5 Mag 2022

Felice, outdoor, multilinguaggio: è l’antimafia di Da Sud – Io Faccio Così #352

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti

Nata in Calabria per diffondere le storie e la cultura dell'antimafia, l'Associazione Da Sud si è evoluta moltissimo negli anni. Ha sperimentato linguaggi culturali e strategie diverse fino a creare, a Roma, l'Accademia popolare dell'antimafia e dei diritti, un esperimento ambientato all'interno di una scuola pubblica che vuole mettere in pratica quanto appreso negli anni. Abbiamo intervistato Danilo Chirico, presidente dell'associazione.

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Roma, Lazio - In una tiepida mattina di fine febbraio raggiungiamo la sede dell’Accademia popolare dell’antimafia e dei diritti. Siamo nella periferia romana, a poche centinaia di metri dagli Studios di Cinecittà. Qui, dove l’Associazione Da Sud ha costruito il suo quartier generale e dato vita a uno dei progetti più ambiziosi, incontriamo il suo presidente, Danilo Chirico. 

«Il nome Da Sud – ci spiega Danilo – lo abbiamo scelto per indicare sin dal nome il punto di vista da cui guardiamo la realtà: un punto di vista meridionalista, laterale rispetto alle narrazioni mainstream. Nasciamo in Calabria, che rappresentava e rappresenta il Sud del Sud, con tutti i suoi difetti di comunicazione, buchi nell’immaginario e nella memoria. Volevamo anche, autodenunciandoci fin dal nome, rivendicare la nostra provenienza».

LE ATTIVITÀ DI DA SUD

Come spiegato nella videointervista che trovate qui sotto, all’inizio le attività dell’associazione si concentravano principalmente sullo studio e sul racconto di storie di persone che si ribellavano alla ‘ndrangheta. Ben presto però ci si rese conto che questi racconti, pur efficaci, non erano sufficienti a costruire una cultura solida e diffusa dell’antimafia. Iniziò così un percorso di ampliamento dei propri linguaggi che portò alla produzione di una copiosa quantità di contenuti culturali, dai documentari agli spettacoli teatrali, dai fumetti alle canzoni.

Negli anni successivi, due svolte fondamentali: la prima è la scelta di trasferirsi a Roma – con la sorpresa di riconoscere nella capitale i sintomi degli stessi, ben noti, problemi –, la seconda è quella di provare a mettere in pratica i concetti studiati ed elaborati in anni di esperienza attraverso un grande esperimento chiamato l’AP – Accademia popolare dell’antimafia e dei diritti

Di cosa si tratta? Di un progetto nato negli spazi abbandonati di una biblioteca scolastica che l’associazione ha ristrutturato e che gestisce organizzando attività con gli alunni e con le organizzazioni del terzo settore del quartiere. Attività che spaziano dagli incontri ai laboratori, alla radio, al teatro. Non mi dilungo oltre: guardate il video, che racconta molto bene questa esperienza. 

Mentre intervistiamo Danilo, lo spazio attorno a noi sembra animarsi al suono delle sue parole. Sulla destra c’è una postazione radio, sede della locale Radio da Sud, coordinata dagli adolescenti della scuola che dalle sue “frequenze digitali” parlano delle loro passioni, paure, sogni e sfide: dalla musica rap, ai pregiudizi, al cinema, alla DAD, alla quarantena.

Siamo molto fieri del lavoro che compiuto e ci tengo a dire che lo abbiamo fatto dentro la scuola pubblica

«Questo livello di integrazione fra la nostra attività e quella scolastica non esiste in nessun altro posto in Italia», ci dice orgoglioso Danilo. «I nostri educatori partecipano ai consigli di classe, le nostre attività sono integrate nel piano didattico, facciamo molta educazione all’aria aperta. Il livello di sperimentazione che abbiamo messo in campo sta lentamente diventando un modello che possiamo ambire a esportare per fare una trasformazione della scuola pubblica». 

IL RUOLO DELL’EDUCAZIONE OUTDOOR

Nel tentativo di far interagire sempre più strettamente la scuola con il territorio in cui questa è inserita, Da Sud ha fin da subito sperimentato una didattica arricchita con una buona dose di educazione all’aria aperta. Dose che è aumentata vertiginosamente con l’avvento della pandemia, risultando vitale per i ragazzi e le ragazze dell’istituto: «“L’educazione outdoor è stata un alleato incredibile durante la pandemia», osserva Danilo.

«La pandemia ci ha spinto a sperimentare dal punto di vista educativo. Quando tutti i progetti si sono bloccati, noi abbiamo avuto un aumento enorme della nostra attività, abbiamo portato molto spesso i ragazzi e le ragazze in giro per questo territorio e ci siamo accorti di avere interpretato le loro paure, le loro esigenze. E siamo sicuri che il lavoro sia stato apprezzato anche dagli insegnanti, al punto che in molti ora portano avanti questa modalità in modo autonomo. Siamo molto fieri del lavoro che compiuto e ci tengo a dire che lo abbiamo fatto dentro la scuola pubblica». 

Tutto ciò è stato possibile grazie a una sorta di alleanza strategica fra scuola e pezzi di terzo settore su cui Da Sud ha investito tempo ed energie. E anche grazie, ci tiene a precisare Danilo, alla fiducia di una dirigente scolastica, Ida Crea, che ha creduto molto in questa possibilità. 

FARE ANTIMAFIA OGGI

Che cosa significa fare antimafia oggi? Quali strategie si possono mettere in campo per diffondere una cultura dell’antimafia fra i più giovani? Qual è la loro percezione della criminalità organizzata? Sono domande che Da Sud si pone da sempre, che intersecano i percorsi didattici e innervano ogni attività dell’associazione.

da sud

Fin dal primo giorno Da Sud ha lavorato su due linee guida: «La prima – racconta Danilo – è raccontare storie fuori dall’immaginario comune, come quelle di donne e uomini che sono scomparsi completamente dalla memoria, lasciando un vuoto informativo e nell’immaginario». Recuperare quelle storie significa anche assumere più consapevolezza sul proprio passato ma anche strumenti per il presente: «Oggi ci sono numerosi casi di intitolazione di scuole o di vie a personaggi che abbiamo portato alla conoscenza pubblica».

L’altra direttrice è proprio una riflessione su come si fa l’antimafia. Superata la fase iniziale del raccontare la storia delle vittime, l’associazione ha cercato di costruire un racconto dell’antimafia che risultasse bello, piacevole, attrattivo, “competitivo” con il fascino del male propagandato dal film e serie tv.

E lo ha fatto, come già detto in precedenza, mettendo in campo linguaggi culturali differenti: «È stata ed è una sfida», conclude Danilo. «Oggi se parli ai ragazzi di Falcone e Borsellino a stento sanno chi sono. È cambiato l’immaginario e serve un nuovo investimento di idee e di creatività. È una grande partita».

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