Anna Fasano di Banca Etica: “La finanza etica è incompatibile con gli investimenti nell’industria delle armi”
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Diversamente dalla finanza tradizionale, nella finanza etica il profitto è perseguibile solo se funzionale al benessere delle persone e della collettività. L’accesso al credito infatti non è vincolato esclusivamente all’analisi delle performances aziendali o al rendimento economico, ma dipende in via prioritaria da una valutazione etica circa le finalità dell’investimento e l’impatto prodotto sulla società.
In questo senso dunque, tutti quei soggetti economici legati, in un modo o nell’altro, alla produzione e alla distribuzione di armamenti non possono che essere esclusi da finanziamenti con fondi etici. Ma come comportarsi quando le armi sono rivendicate a scopi difensivi? Quando la richiesta arriva cioè dalla parte aggredita e nel mezzo di un aspro conflitto militare, questo modello può ancora considerarsi utile e funzionale all’ottenimento della pace?
Il dibattito nell’opinione pubblica è attraversato da posizioni contrastanti, ma per Anna Fasano, attuale presidente di Banca Etica, «esistono dei “no” che vanno detti sempre e comunque». Come dichiarato in una recente intervista per Avvenire, «la finanza etica è del tutto incompatibile con gli investimenti nell’industria delle armi. Il nostro lavoro per la pace non ha in realtà nulla di legato alla contingenza. È invece un impegno continuo, giorno per giorno: prima, durante e dopo i conflitti. Per questo siamo liberi di dire dei “no” anche quando c’è confusione sul tema delle armi come strumento di difesa».
Banca Etica in questo senso fa scuola: fondata nella città di Padova più di vent’anni fa, quando una pluralità di movimenti e organizzazioni lavoravano per una via alternativa alla globalizzazione, col tempo è riuscita a crescere e a sostenersi mantenendo una visione lucida e coerente su problemi delicatissimi, diseguaglianze sociali e disarmo in primis.
«La finanza – sostiene Fasano in un’altra intervista per il Corriere della Sera – avrebbe una potenza straordinaria per cambiare i destini del mondo e non lo sta facendo. […] Non bisogna dimenticare che la riduzione della disuguaglianze contribuisce a limitare le situazioni di conflitto e forse, se fosse stata portata avanti con più coraggio, oggi non saremmo in questa situazione».
Visione di lungo periodo e approccio sistemico dunque sembrano essere gli elementi imprescindibili per avviare un’analisi seria ed equilibrata sul problema delle armi. Senza di essi, il rischio è di cadere in polarizzazioni facili ma pericolose, che lavorano in tutt’altra direzione rispetto all’obiettivo di una pace internazionale solida e duratura.
L’argomento sarà approfondito proprio da Anna Fasano nella prossima lecture di Scuola Capitale Sociale, che si terrà su piattaforma Zoom mercoledì 4 maggio alle ore 18.00. La lezione, che è a ingresso gratuito ma con posti limitati, sarà introdotta da Iolanda Romano, esperta di dibattito pubblico e mediazione dei conflitti.
Per prenotarsi, inviare una mail a segreteria@scuolacapitalesociale.it o compilare il form raggiungibile a questo link.
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