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Reggio Calabria - Non si ha una stima ufficiale dei danni causati dagli incendi dell’estate 2021 in Aspromonte, ma grazie al loro lavoro di monitoraggio sul territorio le guide ufficiali del Parco sono in gradi di dirci che, stando al ribasso, circa 7.000 ettari di terra sono stati percorsi dal fuoco all’interno del Parco dell’Aspromonte. Lingue di montagna e biodiversità, fra cui il bosco di Acatti, la foresta monumentale più selvaggia d’Europa per i suoi “giganti”, ovvero i pini larici secolari che la abitavano.
Ora è passato quasi un anno e dopo un rimpallo di responsabilità viene da chiedersi: sarà diverso questo 2022? Cosa si può fare per difendere queste montagne? In questo contesto è fondamentale il ruolo delle comunità che abitano sul territorio, così come il coordinamento dall’alto da parte di chi dovrebbe intervenire in situazioni di pericolo.
«Il problema della scorsa estate è stato il coordinamento a monte», ci spiega Luca Lombardi, presidente dell’Associazione Guide Ufficiali del Parco dell’Aspromonte. «La Regione, che dovrebbe essere la cabina di regia, non ha coordinato gli interventi; a questo si aggiunge il problema dei Vigili del Fuoco, che non si occupano di incendi boschivi, o di Calabria Verde, che dovrebbe monitorare, ma ha poco personale e anziano».
C’è inoltre tutta un’area che riguarda la prevenzione, come spesso si è sentito dire: la cura e mappatura delle vie d’accesso alla montagna per effettuare un intervento rapido e la garanzia di visibilità dei focolai sul territorio attraverso dei punti panoramici antincendio sono due punti fondamentali per costruire delle possibilità di intervento prima che gli incendi dilaghino. Al momento, ad esempio, si calcola che dai punti panoramici antincendio individuati il 70% del territorio non è visibile.
Oltre a tutto questo, è fondamentale anche l’attività di sensibilizzazione sul territorio per far conoscere alla popolazione i rischi degli incendi, creando una consapevolezza sulle eventualità ma anche di ciò che è necessario proteggere: «L’incendio più grande parte da una fiammella: per questo il singolo cittadino come prima cosa può informarsi e comprendere l’importanza del territorio», spiega Luca, «Questa consapevolezza farà sì che le azioni di tutela del territorio, come ad esempio chiamare i Vigili del Fuoco anche in presenza di un piccolo rogo, saranno più spontanee e naturali».
In questo senso le comunità – che sono gli abitanti di questi luoghi, ma anche i gruppi che vivono la montagna, ci lavorano e la conoscono – sono fondamentali nel preservare l’Aspromonte, sentinelle che vigilano sul territorio e stimolano le istituzioni. Proprio grazie ad associazioni del settore infatti, si sono mossi i primi passi in questa direzione. Il 26 marzo a Roccaforte del Greco c’è stata una prima partecipata riunione, in cui erano presenti 35 persone del mondo escursionistico in rappresentanza di associazioni, società, guide, gruppi e simili che operano a vario titolo in Aspromonte e in Calabria.
I partecipanti hanno scritto una lettera in cui si rivolgono alla Regione, all’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte e alla Prefettura di Reggio Calabria, chiedendo conto del tipo di prevenzione che si starebbe attuando, del piano Antincendi Boschivi per la stagione 2022 e del coordinamento che si prevede in caso di incendio.
Proprio a seguito di questo incontro, il 21 aprile la Prefettura ha chiamato a raccolte le istituzioni e alcune associazioni per avviare la campagna AIB. Alla riunione, presieduta dal Prefetto Massimo Mariani hanno partecipato i rappresentanti dei competenti Uffici della Regione Calabria, della Città Metropolitana, del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, dell’Azienda Calabria Verde, dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte e dell’Associazione Guide Ufficiali del predetto Parco, dell’Associazione Italia Nostra.
«Un segnale senza dubbio positivo – commenta Luca Lombardi – dal momento che la Prefettura ha riconosciuto la disorganizzazione di base e ha affermato che si occuperà del coordinamento, ma adesso bisogna aspettare per vedere reali segnali di cambiamento».
Nel frattempo, chi le montagne le vive ogni giorno, come Luca e i suoi colleghi, si è messo a disposizione per accompagnare sul territorio, identificare e dare informazioni utili, nella consapevolezza che «non vogliamo, né possiamo, sostituirci alle responsabilità e competenze di altri ma vogliamo semplicemente metterci a disposizione degli Enti interessati», come scrivono in una lettera post 21 aprile.
Qualche passo dunque è stato fatto, ma la domanda rimane: quest’estate sarà diversa?
Per saperne di più sui metodi di prevenzione incendi leggi questo articolo.
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