rimboschiamo, Ecotono, il consorzio Antica Ibla, l’unione italiana ciechi – a unirsi per creare in sinergia delle buone azioni per la propria città. La cultura della sostenibilità e dell’innovazione sociale diventano così azioni concrete, specifiche che generano mondi e persone migliori.
Nonostante la pandemia, nel corso del 2021 sono state tante le attività promosse nel territorio che hanno impegnato attivisti, volontari e cittadini. All’inizio di ogni evento ci si registrava sull’app appositamente creata e si riceveva un carato da poter spendere presso la rete di commercianti che hanno come denominatore comune l’ambiente naturale e urbano, e il rispetto del bene comune.
Dai rivenditori di bici elettriche ai negozi con prodotti sfusi, il circuito carato ha rappresentato un piccolo incentivo per una buona azione. «In un periodo di grandi restrizioni e rinunce fare qualcosa per l’ambiente, e quindi per l’essere umano, è stato quasi un bisogno sociale», racconta Gaia.
A distanza di un anno le cose sono un po’ cambiate, ma non è cambiata l’idea e l’esigenza di costituire una grande rete per sostenersi reciprocamente. La moneta al momento è stata solo accantonata per dedicarsi alla realizzazione di due eventi importanti all’anno: il Seedball Festival, la proposta di fare rete con Le galline felici, e il Festival dello Scarto, svoltosi lo scorso 7-8 maggio, a cui ha partecipato anche Sicilia che Cambia.
«Già con il Seedball Festival abbiamo avuto un grosso successo: finalmente Ragusa ha avuto risalto anche a livello nazionale e non per il commissario Montalbano», commenta scherzosamente Gaia. Durante queste occasioni le associazioni della rete che hanno aderito al progetto hanno mantenuto la propria identità, proponendo attività specifiche, ma sempre affini al tema del festival. Gaia la definisce una rete fluida, mutevole e capace di adattarsi ai cambiamenti sociali e non.
Carato si pone l’obiettivo di crescere in una continua sinergia con le realtà che animano il territorio, per sostenersi e lavorare insieme. L’obiettivo è un nuovo paradigma che promuova la diffusione capillare di uno stile di vita partecipativo e sostenibile. Dalla pulizia di siti degradati alla piantumazione di alberi per arrivare a una nuova idea di economia: un’economia alternativa che coinvolga chiunque.
Inserire i gruppi d’acquisto all’interno di questa rete potrebbe, ad esempio, innescare un nuovo modo di fare la spesa, secondo Gaia, e consentire di aprirsi anche a persone che al momento non comprendono appieno l’urgenza e la necessità di azioni pratiche e concrete per salvare il pianeta, ma soprattutto il genere umano. Per fortuna il territorio comincia a rispondere.
«Bisogna trovare linguaggi che possano arrivare a tutti. Lo scopo della moneta era anche questo. Il bonus è il pretesto, un linguaggio diverso. Durante il Seedball Festival e il Festival dello Scarto sono venute persone che non avevo mai visto prima, famiglie, giovani e adulti che lavorano nel territorio da anni», aggiunge Gaia.
Serve interagire proprio con loro, con chi da tanto tempo lavora nel territorio. Per lei la vera rigenerazione è questa, riuscire a prendere il buono del passato, trovare un linguaggio presente insieme per andare verso il futuro. Non serve essere critici l’uno verso l’altro.
«I tempi ce lo insegnano», conclude. «Non chiudersi in sé stessi, nell’associazionismo, ma bisogna guardare oltre il proprio territorio per comprenderlo e valorizzarlo al meglio. Basta cominciare da piccoli gesti, cambiando anche il proprio linguaggio, ed evitare parole negative per chi ci sta accanto. Chi la pensa alla stessa maniera non è sempre a fianco a noi, a volte serve solo voltare lo sguardo poco oltre per trovarlo».
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