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Reggio Calabria - Il 27 gennaio 2022, giorno della memoria, è stata installata a San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, la scultura “L’altra faccia”, opera dedicata a Soumaila Sacko, lavoratore agricolo, migrante e attivista sindacale maliano ucciso nel 2018 in Calabria. La cerimonia di svelamento e le celebrazioni inaugurali si sono svolte sabato 29 e domenica 30 Gennaio. Questa è la prima volta che nello spazio pubblico nazionale si restituiscono nome e cognome a una persona uccisa in un’aggressione di natura razzista, confrontando la comunità stessa di San Ferdinando con un traumatico evento di cronaca contemporanea che, se dal lato giuridico è stato già definito – Antonio Pontoriero, autore del crimine, l’11 febbraio scorso è stato condannato in secondo grado a 22 anni –, dal punto di vista della coscienza civile è ancora in elaborazione.
L’idea è nata da Chiara Mosciatti, artista e attivista, che per molti anni ha vissuto in Olanda ed era lì quando fu ucciso Soumaila Sacko: «La notizia della morte di Soumaila Sacko, con tutti i dettagli di quella che era stata la sua vita di migrante, lavoratore e attivista sindacale abitante nella tendopoli di San Ferdinando, mi risultò insopportabile: contattai un artista di Amsterdam il cui progetto più recente era stata la realizzazione di un monumento di carta per i senza documenti – “A paper monument for the paperless” – e raccontandogli la storia di Sacko, lo convinsi a produrre un suo ritratto», spiega Chiara.
Da qui ha inizio un percorso fatto di riflessioni, approfondimenti e interviste in giro per l’Europa sul caso Soumaila Sacko, che porterà Chiara a incontrare Nelson Carrilho, scultore originario del Curaçao, isola caraibica ex colonia olandese e mercato di schiavi in epoca moderna. Carrilho, la cui produzione artistica e genealogia sono intrecciate alla tratta degli schiavi, è un artista socialmente impegnato e sempre in prima linea nel processo di decolonizzazione culturale e di riappropriazione della narrativa sull’identità. Nel 1984 fu autore di un monumento in memoria di Kerwin Duinmeijer, quindicenne caraibico che nell’agosto dell’anno precedente fu accoltellato in pieno centro ad Amsterdam da un coetaneo bianco, afferente al movimento neonazista olandese.
Tra Nelson Carrilho e Chiara Mosciatti nasce un sodalizio artistico ed elettivo che li porterà in Calabria per un progetto di arte pubblica, all’interno del quale è compreso un monumento per Soumaila Sacko: «Carrilho lavora il bronzo e il cinquantenario del rinvenimento dei Bronzi di Riace mi sembrava un momento perfetto per allargare il senso di una celebrazione artistica. Carrilho condivide con me una visione di arte come marcatore storico e da subito ha sentito come sua la sfida di creare anche in Italia un luogo della memoria, che potesse oltrepassare il trauma generato dalla violenza razzista e arrivare a un discorso sulla dignità umana».
Una volta in Italia Chiara Mosciatti si impegna a creare una comunità di senso tra l’Olanda e l’Italia, per dare luogo a «una rete capace di veicolare il mio messaggio e supportare il mio progetto». Nel febbraio 2020, il Comune di Camini, in provincia di Reggio Calabria, diventa capofila del progetto e inizia il dialogo con il comune di San Ferdinando. Già nell’ottobre dello stesso anno, a Camini viene installata “L’arciere”, la prima scultura in Italia di Carrilho: si tratta di un tiratore che ha appena scoccato una freccia verso l’alto. Un’immagine a suggello dell’inizio di questo complesso di arte pubblica.
Poi finalmente, nel gennaio 2022, si tiene a San Ferdinando l’inaugurazione della statua “L’altra faccia” dedicata a Soumaila Sacko, con il contributo dell’associazione culturale Famiglia Ventura di Reggio Calabria, l’Unione Sindacale di Base e la Redani (Rete della Diaspora Africana Nera in Italia) che ha riunito una serie di associazioni afferenti al mondo della diaspora nera in Italia. Tuttora è attivo un crowdfunding per sostenere le spese di questo progetto.
Entrambe le sculture rientrano all’interno del progetto “I Viaggiatori”, che contempla anche una terza imponente scultura, sempre in bronzo, di oltre 5 metri di altezza: “I portatori da lontano”, un’opera che sbuca direttamente dalla terra, rivolta verso il mare e posata direttamente su uno di quei tratti di spiaggia dello Ionio dove più frequentemente avvengono sbarchi di migranti. L’idea è che questa scultura sia un faro per chi arriva e veicolo di memoria e riflessione per chi c’è già, unendo le persone e le comunità nel confronto.
«L’arte per me è un segno del tempo che parla sia della vulnerabilità individuale che della storia collettiva. L’opera d’arte è il luogo più alto per esercitare il pensiero democratico, perché genera molte visioni che trovano punti di unione attraverso il dibattito», spiega la curatrice del progetto. «Ho immaginato che di fronte a delle opere di arte pubblica, in posti ignorati dai circuiti dell’arte, anche i discorsi delle persone che si fermano a guardare potessero cambiare, almeno per qualche minuto».
Tutto questo non finisce qui. Adesso c’è l’intenzione di continuare a lavorare qui in Calabria, più precisamente a Camini, dove la curatrice d’arte ha la sua base: «Ho trovato a Camini un porto sicuro, una comunità che nel suo piccolo bilancia innovazione sociale e tradizione, e qui progetto di aprire un mio studio che sia anche galleria d’arte, dove poter ospitare altri artisti e i loro lavori e dare luogo a scambi e itinerari che immagino volti a sud, come la scultura sulla spiaggia degli sbarchi».
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