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Alessandria - Anche per il 2021 i dati legati all’inquinamento dell’aria nelle nostre città ci raccontano che la strada da percorrere verso città più pulite è ancora lunga: infatti i dati che riporta il Report “Mal’aria di città” del 2022 di Legambiente, effettuato nell’ambito della campagna Clean Cities, ci mettono oggi di fronte a una realtà che non possiamo ignorare.
Come spiega il documento infatti, nonostante negli ultimi dieci anni si sia registrato un netto miglioramento della qualità dell’aria in Europa – Italia compresa –, nelle ultime valutazioni annuali effettuate dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) è emerso come l’esposizione al particolato fine causi circa 400mila morti premature all’anno nei 41 Paesi europei, di cui circa 50mila solo in Italia.
«Secondo i dati della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), l’Italia è il primo Paese in Europa per morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 90mila decessi l’anno. Da un punto di vista economico, parliamo di diverse decine di miliardi all’anno (stimate tra i 47 e i 142 miliardi di euro/anno) tra spese sanitarie e giornate di lavoro perse», viene spiegato. Le morti premature però sono solo la punta dell’iceberg del problema sanitario connesso all’inquinamento atmosferico, che non può essere considerato limitatamente alle questioni ambientali.
L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO IN PIEMONTE: I CASI DI ALESSANDRIA, ASTI E TORINO
Nel Report di Legambiente sono stati analizzati e interpretati i dati del 2021 appena concluso di 238 centraline per il monitoraggio dell’aria di 102 città capoluogo di provincia. Le centraline in questione, definite di fondo o di traffico urbano, servono per rilevare le concentrazioni dei principali inquinanti monitorati dalle autorità competenti. Tra i dati a disposizione, in attesa della validazione ufficiale da parte delle autorità competenti, si è scelto di utilizzare quelli relativi ai tre principali inquinanti delle aree urbane che sono le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e gli ossidi di azoto – in particolar modo il biossido di azoto (NO2).
Sono ben 17 sono le città con i valori più alti di polveri sottili, ovvero che superano i valori OMS: per quanto riguarda il Piemonte, la qualità dell’aria continua a rappresentare un problema e il caso di Alessandria è rappresentativo. Qui infatti è stata registrata una media annuale di Pm10 pari a 33 µg/mc rispetto al limite Oms di 15 µg/mc, seguita da Milano, Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino (con 31 µg/mc). Per il PM10, secondo il Report queste città dovranno ridurre le concentrazioni mediamente del 33% per poter rientrare nei prossimi anni nei limiti più stringenti dell’OMS.
Alessandria, ma anche Asti e Torino risultano critiche anche dal punto di vista del Pm2.5, ovvero la parte più fina delle polveri sottili, nonché quella che desta maggiori preoccupazioni dal punto di vista della salute. I risultati più critici in Italia sono stati riportati da Cremona, Venezia, Vicenza, Piacenza, Padova, Milano. Seguono poi le tre città piemontesi che, insieme a Verona e Treviso, registrano una media di 20 µg/mc: in pratica, secondo le direttive europee, dovranno ridurre le loro concentrazioni per più del 75%.
Per l’NO2 l’obiettivo deve essere del 52%, con le criticità maggiori registrate a Milano (media annuale 39 µg/mc contro un valore OMS di 10 µg/mc) e Torino (37 µg/mc) che dovranno ridurre le concentrazioni rispettivamente del 74% e 73%; seguite da Palermo e Como (36 µg/ mc), Bergamo (35 µg/mc), Trento e Teramo (34 µg/mc), Monza e Roma (33 µg/mc), Napoli e Bolzano (32 µg/mc), Firenze e Pavia (31 µg/mc) che dovranno ridurre le concentrazioni di oltre il 68%.
Delle 102 città analizzate per le quali è disponibile il dato, solo 5 al momento rientrano nei parametri fissati dall’OMS. Per quanto riguarda l’NO2, ovvero il biossido di azoto, i valori sono meno critici ad Alessandria (media annuale di 26 µg/mc) anche se sono, anche in questo caso, superiori al limite consentito (10 µg/mc).
Per il biossido di azoto le criticità maggiori sono registrate a Milano (39 µg/mc contro un valore OMS di 10 µg/mc) e Torino (37 µg/mc). “Si tratta di una situazione che va presa di petto ora – viene osservato in Mal’Aria – per non incorrere in ulteriori procedure di infrazione nei nostri confronti, considerando che la futura direttiva europea sulla qualità dell’aria rivedrà a ribasso i limiti secondo le nuove indicazioni OMS. Una situazione paradossale, considerando il fatto che la fonte principale di inquinamento del biossido di azoto è attribuibile alla combustione dei motori diesel, che invece vengono ancora incentivati con bonus milionari alle auto dal nostro Governo».
SERVONO RISPOSTE URGENTI NELLA LOTTA ALLO SMOG
Questo è il commento di Legambiente dopo che la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha accolto il ricorso della Commissione Ue e ha dichiarato l’inadempimento dell’Italia per il mancato rispetto del valore limite annuale fissato per il biossido d’azoto, considerato per molte zone “sistematico e continuativo”. La mancanza però è stata rilevata anche sull’adozione, a partire dall’11 giugno 2011, di misure atte a garantire il rispetto nelle stesse zone dei valori limite di NO2. Tra le zone citate ci sono Torino, Brescia, Milano, Bergamo, Genova, Roma e Firenze.
Oltre alla lettura del Report, che riporta dati dettagliati su Pm10, Pm2,5 e No2 in diverse città italiane e offre diverse proposte per accelerare la transizione ecologica nel nostro paese, Legambiente invita anche a firmare la petizione online “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!”, con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada.
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