20 Mag 2022

Felis è tornato: Paolo Rossi ci racconta del primo gatto selvatico immortalato in val Borbera

Scritto da: Valentina D'Amora

Il gatto selvatico è tornato in val Borbera? Paolo Rossi ci ha raccontato delle sue prime immagini che ritraggono gatti selvatici in libertà in Piemonte. Dopo aver dimostrato la presenza di questa specie in provincia di Genova, in alta val Trebbia, Rossi e il collega Nicola Rebora hanno realizzato e diffuso il primo video diurno sul gatto sarvaego alessandrino.

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Alessandria - Siamo nei fitti boschi dell’appennino ligure-piemontese, è pieno giorno e si sente un lievissimo frusciare di foglie. Un gatto cammina elegante, il suo passo è leggero, si guarda attorno e si arrampica su una roccia. Ha la testa massiccia, la coda spessa, con anelli neri piuttosto marcati, la pelliccia è color grigio chiaro, che l’aiuta a confondersi con le cortecce degli alberi e le rocce, e sulla schiena una striscia scura. Non è un gatto domestico fuggito da un giardino né un gatto rinselvatichito. Lo spessore della coda e la dimensione della testa ci dice che è proprio un gatto selvatico.

Si tratta del felis silvestris: diffuso in gran parte dell’Europa centrale, è presente anche in Italia, soprattutto nel centro-sud, ma per la prima volta compare sul versante alessandrino. Dopo averlo avvistato in Liguria, i due fotografi naturalisti Paolo Rossi e Nicola Rebora l’hanno scoperto anche in val Borbera, dove era dato per scomparso dai primi del ‘900.

Per testimoniare la sua presenza i due documentaristi non hanno fatto lunghi e pazienti appostamenti come per immortalare il lupo, ma hanno percorso tanti chilometri a piedi, nei boschi più selvaggi dell’appennino, per collocare le foto-trappole nei posti giusti, cercando di prevedere i suoi itinerari e provando a individuare, quindi, tutti i luoghi di passaggio del “felino fantasma”.

paolo rossi rebora
Paolo Rossi e Nicola Rebora
IL RITORNO DEL FELIS

Osservando le immagini viene da chiedersi: dove arriva il gatto selvatico? Viene da lontano oppure c’è sempre stato? «Alcuni studiosi ipotizzano arrivi dall’imperiese, dalle Alpi liguri, oppure dal centro Italia. Il punto è che questo animale un tempo era diffuso ovunque, mentre ora è un po’ più a macchia di leopardo, a causa dell’uomo e delle modifiche che ha attuato all’ambiente». Senza contare che l’animale è stato a lungo perseguitato dai cacciatori sino a trent’anni fa.

«Quando non conoscevamo bene le valli – racconta Paolo Rossi – pensavamo che il gatto selvatico si fosse comportato come l’istrice e il lupo, cioè fosse arrivato qui dal cuore dell’appennino. Invece potrebbe provenire dal ponente ligure, dove è sempre stato considerato presente. Un’altra possibilità è che non se ne sia mai andato».

«È un animale così elusivo che cercarlo è stata una sfida con noi stessi» spiega Rossi. L’animale, che è molto schivo e si muove soprattutto di notte, in Piemonte è stato invece filmato in pieno giorno, il che significa che ha scelto di vivere in un’area dove non è disturbato dalla presenza umana.

Nel 2020, dopo un anno di riprese con diverse foto-trappole posizionate in punti strategici, sono riusciti a montare un cortometraggio (di cui vi abbiamo parlato qui), “Felis – Gatto sarvaego”, finanziato grazie a un crowdfunding. Per i liguri il gatto selvatico, la cui presenza non era ancora stata accertata, era un racconto leggendario, per questo «le primissime immagini sono state un’emozione».

Il video che ritrae l’avvistamento del gatto selvatico
LO SGUARDO ETICO

Così oggi, dopo aver immortalato il gatto selvatico in val Trebbia, nell’entroterra di Genova, Paolo Rossi e Nicola Rebora hanno raccolto scatti e immagini a colori di un esemplare di gatto selvatico in provincia di Alessandria. Il punto di avvistamento? Non viene reso noto. La località dove è stato visto il felino valborberino non viene volutamente precisata, per proteggere l’animale da curiosi, bracconieri o maldestri emulatori del lavoro dei due fotografi.

Paolo sottolinea che il loro obiettivo non è quello di studiare la specie, ma di documentarne la presenza: «Raccogliamo documenti più naturali possibili, senza arrecare disturbo, filmati preziosi registrati senza l’aiuto di attrattivi». «La mia ricerca sul gatto selvatico è nata per caso, ma sta ancora andando avanti e, anziché pubblicare in rete i nostri video decontestualizzati, usiamo i film come pretesto per diffondere materiali su questa specie di cui si sa ancora molto poco». Tutti i filmati vengono visionati e certificati dal dottor Stefano Anile, un ricercatore indipendente.

Raccogliamo documenti più naturali possibili, senza arrecare disturbo agli animali, filmati preziosi registrati senza l’aiuto di attrattivi

E in “Sopravvissuti all’Homo Sapiens” ci sono scene uniche nel panorama documentaristico italiano, in cui si vede mamma gatta che si prende cura dei propri piccoli, li nutre, li lava e ci gioca insieme, prova che il gatto selvatico si sta riproducendo. Momenti così intimi si possono filmare solo con un approccio etico alla fotografia come quello di Paolo, che non crea disturbo per catturare immagini da postare, ma il cui lavoro ha il solo intento di mostrare al mondo quelle che per lui – e anche per noi – sono perle della natura.

Ed è innegabile che queste testimonianze abbiano aperto l’immaginario delle persone che vivono queste zone che adesso osservano con più attenzione i protagonisti dei propri incontri selvatici: «Iniziano a vedere le differenze e le peculiarità di un animale che prima di “Felis” non si conosceva». Anche l’ultimo cortometraggio, “Dove l’uomo non è più sovrano“, è destinato a smuovere la sensibilità di chi lo vedrà: come sempre sostenuto dal basso, il film entro l’estate sarà concluso, ma ancora per qualche giorno è finanziabile.

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