19 Mag 2022

“Non possiamo solo prendere”: quali passi per salvare la terra e il clima?

Scritto da: Valentina D'Amora

A Genova è appena iniziato un percorso formativo che porterà quindici ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia a conoscere tecniche, pratiche e politiche per l'agricoltura ecologica. Al seminario di apertura del corso, a cui abbiamo partecipato, si è parlato di agricoltura e cambiamenti climatici. Quali sono i passi per salvare la terra?

Salva nei preferiti

Genova - Si parla molto di transizione ecologica sul piano energetico, ma cosa si sta facendo e cosa si dovrebbe fare per quanto riguarda il sistema alimentare? Qualche giorno fa ho avuto occasione di prendere parte a un interessante seminario organizzato dall’associazione Terra! dal titolo Cambiamenti climatici e agricoltura in Liguria, che ha varato l’inizio della quinta edizione della Scuola Diffusa della Terra – Emilio Sereni, a Villa Durazzo Bombrini, a Genova.

Si sono susseguiti interventi diversi e differenti per prospettiva, ma accomunati da un’unica visione. A colpirmi più di tutto è stato il fascicolo redatto da Terra! e consegnato a tutti gli allievi della scuola, che racchiude i 12 passi per la terra e per il clima e contiene, allo stesso tempo, anche il messaggio dei relatori della mattinata. Sì, perché le cause della crisi ecologica a cui stiamo assistendo viene attribuita al sistema dei trasporti o a quello energetico, ma in pochi sanno che l’agricoltura vale il 23% delle emissioni planetarie di gas serra, una percentuale che tocca il 37% se si somma l’intera filiera del cibo, dallo stoccaggio alla vendita al dettaglio.

D’altronde, il settore primario è tra i principali responsabili della crisi climatica, ma al contempo ne subisce anche gli effetti più gravi, che si riflettono anche sulla nostra alimentazione e su cosa portiamo in tavola. L’aumento delle temperature fa oscillare le rese e la siccità colpisce le risorse idriche, l’aumento di eventi climatici estremi impatta sulla produzione, il massivo utilizzo della chimica sta facendo strage di api e altri impollinatori.

Di seguito riporto, per stimolare la riflessione, alcuni dei punti del dodecalogo:

1. TENIAMO VIVO IL SUOLO

Quanto è importante rigenerare l’agricoltura per aumentare il sequestro di carbonio in atmosfera e migliorare la fertilità del terreno? Per combattere la desertificazione e l’impoverimento dei terreni, un primo passo è quello di incentivare con fondi dedicati gli agricoltori che aumentano la fertilità e la biodiversità. «La strada da seguire nei prossimi anni – sottolinea Alessandro Piana, vicepresidente della Regione Liguria e assessore all’agricoltura – deve puntare sulla ricerca e sull’innovazione dei processi produttivi, ricorrendo all’agricoltura di precisione e a sistemi ambientalmente qualificati».

agronomo
Uno scatto dell’incontro di apertura della scuola della Terra Emilio Sereni

L’agricoltura di qualità implica il rispetto assoluto delle materie prime «dai campi sino alla lavorazione e la tutela dell’ecosistema, fondamentale per una regione come la nostra che non punta a coltivazioni estensive». Pensiamo alla viticoltura per esempio, da molti definita “eroica” in Liguria proprio per la difficoltà oggettiva che presenta la lavorazione del terreno, ma anche a tutto il contorno della produzione agricola, cioè la tutela del territorio e del paesaggio.

«Il turismo esiste se c’è paesaggio: gli uliveti, i terrazzamenti, i muretti a secco, i pascoli e l’importantissimo apporto al mantenimento della sentieristica sono tutti elementi che forniscono un beneficio concreto alla collettività che è forse anche più importante della produzione stessa di cibo».

2. AVVICINIAMO CIBO E CITTÀ PER ACCORCIARE LA FILIERA

Come? Puntando sulle food policies, per connettere in modo virtuoso la salute e la nutrizione, le relazioni tra città e campagna, i rapporti all’interno delle filiere, i diritti dei lavoratori delle lavoratrici, la pianificazione delle aree verdi. In questo senso, il ruolo delle amministrazioni pubbliche è una chiave importante per favorire dinamiche virtuose, dalle mense scolastiche a quelle ospedaliere, dai mercati rionali ai programmi di supporto alla povertà alimentare.

