La disavventura di Fabrizio Sulli, condannato per aver protetto la Natura
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Teramo, Abruzzo - Poco più di un anno fa abbiamo raccontato la storia di Fabrizio Sulli, giovane che ha scelto una vita a contatto con la Natura, rispettosa e consapevole. Per lui l’ecosistema non è solo una culla, ma anche il “luogo di lavoro”. La sua esperienza in mezzo ai boschi gli ha poi consentito di sviluppare una serie di competenze su come interagire con la biodiversità che lo circonda.
Tali competenze tuttavia non gli sono servite per districarsi da lacci e lacciuoli di una burocrazia ottusa e completamente troppo spesso dalla realtà, che lo ha portato in un’aula di tribunale costringendolo a difendersi da pesanti accuse – che purtroppo per ora, in attesa del secondo gradi di giudizio, si sono tradotte in sentenze. Ma facciamo un passo indietro e ricostruiamo la vicenda attraverso le sue parole.
Puoi presentarti brevemente?
Da dodici anni vivo a Castelli, in provincia di Teramo, in una casa isolata nel bosco all’interno del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga. Qui svolgo la professione di guida ambientale escursionistica e mi occupo a tempo pieno di tutto ciò che concerne la vita quotidiana in ambiente naturale.
Cosa ti ha portato a fare questa scelta di vita e di lavoro?
Ho da sempre desiderato un contatto diretto con la madre Terra, sia per scelte ideologiche di spontaneità, uguaglianza e pacifismo, che per ricercare una riconnessione con la natura mirando all’essenzialità, all’autoproduzione, all’agricoltura naturale e alle piccole azioni per aiutare flora e fauna attivandomi per la ricostituzione di habitat scomparsi. Ho sempre ritenuto che la tutela e la salvaguardia naturalistica dovessero essere fatte anche dal basso, senza lucro ed esclusive, coinvolgendo le persone in azioni semplici nell’ottica di valorizzare, educare e coadiuvare la missione delle aree protette e di tutti i terrestri come custodi del territorio e del pianeta.
Come ha avuto inizio la tua vicenda giudiziaria?
In quest’ottica, a partire dal 2017, ho realizzato tre piccoli stagni per anfibi scavati a mano e con attrezzi come pala e zappa al fine di favorire la biodiversità locale ricreando una zona umida vicino le aste fluviali e sorgentizie esistenti. In seguito a quest’azione sono stato denunciato nel 2019 per aver violato la legge e condannato in primo grado a marzo 2022 alla pena di 3 mesi di reclusione e alla sanzione pecuniaria di 31000 euro.
La motivazione? La realizzazione dei suddetti stagni senza permesso, autorizzazione e nulla osta in zona 2 del parco, sottoposta a vincolo paesaggistico. La pena è stata sospesa previo ripristino dello stato dei luoghi precedente la creazione degli stagni. Ripristino che purtroppo andrà a cancellare un sito riproduttivo utilizzato da anni. Andremo comunque avanti con l’iter giudiziario con ricorso in appello.
Quale opinione ti sei fatto di questa sentenza e delle motivazioni addotte?
Questo esito fuorviante per degli interventi di piccola entità fatti a fin di bene proprio a vantaggio della fauna locale, oltre a lasciarmi sconcertato e amareggiato, mi ha fatto comprendere l’importanza dell’impegno per creare nuove reti e presupposti affinché i piccoli interventi per la natura non restino solo un’esclusiva scientifica a scopo di lucro. Le leggi vanno cambiate o integrate verso una semplificazione, magari stilando dei disciplinari standard per la realizzazione, l’uso dei materiali, le misure e i controlli, affinché questi interventi possano essere replicati con la medesima procedura ovunque, in tutte le aree protette e fuori, con un vantaggio per la biodiversità e un risparmio per la comunità e di chi vuole attuarle.
Lo stesso dicasi per tutta la burocrazia onerosa, che nei decenni ha reso il ritorno alla natura un’esclusiva per pochi abbienti. In un momento di crisi ambientale e climatica bisogna costruire nuovi modi di vita ecologici che siano accessibili a tutti, indipendentemente dalla disponibilità economica, per pari opportunità sociali.
In che modo si può supportare il tuo operato e, più in generale, contribuire alla realizzazione di ciò che hai auspicato?
Credo sia importante non fermarsi e condividere divulgando quanto accaduto, al fine di risvegliare le coscienze creando una mediazione tra tutti coloro che vorrebbero vivere in modo ecologico e le istituzioni. Perché prendersi cura della Terra e poterci vivere sono, prima che un diritto, una responsabilità di ogni abitante del pianeta, senza classismi e distinzioni.
Vi chiedo, ognuno a seconda delle proprie disponibilità, di aiutarmi con una donazione per sostenere le spese processuali e di ripristino in caso negativo. In caso positivo, potremo usare i fondi raccolti per creare degli stagni per anfibi, seguendo l’iter ufficiale e coinvolgendo esperti e tecnici in un percorso partecipato dove tutti saranno invitati sul luogo nel condividere assieme la creazione di una nuova zona umida.
Qui trovate la raccolta fondi sul sito Produzioni dal Basso. Per chi volesse fare una donazione al di fuori del sito direttamente sulla stessa carta, vi lascio anche gli estremi diretti: Postepay 5333 1711 1818 2134 intestata a Fabrizio Sulli, Codice fiscale SLLFRZ86H04G482O, IBAN IT84V3608105138255745555749. Ringrazio e abbraccio tutti coloro che vorranno partecipare all’appello, che vorranno scrivermi, contattarmi o passarmi a trovare per conoscermi e scoprire la bellezza di questi luoghi. Vi terrò aggiornati costantemente sugli sviluppi.
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