Tognetti: trasformiamo gli immobili abbandonati in spazi di vita e lavoro. Riusiamo l’Italia! – Io Faccio Così #353
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Novara - Anni fa, immersa negli studi di architettura, mi sono ritrovata un giorno a sfogliare le pagine di un libro che ha attirato la mia attenzione. Il suo titolo era: “Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali”. L’idea di “riusare l’Italia” e di guardare quel patrimonio dismesso e abbandonato che abbiamo sotto agli occhi tutti i giorni, non come un qualcosa di dimenticato ma come una nuova occasione di rinascita, mi ha da subito affascinata.
Così, da quel prezioso ritrovamento, ho scoperto che a Novara era presente una Fondazione che stava mettendo in pratica le idee del libro: parliamo della Fondazione Riusiamo l’Italia, progetto virtuoso che in Italia si sta impegnando a mostrare le infinite possibilità del riuso. Dopo anni di distanza e molti studi sul tema mi trovo proprio a Novara per incontrare Roberto Tognetti – architetto ed esperto nella riabilitazione degli immobili –, co-fondatore del progetto insieme a Giovanni Campagnoli – docente di economia ed esperto di politiche giovanili.
Ed è proprio quest’ultimo l’autore del libro pubblicato nel 2014 che, grazie al suo successo, ha stimolato la nascita della Fondazione nel 2019. Novara da subito ci appare viva e dinamica e pensiamo che non sia un caso che la Fondazione abbia la sua sede qui, a metà strada tra le due città che in passato, più di tutte, avevano una vocazione industriale. Città che mostrano ancora oggi la loro forte eredità, tra pieni e vuoti urbani. Ovviamente parliamo di Torino e Milano.
DA SPAZI VUOTI A STARTUP CULTURALI
Ex aree industriali, vecchie fabbriche, ospedali, scali ferroviari, caserme e mattatoi sono soltanto alcuni esempi di quel patrimonio che le città di oggi hanno ereditato dalle trasformazioni del passato. Come ci spiega Roberto Tognetti, la missione della Fondazione – che nasce come spin-off di Iperpiano – è ripensare nuove vocazioni e funzioni per questi spazi, sospesi tra il “non più” e il “non ancora”. Ciò che li caratterizza è il loro essere finiti ormai fuori dall’interesse di mercato tradizionale, ma non sono nemmeno più gestibili secondo logiche verticali tra le pubbliche amministrazioni e i territori.
E allora, come riattivare questi luoghi? La Fondazione Riusiamo l’Italia agisce sia come struttura di consulenza e sia come supporto istituzionale, individuando le condizioni affinché gli spazi possano tornare a essere luoghi per le comunità e possano essere riempiti di talento, capacità, intelligenze e passioni da parte dei giovani. Insomma, veri e propri laboratori dove si crea tutti i giorni l’innovazione sociale.
LA PIATTAFORMA E IL MATCHING TRA DOMANDA E OFFERTA
Come vi illustriamo nel video che trovate qui sopra, per riuscire in questa impresa Riusiamo l’Italia ha dato vita a una piattaforma libera e gratuita sviluppata con il progetto La grande Bellezza, che vuole favorire il matching tra spazi abbandonati riutilizzabili nel brevissimo periodo – anche in forma temporanea – e persone interessate a una azione di riuso con finalità sociali o culturali.
Possiamo considerarlo un punto di incontro tra la domanda e l’offerta, ma soprattutto una soluzione win-win: vincono i proprietari che possono segnalare ai “rigeneratori” la presenza di un immobile dismesso per ripensare nuove forme di riuso; vincono i giovani e le startup a cui vengono affidati questi spazi per organizzare eventi, iniziative e momenti di incontro e socialità; vincono le città che si arricchiscono di spazi prima dimenticati e poi trasformati in altissimo impatto sociale, culturale ed economico.
«Il matching tra domanda e offerta è il cuore del nostro servizio, ci siamo posti subito nella condizione di facilitazione. Il problema in Italia però è grosso: ci siamo accorti che sul piano antropologico bisogna mettere in atto un cambio di paradigma che non è ancora entrato nella massa. Infatti, il proprietario medio tende a considerare il proprio bene in chiave immobiliare, crede di più a una agenzia che a noi».
«Facciamo fatica a far capire al proprietario che c’è una condizione così estrema di povertà immobiliare che potrebbe mettere in gioco quel bene con un’altra logica, che non è quella standard come l’affitto o la compravendita. Significa entrare nel piano della gratuità, spostarsi su concessioni agevolate, comodato d’uso, formule che permettono di sottrarre un bene da un declino. Spesso sono proprio questi percorsi a permettere un reingresso nel mercato immobiliare».
