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Ragusa - Mentre in Sicilia si continua a parlare di termovalorizzatori come unica soluzione a discariche abusive e gestione inefficiente dei rifiuti, un gruppo di attivisti, ambientalisti, associazioni, cittadine e cittadini provano a costruire con determinazione alternative sostenibili e percorsi virtuosi. Sono le persone che animano le rete di Sicilia che Cambia e di Carato e che hanno dato vita a Ragusa, sfidando il maltempo, a un vero proprio festival dello scarto: tre giorni dedicati a laboratori e attività per imparare a ridare vita a oggetti e a materiali destinati alle discariche. “Nel problema la soluzione” enuncia uno dei principi della permacultura, “nello scarto la risorsa” aggiungiamo noi.
Per farlo hanno scelto il Centro Commerciale Culturale, che ha in dote uno dei più bei chiostri del centro storico. Uno spazio aggregativo e polifunzionale da poco riqualificato, per anni lasciato all’incuria e all’abbandono, che è diventato da quasi un anno la casa di attività culturali e ricreative, ospitando un piccolo museo per mostre d’arte, una scuola di musica, aule studio, sale congressi e persino una casa delle associazioni. Uno scarto urbano, potremmo dire, che si è trasformato in risorsa per la città e cornice perfetta per accogliere le attività del festival, tutte accomunate da un unico filo conduttore: il riciclo come pratica per dare nuova vita a oggetti e scarti produzione.
Io e Elisa Cutuli della redazione siciliana di Italia Che Cambia eravamo presenti e insieme a decine di associazioni e aziende provenienti da diversi ambiti. Abbiamo dimostrato e confermato ancora una volta, a un pubblico ampio e curioso, che i rifiuti non sono un peso ma possono diventare risorse preziose se re-imessi nel circolo virtuoso dell’economia circolare. Così gli scarti di cucina sono diventati la base perfetta per pesti, creme e biscotti profumati attraverso ricette sfiziose, i brandelli di tessuto, ricuciti e ricompattati, si sono trasformarsi in nuovi indumenti, vestiti sepolti negli scatoloni impolverati dei nostri armadi hanno trovato nuovi corpi, libri letti e riletti sono finiti nelle mani di nuovi lettori e lettrici.
E non solo: abbiamo scoperto che creatività, condivisione e gioia sono gli ingredienti perfetti per trasformare vasi da giardino, tubi da irrigazione, sacchi di plastica e brandelli di tessuto in personaggi buffi e colorati. Il festival è stata poi l’occasione per avvicinarsi ai gruppi di acquisto locali e delle filiere corte, tramite attività informative e degustazioni di prodotti a chilometro zero.
Ma il momento più profondo ed emozionante ce lo ha regalato la human library – la biblioteca vivente – che abbiamo sperimentato, forse per la prima volta in Sicilia, proprio in questa occasione. Immaginate per un attimo di trovarvi all’interno di una biblioteca a sfogliare il catalogo dei libri con i titoli da scegliere. Nel caso della biblioteca umana i titoli disponibili sono le storie narrate da singoli narratori. Scelta la storia/libro umano, il bibliotecario farà da tramite tra il lettore e il narratore. Il prestito del libro si trasforma così in un incontro tra più persone in uno spazio riservato e intimo della durata di circa 15 minuti.
A Ragusa è successo questo: erano presenti 11 titoli, 11 storie di cambiamento provenienti da realtà diverse tra loro che per un’ora e mezza hanno conquistato i lettori/ascoltatori incuriositi anche da questa nuova esperienza. Donne e uomini, ognuno con la propria diversità e la propria unicità, hanno raccontato con forza e sentimento le proprie esperienze, le proprie scelte compiute per cercare di costruire un futuro diverso, più umano, più sostenibile. Tutti i lettori e le lettrici, scaduto il tempo del prestito, erano desiderosi di porre domande, di conoscere ancora più a fondo le storie dei libri, dimostrandoci ancora una volta che l’ascolto e la condivisione sono strumenti potentissimi per ispirare e indurre al cambiamento.
Una piccola magia quella che si è compiuta in questi giorni, ma soprattutto – prendo in prestito le parole che il gruppo torinese Eugenio in Via di Gioia ha usato per rivendicare la paternità della grande scritta “Ti Amo Ancora” apparsa a Torino e che abbiamo scelto per chiudere il festival – “una dichiarazione d’amore sincera e collettiva, una presa di coscienza proattiva verso una terra che va curata. Verso un mondo economico, sociale e ambientale che va rivoluzionato”.
Non ci fermeremo qui. Questo festival è la prima tappa di un percorso più lungo che vogliamo intraprendere insieme alle altre realtà delle rete in altri città e in altri luoghi della Sicilia, per lanciare nuovi semi e innestare nuove pratiche.
Se anche tu vuoi farne parte, non aspettare, scrivici! sicilia@italiachecambia.org.
A seguire una galleria con alcuni degli scatti più significativi dell’evento.
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