Il Gridas non si tocca: sotto sfratto l’associazione di Scampia, la mobilitazione continua
Seguici su:
Campania - “Il Gridas non si tocca!” è lo slogan della mobilitazione che da anni è partita a difesa del Gridas, Gruppo di Risveglio dal Sonno, associazione culturale nata nel 1981 e con sede nel centro sociale del Rione Monte Rosa, all’Ina Casa di Secondigliano di proprietà dell’ex IACP.
Da più di quarant’anni il Gridas fa attività sul territorio, dal basso, autofinanziandosi, usando come strumento di comunicazione e partecipazione la cultura nelle sue più svariate forme all’interno della periferia di Scampia. Eppure, ormai da tempo, questa associazione è sotto attacco. L’ultimo arriva proprio nel marzo 2022: una sentenza civile ha ritenuto il Gridas “colpevole di occupare senza titolo” lo stabile in cui ha la sua sede e lo ha condannato a pagare circa 15.000 euro di spese processuali.
Ma facciamo un passo indietro: come si è arrivati a questa sentenza? Il Gridas aveva già subito un processo penale fra il 2010 e il 2013, imputato per l’occupazione dei locali dell’ex IACP e minacciato di sgombero coatto, da cui era uscito completamente assolto.
Nonostante l’assoluzione però, l’ex IACP ha voluto procedere e insistere per vie civili: nel 2015 è quindi iniziato il processo che si è concluso appena un mese fa con la condanna del Gridas: «Quello che è successo è paradossale, perché non tiene minimamente conto dei riconoscimenti a livello locale, nazionale e internazionale del Gridas», spiega Martina Pignataro, componente dell’associazione e coordinatrice del Carnevale del Gridas.
Negli anni infatti l’operato dell’associazione ha portato a diversi riconoscimenti: nel 2013 una stazione della metro di Napoli viene dedicata a Felice Pignataro, fra i fondatori dell’associazione, con installazioni di riproduzioni delle opere di Felice e del Gridas stesso. Nel 2018 viene riconosciuto come bene comune della città di Napoli. In generale in questi anni decine di personalità del mondo della cultura e del sociale si sono schierate favorevolmente con l’associazione di Scampia.
«Abbiamo sempre utilizzato il posto come bene comune, assieme ad altre realtà, lavorando dal basso all’interno di quello che è un centro sociale a tutti gli effetti», continua Martina Pignataro. «C’è un accanimento contro di noi e, in generale, contro chi si attiva dal basso che non corrisponde alle parole che pubblicamente vengono spese sulle periferie». Del resto, «questa sembra la linea dell’amministrazione, che vorrebbe privatizzare e monetizzare gli spazi sociali di Napoli che da anni lavorano dal basso e in autonomia».
Da quando è stato eletto infatti, il nuovo sindaco di Napoli Gaetano Manfredi non ha mai risposto alle richieste del Gridas di intavolare un dibattito in cui conoscersi e mediare con l’ex IACP per risolvere la questione. «Adesso abbiamo scritto una lettera aperta al sindaco, firmata da San Ghetto Martire, lettera che per noi è l’emblema di come ci si approccia alle periferie in Italia e nel mondo e pare che questa abbia sortito effetto».
Il Gridas infatti ha ottenuto un appuntamento con Pier Paolo Baretta, assessore al Bilancio del Comune di Napoli. L’idea è di raccontare cosa fa l’associazione e provare a trovare insieme una soluzione. Del resto, basterebbe che il Comune di Napoli facesse una permuta dello stabile dell’ex IACP, acquisendone così la proprietà e permettendo lo svolgimento delle attività delle diverse associazioni, Gridas compreso. Tentativi ne sono già stati fatti negli anni passati, ma sempre mal riusciti a causa di ritardi, burocrazia e ostruzionismo dell’ex IACP.
Nel frattempo, oltre i tentativi di mediazione, è partita – o meglio proseguita – la mobilitazione a favore del Gridas. Sulla piattaforma Produzioni dal basso si può trovare una campagna di sottoscrizione popolare per sostenere le spese processuali. Spazi, città, realtà stanno organizzando iniziative per far conoscere la storia del Gridas e sostenerlo economicamente, laddove possibile. Agli appelli per difendere questo progetto hanno risposto in centinaia, da Napoli e non solo. È un coro unico: il Gridas non si tocca!
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento