Le erbe del Califfo, storia di una famiglia che ha messo radici in Calabria e del suo progetto
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Vibo Valentia - Quella di Lorenzo e Deliana è la storia di un’intera famiglia che ha deciso di tornare in Calabria. Lei calabrese, di Brattirò – un piccolo paesino non lontano da Tropea –, e ha vissuto vent’anni a Firenze, dove ha conosciuto lui, fiorentino di nascita. Sono tornati in Calabria sette anni fa, con a bordo due figlie che ora hanno 5 e 7 anni. Il loro ritorno però è anche un cambio di vita e un ritorno alla terra: Le erbe del Califfo è il nome del progetto che stanno portando avanti in questa contrada.
I due infatti sono tornati nella casa di famiglia, proprio nella piccola frazione di Brattirò, dove hanno deciso di ripristinare il terreno abbandonato del padre di Deliana, che una volta produceva il vino. Adesso questo terreno si presta alla coltivazione di piante aromatiche e officinali e dà sostanza al progetto di Le Erbe del Califfo, rinominato così in onore del padre e del nonno di Deliana, che avevano questo soprannome in paese.
È Lorenzo a occuparsi principalmente della parte agricola, dopo aver lavorato per tanti anni in azienda su a Firenze e aver deciso di dedicarsi all’agricoltura qui in Calabria, avviando questo tipo di produzione: «Coltiviamo piante aromatiche e officinali della macchia mediterranea: le coltiviamo, le essicchiamo con un essiccatore solare auto-costruito, poi con un mulino a pietra le maciniamo e facciamo delle spezie, degli infusi, delle tisane», spiega.
A parte questo, la coppia si occupa anche di due terreni abbandonati, che hanno ottenuto in gestione e dove curano alberi di agrumi. Deliana invece è psicologa, lavora in studio in un paese vicino e racconta di come non abbia avuto problemi a iniziare la sua attività in Calabria proprio perché «qui ci sono pochi servizi ed era tutto aperto, non ho avuto problemi per il mio lavoro».
Ad ogni modo, Le erbe del Califfo è un progetto in comune, condiviso. L’obiettivo infatti è far sì che le attività si compenetrino: «Vogliamo che Le erbe del Califfo sia un mondo più che un’azienda», mi spiegano, «Vogliamo unire le nostre due attività e creare iniziative sociali nel nostro spazio in natura, facendo laboratori per bambini e persone con disabilità».
Già qualche passo in avanti è stato fatto: in passato, grazie alla collaborazione con una scuola, i due hanno organizzato delle giornate in natura, con percorsi legati agli odori, dove i bambini hanno potuto sperimentare un modo diverso di giocare e divertirsi, senza artificialità.
Da un’importante città italiana a una piccola frazione come Brattirò c’è una differenza di vita abissale, di cui i due sono contenti. «Per poter apprezzare quello che hai in un territorio devi fare prima un percorso: a vent’anni ti sembra di non avere opportunità, ma a quarant’anni è il posto più bello del mondo», spiega Lorenzo. E, del resto, proprio quella mancanza di stimoli può essere un’opportunità: qui è tutto da costruire e si riesce a vivere il tempo, le relazioni, la natura.
Se invece ci sono stati dei problemi in questo ritorno, questi hanno riguardato la burocrazia: «Siamo arrivati qui con la classica mentalità da persone del nord, volendo fare tutto in modo preciso – spiegano – poi, come ovunque, la burocrazia ti massacra: uno dei paradossi è che per poter confezionare dei vasetti di piante aromatiche c’è bisogno di un laboratorio semi-industriale; ci affidiamo a una legge che dovrebbe essere approvata in Calabria sulla produzione casalinga per le piccole aziende agricole e nel frattempo andiamo avanti».
Le erbe e i trasformati di Lorenzo percorrono centinaia di chilometri dello stivale per arrivare in alcuni GAS del nord Italia, principalmente a Firenze. Nel frattempo, sta provando a creare anche una piccola rete qui in Calabria, assieme ad Equosud, per dare vita a un’economia solidale sul territorio calabrese. Oggi Lorenzo e Deliana si dicono contenti della scelta fatta e si chiedono: «Ma perché non ci abbiamo pensato prima?»
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