Seguici su:
Vercelli - Ve ne abbiamo parlato un anno fa e quest’anno torniamo a raccontarvi di un’iniziativa che nel piccolo Comune di Borgosesia, in provincia di Vercelli, sta portando a tutti i cittadini la poesia, per dimostrare l’enorme potere che hanno le parole sulla nostra salute.
Così per il secondo anno consecutivo torna l’iniziativa Pillole, ideata da Maria Rosa Pantè, docente responsabile dell’educazione civica nella scuola IIS Lancia di Borgosesia, insieme alla commissione educazione civica dell’Istituto e ai coordinatori di altre scuole locali. L’idea è sempre la stessa: usare la parola non per ferire ma per curare, non come un pugno, ma come una carezza.
“PRENDI UN VERSO” E “LASCIA UN VERSO”: LE PAROLE DI CURA DEGLI STUDENTI
Come ci racconta Maria Rosa Pantè, «quest’anno per la seconda edizione abbiamo chiesto alle persone, soprattutto alle allieve e agli allievi, di fare un’operazione ormai desueta, antica e quasi dimenticata: scrivere a mano. Prendere un foglietto, una matita o una biro e usare la mano, farla correre sul foglio e scrivere versi propri o altrui, ma sempre di cura e, possiamo aggiungere, di pace. Anche quest’anno ci aiutano dei poeti e delle poetesse che hanno donato versi scritti a mano».
«L’iniziativa ha un duplice obiettivo», aggiunge la docente. «Da un lato far capire ai ragazzi e alle ragazze, dalle scuole elementari alle superiori, che ogni parola che utilizzano ha una conseguenza e dall’altro dunque che ognuno e ognuna di loro ha il grande potere di scegliere se fare una carezza o dare uno schiaffo».
Quest’anno il progetto coinvolge anche una scuola superiore di Roma: è stato chiesto a studentesse e studenti di scrivere versi che potessero curare e talvolta precisando quali specifiche malattie. I versi sono stati riposti in una scatola riportante una doppia scritta: “Prendi un verso” e “Lascia un verso”, per fare in modo che sempre più persone possano partecipare all’iniziativa, donando e ricevendo. «Alcuni dei partecipanti hanno anche scritto a chi era indirizzato il loro verso: depressi, stanchi, malati d’amore. Altri versi invece sono liberi. All’iniziativa hanno poi contribuito alcuni poeti con le loro produzioni già edite».
DAL PANETTIERE ALLA FARMARCIA AL PARRUCCHIERE: L’INIZIATIVA DIFFUSA A BORGOSESIA
Secondo Maria Rosa Pantè, è fondamentale «usare la parola con consapevolezza, con la bellezza che la parola porta con sé. Insomma, con poesia. Perché la comunicazione umana che cura è soprattutto la parola della poesia». Le scatole con i versi sono state poste nei luoghi di cura per eccellenza come le farmacie, ma anche in centri medici, nelle librerie, nel centro di salute mentale del paese e quest’anno anche dal panettiere, dal parrucchiere, nel negozio di prodotti equo solidali, nella sede della pastorale universitaria di Vercelli, in una pinacoteca, in uno studio veterinario, nel centro dedicato all’Alzheimer e a diverse disabilità. «Altri luoghi si potranno aggiungere, ci piacerebbe per esempio portare sollievo a chi aspetta dal dentista».
In molti hanno collaborato alla raccolta di questa azione e molti altri si potranno unire. Esattamente un anno fa l’iniziativa ha riscosso a Borgosesia un grande successo, proprio per la volontà di coinvolgere l’intera comunità attraverso un’azione diffusa e collettiva. Oggi infatti è un progetto che spera di fare del bene alle persone, di farle sentire curate e arricchite dalla bellezza grazie alla cura della parola.
Pensieri, parole di conforto, frasi che lasciano un sorriso: le pillole in versi ci mostrano come dell’inchiostro su un foglio può diffondere la solidarietà, specialmente nel periodo storico che stiamo vivendo. «La poesia non è cosa da stare confinata in una scuola e nemmeno in un libro, la poesia è di tutti e tutte, dovrebbe risuonare in mezzo alle persone ma anche fra gli animali e le piante. La poesia umana è parte della più grande poesia della Natura».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento