21 Apr 2022

No vax/sì vax: quanto ha influito la comunicazione del Governo sulla scelta di vaccinarsi o meno?

Scritto da: Elisa Elia

Per mesi è stata portata avanti una guerra mediatica contro i cosiddetti “no vax”, seguendo una strategia che ha lasciato pochissimo spazio all'ascolto e a una comunicazione chiara e trasparente. Ma quanto ha influito la comunicazione governativa sulla scelta dei singoli di non vaccinarsi? Proviamo a rispondere a questa domanda.

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Nonostante il fuoco mediatico in questi giorni sia completamente rivolto all’Ucraina, per mesi il principale dibattito della stampa italiana ha riguardato Covid, vaccini e green pass, con un’attenzione speciale per i cosiddetti “no vax” – che in questo articolo chiameremo semplicemente: persone che hanno scelto di non vaccinarsi.

Identikit della categoria, continui memento mori per gli over 50, personaggi presi a caso e fatti diventare rappresentanti di una categoria che non esiste: la stampa italiana e il Governo italiano hanno mostrato gravi pecche a livello comunicativo, suscitando molti dubbi in merito all’osservanza delle condizioni di eticità e trasparenza della comunicazione scientifica e sanitaria. C’è stata poi un’attenzione morbosa per le storie di chi aveva scelto di non vaccinarsi e poi si era ammalato (in alcuni casi pentito) e finito in ospedale (in alcuni casi deceduto).

Ma cosa c’entra – direte voi – tutto questo con la comunicazione del governo sul tema vaccini? C’entra eccome. Perché la maggior parte dei mass media nostrani è allineata in modo manicheo sulle scelte del Governo all’interno della campagna vaccinale, senza creare un vero dibattito che garantisse il confronto e soprattutto che partisse dall’ascolto dei dubbi e delle paure delle persone che non volevano (e non vogliono) vaccinarsi.

Sebbene siano differenti le motivazioni per cui, ad oggi, un 6% circa della popolazione abbia fatto questa scelta, possiamo supporre che la comunicazione del Governo in tema di Covid, vaccini e salute non abbia aiutato a far chiarezza e a fugare dubbi. Anzi: molto spesso ha avallato le incertezze di chi ha scelto di non vaccinarsi e approfondito la divisione sociale.

Vaccini Covid 19

È diventata emblematica in questo senso la conferenza stampa del 22 luglio del premier Draghi che, rispondendo a un giornalista, disse che il green pass – che si stava allora per introdurre – era «la garanzia però di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose». Se è vero che fra chi è vaccinato la probabilità di contagio è minore perché la carica virale è tendenzialmente più bassa, allo stesso tempo bisogna ammettere questa possibilità esiste.

La semplificazione operata da Draghi invece, oltre a non essere corretta da un punto di vista scientifico, ha inasprito dubbi e incertezze sulla validità del vaccino, nel momento in cui si è visto che la possibilità di contagio esiste anche fra chi si è vaccinato. Questo perché, come ha spiegato il professor Burgio intervistato da Radio Onda Rossa, con i vaccini a mRNA «il virus non viene eliminato, ma rimane in una situazione di bassissima carica virale perché bloccato dagli anticorpi nelle vie superiori» e in questo senso «il vaccino sta funzionando come trigger anticorpale, tenendo il virus sotto traccia».

Oltre la contagiosità, ci sono state anche altre questioni poco chiare, in merito alle quali non è stato incentivato un dialogo fra le parti. Parliamo ad esempio dei potenziali effetti collaterali del vaccino, un argomento su cui non si può semplificare e che rappresenta anche una delle principali preoccupazioni di chi sceglie di non vaccinarsi. Al momento, gli studi scientifici ci dicono che in un rapporto costo/benefici «i vaccini presentano vantaggi ampi rispetto al virus nella maggior parte delle fasce di età e categorie, sebbene la forbice si riduca per alcune», come ha sottolineato in questo articolo Andrea Degl’Innocenti.

Il problema però esiste laddove alcune reazioni avverse ci sono state e chi le ha subite – in prima persona o attraverso i propri familiari – non ha ricevuto cure e un supporto adeguato a livello statale, come denunciato ad esempio dai manifestanti che il 6 dicembre 2021 hanno sfilato davanti al Ministero della Salute, a Roma, dietro la sigla dell’Unione per le cure, i diritti e le libertà.

Possiamo supporre che la comunicazione del Governo in tema di Covid, vaccini e salute non abbia aiutato a far chiarezza

Le difficoltà di questo tema si collegano direttamente alla questione dei risarcimenti. Chi viene danneggiato dal vaccino contro il Covid-19 ha effettivamente la possibilità di essere risarcito dallo Stato, in quanto diverse sentenze della Corte Costituzionale hanno ampliato la platea dell’indennizzo anche ai vaccini non obbligatori ma incentivati. Eppure si è dovuta aspettare la fine del 2021 per vedere l’istituzione di un fondo specifico di 150 milioni di euro per il 2022 per risarcire chi ha avuto danni da questa vaccinazione e ricevere indicazioni più chiare su come procedere in questi casi.

In linea generale, nei mesi che sono trascorsi il Governo si è occupato per lo più di emanare decreti, che di fatto hanno costituito un obbligo vaccinale celato, invece che di creare le basi per una comunicazione trasparente e un dialogo su una questione di salute collettiva.

La creazione di una forte divisione sociale e la polarizzazione del dibattito pubblico – si potrebbe pensare – non è casuale: in questo modo è passato in secondo piano il fatto che nei dieci anni prima della pandemia sono stati sottratti 37 miliardi di euro alla sanità pubblica e che per il 2022-2023 il Governo Draghi ha tolto altri 6 miliardi alla sanità, aumentando invece le spese militari.

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