26 Mag 2022

Emergency: “Ecco come aiutiamo la Moldavia ad accogliere i profughi ucraini”

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Fra i paesi che stanno prestando soccorso alla popolazione ucraina un posto di rilievo è occupato dalla Moldavia, piccolo Stato che però sta fornendo un supporto di fondamentale importanza. Andrea Bellardinelli, che sta coordinando la missione di Emergency in territorio moldavo, ci porta notizie fresche da questo fronte.

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Siamo a Bălți, a poche decine di chilometri dal confine fra Ucraina e Moldavia. Guardando la cartina questi due Stati sembrano un elefante e un topolino, eppure la piccola repubblica ex sovietica – che nell’immaginario comune spesso viene accostata all’idea di un luogo povero e arretrato – sta dimostrando grande efficienza e professionalità nell’opera di sostegno al popolo ucraino.

Una testimonianza estremamente interessante sul tema è quella di Andrea Bellardinelli, del programma migrazioni ed emergenze di Emergency, che sta supportando la fase di start up del progetto in Moldavia della onlus fondata da Gino Strada: «Abbiamo iniziato a operare qui la prima settimana di marzo con una missione esplorativa per capire cosa succedeva e come poter intervenire nella maniera più calibrata, anche perché i picchi delle risposte alle emergenze sono irregolari e dopo un primo momento si attenuano», racconta.

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Andrea Bellardinelli

Il primo passaggio è stato fatto a Siret, in Romania, un piccolo confine che all’inizio della guerra è stato sommerso dai profughi. «Per paesi come Romania e Moldavia l’accoglienza è uno sforzo grosso», spiega Andrea. «Ciononostante l’accoglienza era ben strutturata, così siamo scesi a Chișinău e ci siamo confrontati direttamente con il ministero della sanità per capire come essere utili e sostenere la Moldavia nello sforzo di accoglienza».

Nei primi giorni il confine di questo piccolo paese – la cui popolazione ammonta a 3,5 milioni di persone – è stato attraversato da circa 500mila profughi provenienti dall’Ucraina, di cui circa 100mila si sono fermati. «Al ministero abbiamo trovato grandi dignità e professionalità», racconta Andrea.

Il Governo moldavo ha individuato due fasi distinte: la prima – quella attualmente in corso – consiste nell’accoglienza dei profughi con l’implementazione dei servizi. «Nella capitale hanno riutilizzato i centri usati per le quarantene Covid». La fase due si prefigge di accogliere eventuali vittime di un’escalation del conflitto, anche con feriti da guerra. Naturalmente la sua attuazione è legata all’evolversi della situazione in Ucraina, che è per sua natura imprevedibile.

«Il Governo della Moldavia ha attrezzato tutti i presidi ospedalieri con una filiera clinica lungo il paese ben organizzata: le strutture sono concentrate nella capitale e il flusso di profughi che entreranno dal confine a nord dovrà essere indirizzato lì», illustra Andrea Bellardinelli. «In vista di questa fase abbiamo anche dato disponibilità a fare training grazie ai nostri specialisti in chirurgia di guerra – che richiede competenze specifiche, diverse da quelle della chirurgia traumatologica».

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Emergency ha anche un Politruck, una clinica mobile che usa in Italia per la prima accoglienza a beneficio di chi non ha accesso al sistema sanitario. Il Politruck è stato portato a Bălți con un team con medico, psicologo, infermiere e mediatore culturale. «Ci siamo piazzati davanti al centro di accoglienza più grande, allestito in un hotel, e dal lunedì al sabato dalle 9 alle 16 diamo assistenza socio-sanitaria».

Non si tratta infatti solo di prestazioni sanitarie: l’assistenza psicologica è fondamentale, ci sono tanti anziani con patologie croniche, la costante è un grande stato di stress e depressione. «La domanda “tornerò a casa” in un centro di accoglienza rimbomba come un tuono per tutto il giorno», racconta Andrea. «Una grande parte di profughi si stabilisce in b&b e appartamenti in prossimità del confine e aspetta, cercando di capire cosa succederà da lì a breve».

«Nella gestione sanitaria svolgiamo il ruolo di decongestionante. Abbiamo portato in Moldavia anche un pediatra. Il Governo moldavo ha aperto le scuole ai bambini ucraini, si è organizzato molto bene. Tutti i medici di base visitano anche i profughi e poi li possono inviare alle visite di secondo livello qualora ce ne fosse bisogno». La risposta di Governo, volontariato e associazioni locali è ottima, ma le energie e le risorse di questo piccolo paese non sono infinite e lo sforzo che gli viene richiesto è considerevole.

La domanda “tornerò a casa” in un centro di accoglienza rimbomba come un tuono per tutto il giorno

«La Moldavia è un anello debole perché uno Stato piccolo e senza grosse velleità politiche», osserva Andrea rispetto alla situazione socio-politica che ha trovato laggiù. «Metà del paese vuole entrare in Europa per favorire sviluppo economico e accesso ai fondi, il costo della vita è basso, ma la situazione interna non è facile da gestire; ci sono anche i microstati di Transnistria e Gagauzia che vogliono l’indipendenza».

Questo è ciò che ci ha raccontato Andrea Bellardinelli da uno dei fronti caldi nel cuore dell’Europa. Regna l’incertezza, milioni di persone sono in balia di tragici eventi e il grande cuore della rete di solidarietà e accoglienza potrebbe non essere più sufficiente. «Ha senso sprecare miliardi e miliardi nelle guerre – si domanda Andrea in conclusione – con problemi come la crisi climatica, la crisi alimentare in Africa, la pandemia e la crisi dell’istruzione ancora irrisolti?».

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