RIEMPIRE I VUOTI: I PROGETTI DI RIUSO
I progetti realizzati in questi anni sono diversi e variegati. Abbiamo deciso di raccontarvene alcuni: il primo è Hub in Villa, un vecchio centro giovanile a Formigine, in provincia di Modena, ormai poco frequentato e legato a un modello sorpassato. Come ci racconta Roberto Tognetti, «c’era uno sportello giovani che non funzionava più e una “biblioteca” di CD che nessun giovane noleggiava più». Il team di rigeneratori ha così ribaltato lo spazio avviando un coworking per professionisti e creativi, realizzando una cucina e spazi di lavoro. «Abbiamo incontrato 30 freelance, il Comune ha accettato la chiamata e ha generato un’ottima risposta. Oggi questo spazio funziona ancora».
Un progetto più recente è Dolomiti Hub, un vecchio capannone che sorge nella zona industriale di Fonzaso, in provincia di Belluno. «Siamo stati chiamati nel 2020, abbiamo fatto lo studio di fattibilità proprio quando è scoppiato il Covid. Grazie ai riattivatori che si sono messi in gioco su un piano imprenditoriale, oggi è diventato un centro culturale perfettamente funzionante con decine e decine di collaboratori che lo rendono un luogo di forte innovazione sul territorio». Infatti, Dolomiti Hub oggi è un laboratorio dinamico dove trovare spazi co-working, uffici privati, una sala cinema, il teatro, laboratori, aule formative, un bar e un info point turistico e ambientale.
Altri progetti della Fondazione che citiamo sono il primo corso online di riuso e rigenerazione accessibile sul Campus del Cambiamento che spiega, grazie ai contributi di Giovanni Campagnolo e Roberto Tognetti, come condurre con successo progetti di riuso temporaneo, creativo e partecipato.
IL RIUSO DEGLI SPAZI “IN ATTESA”: COSA SUCCEDE IN ITALIA?
«La situazione italiana si presenta con tutta una serie di paradossi ed è sicuramente tra i paesi europei dove la dimensione quantitativa del dismesso è segnata da numeri stratosferici», ci racconta Roberto Tognetti. «Dai paesi fantasmi ai borghi a rischio di spopolamento, fino alle periferie, alle città medie, ai centri storici: in pratica è difficile trovare delle dimensioni che non siano soggette a questo fenomeno».
Di fronte a questa abbondanza, ciò che si registra in Italia è oggi l’assenza di una sufficiente consapevolezza: «Non c’è consapevolezza né rispetto alla gravità del problema, né rispetto alla relativa facilità con cui attuare delle soluzioni in questi spazi. La motivazione è che le soluzioni sono sempre sovraccaricate di complicazioni che sono più “formali” che “sostanziali”».
Ed è questa è la vera battaglia della fondazione Riusiamo l’Italia: cercare le giuste risposte tra burocrazia, politiche per lo sviluppo pensate per un mondo perfetto che invece perfetto non è e soluzioni decise a tavolino che poi si scontrano con i problemi reali. «Spesso riuso e rigenerazione consentono uno scardinamento di questi meccanismi con una semplicità incredibile e ci mostrano che possiamo saltare dei passaggi».
Per la Fondazione il target perfetto è costituito da situazioni di abbandono o dismissione “quasi” pronto-uso, ovvero casi dove i costi e gli oneri di riabilitazione siano nulli o bassi e dove quindi i tempi di colonizzazione dei luoghi siano davvero veloci. «Se ad esempio ho un edificio dismesso che implica poco tempo e poche risorse per essere rimesso a posto, non sempre è necessario fare una programmazione. Sul piano dell’abilitazione amministrativa basta un titolo di concessione amministrativa che è tra i più semplici; dal punto di vista della spesa talvolta bastano poche decine di migliaia di euro. Nonostante questa semplicità, spesso succede che nei fatti non si fa nulla».
Intorno a questo dilemma la Fondazione Riusiamo l’Italia vuole mostrare come mettere in pratica il riuso e far sì che sempre più persone possano partecipare alla trasformazione di questi luoghi. Non per altro uno dei motti provocatori che utilizza è che spesso il riuso è “troppo semplice per essere capito”. Allora, perchè non portare questa semplicità a tutti?
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