Dal portierato sociale all’accoglienza, ecco come Habitat Microaree si prende cura dei più fragili
Seguici su:
Trieste, Friuli Venezia Giulia - Specialmente nelle grandi città sono purtroppo tantissimi gli esempi di persone che “rimangono indietro”, pagando pegno in tanti settori della loro vita, dalla salute all’istruzione, fino alla socialità. Un modo per fare quadrato e aiutarle può essere quello di recuperare una dimensione urbana un po’ più intima, ritessendo i legami sociali che sono alla base del reciproco sostegno e del concetto stesso di comunità.
Un esempio interessante in questo senso è Habitat Microaree, un programma di promozione di benessere e coesione sociale con lo scopo di migliorare la qualità di vita degli abitanti che risiedono in alcuni rioni della città di Trieste più “a rischio”, caratterizzati da una forte concentrazione di disagio sociale. Il progetto nasce nel 1998 grazie a un’intesa tra il Comune di Trieste, l’Azienda sanitaria locale e l’Azienda territoriale per l’Edilizia residenziale (ATER) che ha consentito di avviare un programma di integrazione dei rispettivi interventi e servizi, denominato “Habitat-microaree, salute e sviluppo della Comunità”.
Il programma prevede il coinvolgimento attivo dei cittadini e del settore no profit operante sul territorio, affidando a cooperative sociali, soggetti collettivi e organizzazioni di volontariato un ruolo rilevante nel progetto Habitat Microaree. Comune, Azienda Sanitaria e ATER intervengono nelle aree interessate con varie attività volte a promuovere la salute pubblica, a rafforzare le capacità e le abilità dei singoli individui, modificando le condizioni sociali, economiche e ambientali.
L’intervento dei tre enti pubblici sopracitati avviene attraverso azioni organiche e coerenti e interessa cinque settori: sanità, educazione, habitat, lavoro e democrazia locale. In ciascuna microarea sono presenti: un operatore a tempo pieno dell’Azienda sanitaria, che assume il ruolo di referente della zona; gli operatori di cooperative sociali, che svolgono il servizio di portierato sociale e attività socio educative; infine, volontari che fanno parte di Associazioni.
Inizialmente il progetto di Habitat Microaree era stato avviato in cinque aree suburbane della città di Trieste. Queste zone corrispondevano ad altrettanti comprensori di edilizia popolare gestiti dall’ATER, ad alta densità abitativa, in cui le situazioni di disagio sociale conclamate erano molto elevate.
Ora le aree di interesse di Habitat Microaree si sono quasi quadruplicate, comprendendo sedi quali Gretta, San Giacomo, Ponziana, Rozzol Melara, San Giovanni, Valmaura, Borgo San Sergio, Citta Vecchia, Cumano e Zindis. In questi rioni la sfiducia nei confronti delle istituzioni era molto forte e fin dall’inizio si è cercato di adottare un approccio finalizzato alla promozione del lavoro di comunità per affrontare nel miglior modo possibile le problematiche sanitarie, sociali e sociosanitarie.
Le zone su cui opera il programma di Habitat Microaree sono caratterizzate da una elevata incidenza della popolazione anziana, una scarsa partecipazione dei cittadini alla vita di comunità, famiglie sempre meno numerose e modelli familiari più instabili e caratterizzati da reti sociali più frammentate. Inoltre, si riscontrano situazioni di disagio sociale dovuto alla presenza di caseggiati di edilizia popolare e una povertà abbastanza diffusa.
In ciascuna microarea sono presenti degli spazi multifunzione, utilizzati come luogo di aggregazione e di scambio di esperienze, dove vengono svolte diverse attività in cui volontari e residenti sono coinvolti. In queste sedi trovano spazio sia interventi mirati alla cura e all’assistenza preventiva ai soggetti più fragili sia di sostegno e accompagnamento alle persone e alle famiglie che si trovano in difficoltà.
Nel programma Habitat Microaree un ruolo importante è ricoperto dal sistema accoglienza, portierato sociale e attività domiciliare. Varie sono le attività finalizzate alla prevenzione di situazioni di disagio sociale che possono derivare da isolamento e solitudine: visite ad anziani o a famiglie in difficoltà, oppure il semplice portare a casa la spesa o le medicine a chi non riesce a raggiungere il supermercato o la farmacia del paese, sono pratiche per nulla complesse ma molto utili.
Varie sono anche le attività ricreative, culturali e sportive nei diversi quartieri messe in atto da Habitat Microaree per favorire esperienze di solidarietà e partecipazione nella comunità. Per concludere, un ruolo di primaria importanza viene svolto inoltre dall’Azienda sanitaria, attraverso la presenza di vari ambulatori, l’implementazione di azioni di proattività sanitaria, il miglioramento di percorsi di cura e il rinforzo della domiciliarità.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento