Green Generation in Act, il progetto che avvicina i ragazzi alla natura, inaugura un parco urbano
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Genova - Come si insegna alle nuove generazioni l’importanza della cura e della responsabilità nei confronti del proprio territorio? Come si migliora il proprio senso di appartenenza alla comunità di cui si fa parte? Green Generation in Act è un intervento educativo sperimentale portato avanti nell’ambito del progetto Partecipo, imparo, mi diverto, realizzato in tutti i quartieri limitrofi all’ex ponte Morandi, con un focus in quella che è stata per diverso tempo la zona rossa.
I protagonisti? Ragazzi tra i 15 e i 35 anni, residenti in val Polcevera, nei quartieri di Sampierdarena, Certosa, Rivarolo, Cornigliano, Bolzaneto e Teglia. Una serie di interventi di cittadinanza attiva – dalla rigenerazione urbana alla tutela del verde pubblico – che hanno portato nei più giovani consapevolezza e senso civico. Ne ho parlato con Federico Persico, l’educatore della cooperativa sociale COOPSSE che ha deciso di sviluppare un’azione educativa legando giovani e natura, ma non in montagna, nel verde a pochi passi da casa.
Com’è nata l’idea?
Nel 2015 lavoravo in un servizio doposcuola in val Polcevera rivolto a bambini provenienti da situazioni di criticità, in cui laboratori e attività educative si rivelavano spesso di difficile gestione. A un certo punto ci siamo chiesti: “Cosa stiamo sbagliando?”. Di riflesso, forse in modo poco scientifico, ho pensato di provare a modificare il setting, per valutare se in natura fosse cambiato qualcosa.
So bene che se è vero che i bimbi vivono in situazioni di stress in contesto urbano, portarli in natura è comunque un processo che va studiato con attenzione, perché spesso sono poco abituati allo sforzo. Per trovare il luogo idoneo abbiamo cercato di soddisfare una serie di criteri: poche salite, un contesto che potesse diventare il più possibile abituale e non in mezzo a una natura “tout court”. E così li abbiamo portati nel “bosco dietro a casa”, sempre in costante collegamento con i loro quartieri per mantenere un aggancio forte con i luoghi in cui vivono.
E com’è andata?
Se prima avevamo difficoltà a portare avanti qualunque laboratorio, dal bosco non volevano più andare via. Abbiamo rilevato in pochissimo tempo che i loro umori erano decisamente diversi. Abbiamo anche iniziato a togliere tutti insieme l’immondizia dai sentieri: in questi anni abbiamo consegnato ad AMIU tra le 8 e le 10 tonnellate di rifiuti, dalla plastica al legno dipinto, passando per i copertoni e materiale ferroso.
Proprio passeggiando abbiamo trovato un sussidio didattico perfetto: una discarica abusiva di pneumatici. Ne abbiamo rimosso una tonnellata e mezza da un rio. E proprio su questo abbiamo innestato la possibilità di diventare protagonisti anche in altri ambiti dietro casa seguendo un filone specifico di attività: “Se faccio qualcosa per gli altri, per la comunità, sto producendo qualcosa che, anche se immateriale, è di fatto benessere dell’intera collettività”.
Certo, ne beneficiano tutti. So che state anche portando avanti la manutenzione dei sentieri in val Polcevera: come siete organizzati?
Sì, per questo abbiamo una serie di attività manuali con i bambini, a cui facciamo usare solo legno a secco. Con i più grandi, sui 12/13 anni, introduciamo lavori con attrezzi manuali.
E nel frattempo i ragazzi hanno iniziato a sognare più in grande: ci è stato affidato un terreno boschivo ex agricolo in comodato d’uso dove desideravano costruire un luogo in cui stare, proprio dentro al bosco. Si trova a 500 metri da via Vezzani, a Certosa. Dopo averlo pulito da una marea di rovi, abbiamo iniziato ad attrezzare questo spazio che è diventato fondamentale alla fine del lockdown. Abbiamo visto ragazzi con grosse sofferenze psicologiche dopo quei mesi di chiusure, che lì invece stavano meglio.
E avete capito che invece questi luoghi potevano restituire benessere…
Esatto. Fortunatamente abbiamo trovato chi ci ha sostenuto: la Regione Liguria, attraverso il Comune di Genova, ci ha assegnato otto borse lavoro. In questo modo i “grandi” per cinque mesi hanno lavorato per tre volte a settimana, dando un fortissimo impulso a questo nuovo parco urbano naturale, ancora molto in divenire, sempre con attorno tutti gli altri giovani che hanno contribuito al progetto.
Come sono cambiati i ragazzi che fanno parte del progetto?
Hanno trovato un senso al fare. I giovani sono in grado di fare grande fatica quando trovano un significato all’azione, capace di ridare senso al progettare stesso della propria vita.
Ora che tutto è pronto state per inaugurare il vostro campo base.
Sì, apriremo le porte sabato 4 giugno, giorno in cui consegneremo le chiavi ai ragazzi maggiorenni che avranno finalmente un posto in natura tutto per loro dove posare le tende, organizzare serate per mangiare insieme e portare avanti piccoli lavori. Approfittando del terreno piano, abbiamo in mente di realizzare un vivaio forestale di lecci e querce e una zona umida.
Abbiamo attrezzato questo luogo in un’ottica di accoglienza universale, verso gli esseri umani, ma anche della diversità della vita, la biodiversità. Quando liberi dai rovi una quercia che ha l’età di tuo nonno e realizzi che la porterai a vedere ai tuoi nipotini quando diventerai nonno a tua volta, fai nascere un rapporto naturale con le cose che ti circondano.
L’appuntamento è sabato 4 giugno dalle ore 11: si può arrivare da via Vezzani, prendendo salita al Garbo oppure da piazza del Garbo, prendendo salita al Garbo in discesa. Sarà una giornata di festa in cui verranno offerte torte di verdure – vegane e vegetariane –,carne alla brace e bevande.
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