Vita Nascente: un fondo per le mamme in difficoltà o una soluzione contro l’aborto?
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Torino - «In Piemonte potranno nascere 100 bambini in più, che altrimenti non sarebbero venuti al mondo a causa dei problemi economici delle loro madri». Sono queste le parole di Maurizio Marrone, Assessore regionale dal presidente Alberto Cirio in Piemonte. Il riferimento è a un nuovo fondo che è stato istituito e che prende il nome di “Vita Nascente”: parliamo di un fondo da 400mila euro per l’assegnazione di contributi finalizzati alla promozione e alla realizzazione di progetti di tutela materna e infantile.
La notizia del fondo appena istituito ha sollevato molte critiche, da parte non solo dell’opposizione, ma anche di quei movimenti che prima di tutto lottano per tutelare e proteggere i diritti fondamentali delle donne e che chiedono un cambiamento politico e sociale strutturale sui temi dell’aborto, della violenza sessuale, della salute e sull’importanza non sufficientemente riconosciuta dei consultori.
Anche se per l’assessore Marrone (Fratelli D’Italia) e la giunta regionale che ha votato a favore dello stanziamento dei 400mila euro, il fondo vuole «garantire il vero diritto di scelta della donna, che può anche essere la scelta della vita, intervenendo a sostegno delle donne in situazioni di fragilità sociale», per altri si tratta dell’ennesima decisione che che taglia assegni di cura e borse di studio per aiutare le donne in situazione di povertà mentre include il sostegno alle associazioni pro vita.
Uno di questi è il Movimento Non Una di Meno di Torino che racconta: «Scopriamo a mezzo stampa lo stanziamento di 400mila euro per il fondo “Vita Nascente” annunciato dall’Assessore Marrone (Fratelli d’Italia). Ancora una volta proviamo disgusto, ma non ci stupisce che la Regione non ascolti le voci delle tantissime persone che hanno partecipato alle mobilitazioni svoltasi lo scorso anno contro l’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori».
LA MATERNITÀ DEVE ESSERE UNA SCELTA
«Noi non smetteremo mai di denunciare che queste azioni rappresentano scelte politiche inaccettabili. Le associazioni antiabortiste non tutelano affatto la scelta della maternità, come la Regione dichiara, ma anzi sono le stesse che umiliano le donne e le persone gestanti che vogliono accedere a IVG (Interruzione volontaria della gravidanza), che provano a convincerle a scelte improprie per la loro vita e non volute».
Il Movimento chiarisce poi un aspetto, ovvero che la maternità è una scelta. «Non può essere la falsa promessa di sostegno economico per pochi mesi a convincerci, anzi questa rappresenta una presa in giro e una pressione davvero scorretta e manipolatoria verso chi si trova in condizione di disagio socio-economico. L’assessore Marrone, e soprattutto chi gli permette queste azioni incoscienti e violente, sa quanto sia ridicola e fuori dalla nostra realtà quotidiana la cifra di 4000 euro a persona che propone per questo presunto “sostegno alla maternità”, ma è chiaro che delle nostre vite a loro non importa».
QUALI ALTRI MODI PER SOSTENERE LA MATERNITÀ CONSAPEVOLE?
Così il Movimento Non Una di Meno rifiuta il paternalismo politico e ribadisce chiaro e forte: «Siamo in grado di scegliere da sole per la nostra vita». Ciò che rifiuta è quella stigmatizzazione della capacità di autodeterminazione di coloro che vivono condizioni di povertà: «Vogliamo smascherare questo ridicolo provvedimento: se la Regione volesse davvero sostenere la maternità consapevole, si impegnerebbe per un welfare pubblico, contro i licenziamenti delle donne, contro le dimissioni in bianco e per la gratuità della contraccezione, sosterrebbe le famiglie monogenitoriali e i centri antiviolenza e lascerebbe stare il diritto all’aborto!».
Come raccontano, i 400mila euro previsti dal fondo potrebbero essere fondamentali come investimento nella gestione di altre questioni importanti. Ne sono esempio il rifinanziamento dei consultori pubblici o l’inserimento della vulvodinia negli extra-LEA regionali (che la Regione ha rifiutato proprio qualche mese fa per presunte ragioni economiche).
«È evidente che alla Giunta Cirio non interessa nulla della salute di genere, delle liste d’attesa di oltre sei mesi per una visita ginecologica, del diritto alle cure di chi spende oltre 500 euro al mese per malattie ginecologiche; trovando invece i finanziamenti per aiutare in modo clientelare e osceno “le associazioni degli amici”, come al solito a nostre spese e senza il consenso delle tantissime persone che da anni difendono il diritto all’aborto!».
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