Informazione costruttiva: perché il giornalismo dovrebbe essere consapevole ogni giorno
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Oggi è la Giornata nazionale dell’informazione costruttiva. Cento enti, istituzioni, associazioni del mondo dei media e della comunicazione e giornalisti hanno aderito e patrocinato un’azione comune per promuovere un’informazione libera dalla spettacolarizzazione della negatività e delle polemiche, al servizio delle soluzioni e del bene comune.
Italia che Cambia, ovviamente, ha deciso di aderire a questa iniziativa e ci è stato chiesto di “pubblicare e dare risalto a notizie, approfondimenti, reportage e storie costruttive, con l’obiettivo di realizzare un’informazione al servizio del benessere dei lettori e del bene comune, libera da sensazionalismi, polemiche, fake news e che sappiano aiutare il lettore a comprendere la realtà e portare consapevolezza e fiducia nel mondo e negli esseri umani”.
Nel preparare questo editoriale mi sono quindi chiesto che cosa scrivere, in che modo caratterizzare questo articolo rispetto ai dieci anni di giornalismo costruttivo che abbiamo alle spalle. Mi sono reso conto che non posso farlo. Quello che ci viene chiesto è l’esatta definizione di quello che cerchiamo di fare ogni giorno: dare luce alle persone che cambiano concretamente in meglio se stesse e il mondo, portare luce nei processi di innovazione sociale, valorizzare chi torna a popolare le aree interne, chi costruisce modelli bancari, energetici e assicurativi diversi, chi crea monete complementari virtuose, chi un’altra agricoltura, un altro turismo e così via.
Quando abbiamo cominciato non sapevamo che quello che stavamo facendo si chiamava giornalismo costruttivo. Per noi era semplicemente giornalismo. Spesso mi interrogo sulla definizione di notizia che ho studiato all’università: “Un fatto che le persone non sanno utile per la propria vita”. Ecco, questo è quello che cerchiamo di fare.
E in un mondo in cui i notiziari raccontano per lo più dichiarazioni (e non fatti), ripetono cose già note (e che quindi le persone già sanno) e riempiono pagine e minuti con cronaca nera, rosa o blu (e quindi con cose “non utili per la nostra vita”) raccontare ciò che funziona è… promuovere notizie. Non buone notizie, che sa di nicchia, di riserva indiana, ma notizie. Senza aggettivi.
Certo, devo ammettere che negli ultimi due anni, tra pandemie, restrizioni alle libertà e guerre in atto e incombenti, fare giornalismo è diventato più difficile che mai. Uscire dalla polarizzazione che fomenta l’odio e cercare di porre domande scomode senza voler essere identificati con questo o quello schieramento è una sfida ardua. Farlo in un momento storico in cui i social la fanno da padrone e gli algoritmi possono farti volare o affossarti da un momento all’altro è ancora più difficile.
Ma noi continuiamo imperterriti. Il nostro è un “dovere morale”: portiamo alla luce la bellezza, i modelli replicabili, le soluzioni di fronte ai problemi, gli esempi virtuosi, le domande scomode, il pensiero critico. Abbiamo affiancato – al nostro racconto “tradizionale” di storie di cambiamento concreto positivo di persone che non si chiedono se, ma come, cambiare le cose e quindi lo fanno – dei nuovi filoni di approfondimento: inchieste, dossier, percorsi del cambiamento.
Ci siamo quindi aperti al giornalismo d’inchiesta, di denuncia, ma anche in questo caso mantenendo lo spirito “costruttivo”. Anche di fronte ai problemi infatti, non ci limitiamo alla denuncia, ma cerchiamo di affiancare ad essa la proposta, le iniziative di chi si attiva, di chi combatte, di chi non si arrende.
Fake news, notizie false, strumentalizzazioni, ci sono sempre state. Non nascono certo con il web. I giornali cartacei sono pieni di “topiche” storiche e veri e propri falsi. Per questo hanno ancora un senso le testate giornalistiche, anche nell’era dei blog, dei post, dei tweet. Un lettore o una lettrice possono scegliere questo o quel giornale, imparare a fidarsi di chi ci lavora, della linea editoriale che porta avanti, dell’onestà intellettuale con cui indaga la realtà, con cui ammette i propri errori.
Ecco, in un panorama informativo spesso desolante, sensazionalista, morboso e sempre più “di regime”, noi cerchiamo di costruire un’informazione diversa, libera, onesta, “costruttiva”. Ce la mettiamo tutta e ci trovate qui, ogni giorno, ogni ora. A noi l’onere di compiere al meglio il nostro mestiere. A voi la scelta: leggerci o non leggerci.
Questo articolo è stato scritto per la Giornata Nazionale dell’Informazione Costruttiva 2022.
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