In Piemonte riaprono i sentieri grazie all’impegno di cittadini e del comitato #fuoridipeste
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Alessandria - Domenica scorsa un gruppo di cittadini, una rete di associazioni e il comitato #fuoridipeste si sono riuniti davanti alla seggiovia di Caldirola, in alta val Curone, resa fruibile gratuitamente dal titolare, Andrea Torrazza, imprenditore resiliente. Per il 1° maggio, Francesco Galalanzino, responsabile outdoor dell’associazione sportiva Azalai, aveva organizzato un’azione dimostrativa in vetta al monte Gropà per la riapertura dei sentieri del basso Piemonte. E a un mese dalla fine del lockdown dei boschi in Liguria, ci sono riusciti anche nell’alessandrino.
«Sembrava di combattere contro l’ottusità della burocrazia, ma abbiamo avuto l’appoggio di tanti politici locali, che tutte le volte che ho alzato il telefono si sono prodigati in consigli e suggerimenti concreti. D’altronde, ci siamo dati la regola di fare proposte, non lamentele», sorride Galanzino, imprenditore, trailrunner e promotore del comitato spontaneo #fuoridipeste.
«Con il blocco delle attività outdoor abbiamo perso 15000 presenze turistiche e ci siamo trovati nella situazione paradossale in cui ciò che era consentito pochi metri oltre il confine con la Liguria da noi era vietato». E rimarca: «Ho corso sulle montagne dell’Antartide, Nord America, Sud America, Africa, Australia, Asia ed Europa… e per mesi non ho potuto fare outdoor in provincia di Alessandria».
#FUORIDIPESTE
Il comitato #fuoridipeste ha radunato oltre 10.000 firmatari e ha tra i suoi componenti il Comune di Tortona, il Parco Capanne di Marcarolo, svariate associazioni di categoria, i referenti di attività turistico-ricettive, ma anche semplici cittadini e ha presentato al commissario per l’emergenza e agli assessori regionali una proposta di protocollo per la liberalizzazione delle attività outdoor, utilizzata in Liguria come spunto per autorizzare le prime deroghe. L’istanzaè stata accettata e deliberata il 29 aprile (si trova qui).
«Abbiamo lavorato sodo per arrivare a ottenere delle deroghe alle restrizioni conseguenti alla presenza della peste suina africana. Siamo consci che si tratti comunque di limitazioni alla libertà dei cittadini e che siamo solo all’inizio di una situazione che recherà non pochi disagi al nostro territorio e alla fauna selvatica. Ma io oggi ho solo voglia di essere felice, di condividere questo risultato insieme a tutti coloro che ci hanno creduto e hanno dedicato molto del loro tempo per cercare una mediazione con le istituzioni», ha sottolineato Irene Zembo, guida ambientale di Borberambiente.
Anche l’unione delle proloco della val Borbera esulta «Abbiamo aderito al comitato #fuoridipeste che sta portando avanti questa battaglia nel rispetto delle norme sanitarie, mettendo in rilievo la situazione della valle che, essendo zona di confine marginale, viene tenuta poco in considerazione dalle amministrazioni regionali. Questa deroga è stata accolta dalle associazioni turistiche del territorio, già martoriate da due anni di Covid, come una piccola boccata di ossigeno».
LA GIORNATA
In vetta, al punto di incontro che ha suggellato la riapertura dei sentieri, il gruppo si è ritrovato in un grande abbraccio collettivo, con l’orgoglio di chi, dopo innumerevoli difficoltà, si rende conto di aver oltrepassato il traguardo. E siccome la soddisfazione fa venire appetito, a tavola c’era l’alimento di convivialità per eccellenza: il pane. Non un pane qualunque, ma quello del pellegrino, preparato con la farina San Pastore e a lievitazione naturale. Questa pagnotta, con i suoi caratteristici tagli che ricordano la superficie di una conchiglia, la conchiglia di San Giacomo, è da sempre simbolo di protezione per i pellegrini che, sin dal Medioevo, attraversavano la zona delle quattro province.
«Il temporale – racconta Galazino – ci ha sfiorati senza toccarci: è stata una bella giornata, di convivialità e di festa, tutto nel rispetto nel protocollo redatto da noi, quindi con disinfezione delle scarpe e cani legati. Da adesso via libera a corse in montagna, trail in e-bike e trekking nei nostri boschi, rispettando l’ordinanza di deroga». L’assoluta felicità per il risultato raggiunto è figlia di un grande lavoro, «di resilienza e resistenza psicologica, ma che significa anche che la nostra proposta è stata credibile, per questo è stata condivisa e appoggiata».
LA MAXI RECINZIONE
Nei prossimi giorni, nelle zone a maggior rischio, inizieranno le operazioni di posizionamento di alcune reti di recinzione, per cui la regione Piemonte ha già anticipato 8 milioni di euro. «L’ordinanza della Regione Piemonte arriva con un mese di ritardo rispetto alla Regione Liguria – sottolinea Ilaria Tinello, sindaco di Roccaforte Ligure – e purtroppo è stata subordinata alla conferma dell’attuazione della maxi recinzione che è, a mio avviso, un’opera inutile perché non garantisce ermeticità e non tiene conto delle peculiarità del luogo».
«Inoltre – aggiunge Tinello – nel processo decisionale non sono state affatto tenute in considerazione le amministrazioni comunali del territorio interessato. L’ordinanza regionale dei giorni scorsi è sicuramente una buona base di partenza per quanto riguarda la fruizione dei nostri monti e dei nostri boschi, ma sarebbe auspicabile l’abolizione completa dei divieti, a vantaggio dell’inserimento di norme igienico-sanitarie per limitare il veicolarsi della malattia senza tradursi soltanto in divieti che hanno già limitato per tre mesi le attività outdoor».
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