Seguici su:
La conoscete tutti ormai, la storia di BB: “C’era una volta, la seconda volta di BB iniziata con un terribile incidente alla testa, il 31 marzo 2020. I vicini raccontano di una ragazza in piedi sopra le tegole, nel patio antistante la casa, aggrappata a rami di edera aggrovigliati alla grata del giardino adiacente. Racconta tutto, proprio come le è stato raccontato dai vicini, dai parenti, dai medici che l’anno trovata sul pavimento con il cranio fracassato e i capelli intrisi di sangue”.
All’improvviso, dicono, i rami si sono spezzati e lei è rovinosamente caduta da almeno due metri sbattendo la testa sulle scale di marmo. Sbam! E la sua testa tanto creativa e impegnata si è spaccata a metà. Quello che segue è una catena di piccoli miracoli compiuti dalla medicina, da mani esperte, ma soprattutto dalla voglia di vivere di BB e dalla forza dell’amore. Operazioni delicate, mesi senza opercolo cranico, drenaggi del sangue, riabilitazione, convalescenze faticose: tutto vissuto senza mai mollare un attimo, senza mai perdere le speranze di volerla vivere questa nostra vita, specie avendone ricevuta in dono una seconda.
Quanto conta la salute? Tutto. Ma spesso è più facile a dirsi che a viverlo. BB sopravvive: un miracolo dopo l’altro esce a testa alta (anche se di plastica) da ogni intervento; un passo dopo l’altro ritorna a una vita normale. I problemi quotidiani non sono più come sopravvivere senza opercolo cranico, ma come fare per trovare lavoro. Le aspettative future non sono più l’attesa dell’ennesima operazione alla testa, ma la scelta se andare in vacanza al Lago del Turano o dagli amici a Torino. Gli attacchi di panico non vengono più prima di un controllo alla cicatrice sulla testa nuova, ma in procinto di un concorso o di un nuovo articolo da scrivere.
È tanto difficile abituarsi alla sofferenza. È durissimo convivere con il dolore. Eppure è così facile dimenticarsi della sofferenza passata e del dolore provato. Siamo esseri umani e il nostro istinto primario è di sopravvivere. Siamo esseri sociali e, per tutelarci, scordiamo in fretta le sofferenze. Non sempre “historia est magistra vitae” e la storia del mondo di ogni epoca e latitudine ce lo insegna.
Accade per caso o per qualche volere misterioso, che una ragazza cada di testa e rischi la vita. Accade per caso o per volere e potere della scienza che BB sopravviva a morte certa. Accade per caso o per forza interiore che lei trasformi il dolore e la sofferenza in un motore di rinascita e resilienza. E accade per caso o per sfortuna che a un anno dall’operazione definitiva, a un anno dalla fatidica frase del neuro-chirurgo «capitolo chiuso», BB si accorga che sulla testa, nascosta tra i capelli ormai cresciuti, ci sia una ferita, proprio sulla mappa intricata e fitta di cicatrici che le ricoprono il capo.
Cosa fare? Come reagire? Cosa pensare? Qualunque sia il finale di questo nuovo capitolo della storia di BB, una cosa è certa: possibile che per capire i valori importanti della vita bisogna rischiare di perderla? Quanto è difficile non farsi offuscare, disorientare, stordire da falsi problemi e non perdere di vista le stelle polari dell’esistenza?
Allora cara BB, cari tutti, reggetevi forte: fate attenzione nel dare il giusto peso alle cose, a stare nel presente, a sorridere più spesso, a fare una lista delle priorità, ad andare piano, a soppesare le parole, a restare sempre un po’ bambini, a dire più spesso «ti voglio bene» alle persone care, a compiere un gesto d’affetto disinteressato agli sconosciuti. Ma anche a fare, dire, pensare tutta quella lunga lista di altri luoghi comuni su come si dovrebbe vivere la vita che invece, a ben guardare, sono i suoi ingredienti segreti ed essenziali per far venire fuori una ricetta che valga la pena di essere assaporata. La critichiamo, la fuggiamo, la detestiamo, la vogliamo cambiare, la rinneghiamo, eppure quando rischiamo di perderla, quanto ci manca questa nostra, banale, problematica quotidianità.
E allora cosa fare? Non aspettare che accada qualcosa di spiacevole per apprezzarla davvero. Piuttosto viverla in pieno, con le sue gioie e i suoi dolori, con i suoi sogni e le delusioni. Viverla non come se non ci fosse un domani, ma come se il domani fosse già oggi e come se l’oggi fosse ciò che più conta. Perciò, quanto conta la salute? Conta più di tutto, conta quanto l’amore, perché amore e salute vanno a braccetto nel cammino di ogni esistenza quotidiana. Ma soprattutto conta per insegnarci come vivere una vita che sia degna di questo nome.
Quanto siamo inermi di fronte la malattia e quanto siamo incerti di fronte la speranza. Quanta forza è richiesta per trasformare la malattia in un prova di speranza. Che difficile ma imprescindibile atto di coraggio sperare nel meglio, di fronte la malattia. Allora sperare nella salute e lottare per rimanere integri, sani almeno nell’animo, nella mente e nello spirito, è l’unica possibilità che abbiamo per vivere dignitosamente questa vita che ci è stata donata.
Ve lo dice BB, a cui è stata data una seconda possibilità, tante volte messa a dura prova da continue ricadute negli inferi, ma che non ha mai smesso di sperare e lottare per la vita: difficile e mai certa, ma sempre sorprendente, imperfetta e meravigliosamente incoerente. E allora sperate insieme a me, che questa ennesima prova, che questa nuova ricaduta serva soltanto a scrivere un altro capitolo della storia di BB.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento