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Alessandria - Vi ricordate di Sabrina Pontetilla, la regina dei fermentati? Da poco tempo ha lasciato Genova e si è trasferita nell’alessandrino, a Sant’Agata Fossili, dove ha trovato una ricchissima realtà: «Qui – racconta Sabrina – stiamo facendo delle meravigliose scoperte, incontriamo quasi ogni giorno esempi bellissimi di rete e tante persone in gamba». E così, tra le colline di Tortona, la loro quotidianità è cambiata: «Da tempo desideravamo spostarci in aperta campagna e questo trasloco, anche se legato innanzitutto a motivi familiari, ha abbracciato la nostra voglia di andare ancora più fuori città, dove si vive un ritmo diverso e dove poter portare avanti progetti sempre nuovi, legati all’educazione outdoor ma anche all’autoproduzione».
Guidare nella nebbia a parte, adesso Sabrina e la sua famiglia sono felici della loro scelta e non tornerebbero indietro. «Abitavamo nel quartiere di Struppa, nell’ultima casetta prima del bosco, che si raggiungeva con creuza a piedi. Pur essendo già distanti da zone più popolose e caotiche, avevamo comunque intenzione di osare ancora di più e soprattutto avere un terreno più ampio e un bel giardino intorno».
L’AMORE PER LA NATURA
«Anche quando ero più giovane e tenevo alla vita mondana, il richiamo alla terra c’è sempre stato. Io ero quella che proponeva escursioni, passeggiate nell’entroterra, ma anche viaggi legati alla scoperta della natura. Andando avanti con gli anni si cresce, si fanno esperienze e si filtra sempre di più, ma poi capisci che qualcosa ti chiama. Per tanti anni ho timbrato il cartellino, ma adesso è tutto diverso».
«Il contesto dove ci troviamo è completamente nuovo, a partire dall’altitudine: rispetto a Genova, dove sei circondato da alture, qui siamo in pianura e in mezzo ai campi, per tantissimi mesi all’anno vedi i trattori che lavorano. Le persone sono più rilassate, anche se faticano fino a sera, ma non c’è la frenesia della città».
In questi mesi Sabrina e la sua famiglia hanno realizzato un orto ed è nata una felice complicità con i nuovi vicini, che hanno avviato un centro equestre a conduzione familiare che punta moltissimo sul rapporto con il cavallo vissuto come una relazione tra esseri viventi anziché tra “uomo e padrone”. «Il destino ha fatto in modo che trovassimo un vicinato bello, diverso. Qui barattiamo attrezzi, strumenti, tempo, competenze. Si respira un’atmosfera di collaborazione spontanea».
Sabrina ha notato che in questo momento tante persone stanno cercando terreni in zona per dare vita a orti condivisi. «Sicuramente è un desiderio nato dalla necessità di questo periodo difficile, ma è comunque significativo». Si è inserita anche all’interno di alcune reti relative all’agricoltura, dove si scambiano competenze teoriche e pratiche per lavorare al meglio la terra e per coglierne insieme i frutti. Una dimensione di condivisione in cui Sabrina si trova bene e su cui punta molto, anche in famiglia.
L’ISTRUZIONE PARENTALE
La protagonista di questa storia e suo marito hanno due figlie, di 4 e 8 anni. «Con la bambina grande portiamo avanti l’istruzione parentale anche qui, come abbiamo sempre fatto. Il nostro intento è che apprenda nozioni, ma soprattutto impari a interiorizzare anche altri valori come la cittadinanza attiva, elementi preziosi per costruire una società diversa. Ci si dà una mano, aiutiamo a curare il frutteto del vicino, portiamo in giro i semi».
L’istruzione parentale è un filone molto importante della loro vita: «Vogliamo far vivere alle nostre figlie un certo tipo di presente, in modo che venga sempre più automatico parlare di scambio e di baratto, che venga loro naturale riconoscere le erbe spontanee che si incontrano in passeggiata, raccogliendole in modo oculato, lasciando sempre nutrimento per impollinatori».
Questo ventaglio di valori che si portano avanti con l’istruzione parentale è in comune con altre famiglie homeschooler con cui Sabrina ha la fortuna di aver intrecciato uno scambio costante. «A Serra Riccò, dove porto mia figlia due volte a settimana a un progetto di educazione in natura, si alternano momenti di attività spontanea e di gioco all’osservazione e all’apprendimento più guidato, accompagnato da un erborista, una guida ambientale e altre figure di riferimento». E ora iniziano a raccogliere i primi frutti delle scelte di vita compiute negli ultimi anni.
COSTRUIRE COMUNITÀ
«Vivendo qui mi sono resa conto che costruire delle comunità è realmente possibile: luoghi dove ci sia collaborazione sincera, ma anche spazio di confronto, seguendo obiettivi comuni». Loro fanno parte di una comunità di famiglie con cui condividono molto, a partire da una vita più a contatto con la terra, e non si sentono soli, perché si sono resi conto che interessa a sempre più persone. «Va detto che in zone meno caotiche è più facile, ma finché non fai un salto, non capisci cosa sia l’essenziale». Sabrina non parla di beni, quanto di intenti, di modus vivendi. «Quando ti scatta quella molla ti si apre un mondo».
Per loro è un continuo fermento, un costante costruire a tutti livelli: «Non è facile, perché quando inizi a fare tutto tu e a delegare il meno possibile – dalla scuola al supermercato – cerchi di autoprodurre, di riparare quello che è rotto, di cercare aiuto in giro. È un impiego diverso di energie e di risorse, ma pian piano si fa». E i sorrisi e le soddisfazioni non tardano ad arrivare.
E il bello è che nell’alessandrino Sabrina e la sua famiglia hanno trovato accoglienza con la A maiuscola, non solo nell’ambito del vicinato, ma anche con l’agricoltore sotto casa o con il gruppo di GAS da cui hanno iniziato a rifornirsi. «In generale qui si respirano onestà e voglia di fare gruppo, di fare rete, e siamo molto contenti». Nel frattempo Sabrina continua a fermentare e anche se la sua pagina Facebook Il Tempo dell’Avocado è momentaneamente ferma – c’è un nuovo sito in lavorazione – la si può contattare privatamente. E farsi dare due dritte per cimentarsi in questa pratica così salutare.
“C’è un libro sempre aperto per tutti gli occhi: la natura”. Jean-Jacques Rousseau
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