Il turismo esiste se c’è paesaggio e l’agricoltura va a braccetto con la tutela del territorio

«Ci sono scenari che prevedono un notevole aumento della domanda di cibo entro il 2050 – sottolinea Tommaso Gaifami, agronomo specializzato in agroecologia –, ma abbiamo davvero bisogno di produrre di più? Mettere invece in relazione le persone e facilitare l’incontro e la diffusione delle buone pratiche, come occasione di scambio e confronto sul territorio, è essenziale a questo scopo».

3. SPRECHIAMO MENO, MANGIAMO MEGLIO

Ogni anno al mondo vengono sprecate 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a un terzo della produzione. Per evitarlo, serve innanzitutto una revisione delle norme che regolano il calibro di frutta e ortaggi, le quali impediscono l’accesso al mercato del fresco ai prodotti che non rispondono a canoni estetici e portano di fatto gli agricoltori a svenderli o lasciarli nel campo.

Anche noi però possiamo fare la nostra parte, riducendo gli sprechi a valle della filiera. In Europa per ogni chilo di cibo mangiato se ne devono produrre 1,3. Come se per avere quattro mele in tavola, dovessimo produrne cinque. E c’è anche un impatto climatico di tutto questo spreco: il fenomeno contribuisce, infatti, all’8/10% delle emissioni del sistema alimentare.

sprechi alimentari
Spreco alimentare

L’agroecologia si occupa di tutti gli aspetti della filiera, dalla produzione, passando per la trasformazione, distribuzione e anche della sensibilizzazione del consumatore. Tornando quindi alla domanda dell’agronomo Gaifami sul bisogno di produrre di più, la domanda resta aperta, anche se per quanto riguarda frutta, verdura e semi, il consumo pro-capite attuale è inferiore a ciò di cui avremmo realmente bisogno. Considerando le percentuali di spreco, dal campo alla tavola, la vera domanda è: nei prossimi anni dobbiamo produrre di più o semplicemente produrre e soprattutto mangiare meglio?

Al seminario hanno partecipato: Fabio Ciconte, direttore di Terra!; Giorgia Bocca, responsabile della formazione: Alessandro Piana, vicepresidente della Regione Liguria; Donatella Loni, consulente della Nando and Elsa Peretti Foundation; Adriana Del Borghi, prorettrice alla sostenibilità dell’Università di Genova e l’agronomo Tommaso Gaifami.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Lo storyteller dell’acqua Zach Weiss e il nuovo paradigma per mitigare clima, siccità e alluvioni
Lo storyteller dell’acqua Zach Weiss e il nuovo paradigma per mitigare clima, siccità e alluvioni

Come sta Valencia un mese e mezzo dopo l’alluvione che ha provocato 220 morti?
Come sta Valencia un mese e mezzo dopo l’alluvione che ha provocato 220 morti?

C’è anche l’Università di Sassari alla COP16 sulla desertificazione di Ryadh
C’è anche l’Università di Sassari alla COP16 sulla desertificazione di Ryadh

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Il boom dei fast food e la fine dell’identità – INMR Sardegna #58

|

Smartphone, pc, elettrodomestici: ripararli è possibile con “The Restart Project” – Soluscions #4

|

Terapie psichedeliche: una soluzione ancestrale ai disturbi mentali?

|

Il futuro del vino tra crisi climatica e innovazione

|

Dalla crisi ecologica alla disumanizzazione delle guerre, l’amore è la risposta

|

Lo storyteller dell’acqua Zach Weiss e il nuovo paradigma per mitigare clima, siccità e alluvioni

|

Tyrrhenian Link: “La nostra lotta continua oltre lo sgombero del presidio degli ulivi”

|

Luana Cotena e il suo concetto rivoluzionario di capo d’abbigliamento

string(7) "liguria"