Mimmo Lucano: “Con la sentenza si è voluto colpire mediaticamente”, ma Riace è un’alternativa possibile
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Reggio Calabria - Sono passati sei mesi dal giorno in cui il Tribunale di Locri ha emesso la sentenza che ha condannato Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, a 13 anni e 2 mesi. Ne sono passati invece soltanto quattro dalla deposizione delle motivazioni, che hanno argomentato la condanna, presso lo stesso tribunale.
Si tratta di 904 pagine che raccolgono dati, intercettazioni e testimonianze e spiegano, accusa dopo accusa, i perché della condanna a Mimmo Lucano e alle altre 17 persone condannate nel processo Xenia. In particolare, i reati comminati a Domenico Lucano sono abuso d’ufficio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, peculato, falsità ideologica in atto pubblico e associazione a delinquere.
Secondo il Tribunale, presieduto dal giudice Fulvio D’Accursio, si tratta di «un quadro per nulla rassicurante e a tinte fosche», come si può leggere nelle motivazioni, e che «non ha neppure sfiorato la tematica dell’integrazione virtuosa e solidale […] ma ha semplicemente messo in luce meccanismi illeciti e perversi, fondati sulla cupidigia e sull’avidità, che ad un certo punto hanno iniziato a manifestarsi in modo prepotente in quei luoghi e si sono tradotti in forme di vero e proprio “arrembaggio” ai cospicui finanziamenti che arrivavano in quel paesino».
Secondo l’accusa dunque, dietro il sistema di accoglienza e di rigenerazione di Riace si nasconderebbe un disegno criminoso, che nulla avrebbe a che vedere con la vera accoglienza, ma che avrebbe alimentato soltanto un sistema di potere interno al paesino e di cui Lucano sarebbe stato a capo.
Ma cosa ha fatto concretamente Mimmo Lucano e quali azioni nello specific, gli vengono contestate? «Io ho voluto e voglio dimostrare come si possa avere una direzione politica basata su determinati ideali di solidarietà, uguaglianza e giustizia sociale, che rifiutino i soprusi e il predominio legato alla destra», spiega l’ex sindaco di Riace. «Tutto quello che ho fatto rientra in questa direzione e non c’entra nulla con la dimensione giudiziaria di questi fatti».
Un esempio? «Uno dei reati che mi viene comminato è l’abuso d’ufficio, perché alcuni immigrati sono rimasti qui più dei 6 mesi previsti dal Ministero», spiega Lucano. «Io credo che non possa essere una norma a stabilire quanto devono rimanere le persone, ma le condizioni sociali che eravamo in grado di creare; perché è stato considerato un reato penale quando poteva essere una semplice sanzione amministrativa?».
Lo stesso, come spiega l’ex sindaco di Riace, si può dire dei reati di truffa aggravata e peculato. Se il giudice pensa che ci sia stata l’intenzione di truffare in maniera criminosa lo Stato e arricchirsi (prima in termini economici, poi in termini di potere), dall’altro lato Mimmo Lucano ribadisce la sua: «Avevamo messo in piedi un sistema di accoglienza integrata, che potesse far sì che le persone rimanessero a Riace, combattendo così lo spopolamento: avevamo creato un frantoio, un parco giochi, un sistema di accoglienza che andava oltre le necessità basilari di chi arriva qui e che le portassero a rimanere».
Anche gli avvocati di Lucano, Pisapia e Daqua, hanno dato una certa lettura della sentenza, come affermato a seguito della conferenza stampa organizzata il 18 febbraio per illustrare il ricorso: «Non bisogna considerare reati condotte che apparentemente sembrano sbagliate e che invece sono finalizzate in maniera positiva per la collettività», spiega Pisapia in collegamento video. E anche Daqua parla di «errori macroscopici e incongruenze» che hanno portato a un’interpretazione «macroscopicamente difforme dal suo autentico significato».
Per Mimmo Lucano la condanna è legata «alla necessità di distruggere presso l’opinione pubblica tutti quelli che si rapportano in un certo modo con la tematica dell’immigrazione: uno degli obiettivi senza dubbio è anche quello mediatico».
Eppure, ad oggi, tutto questo non è riuscito a fermare l’ondata di solidarietà che si è creata attorno all’ex sindaco di Riace: l’Internazionale Progressista ha lanciato la campagna globale “Free Mimmo”, chiedendo di far cadere le accuse nei suoi confronti, mentre il Papa ha dedicato la nona stazione della Via Crucis proprio a lui, lo scorso 24 marzo, durante la Giornata in memoria dei missionari martiri che si è celebrata in tutta la Chiesa italiana.
E così non si ferma neanche la speranza che un sistema alternativo sia possibile, anche nel piccolo e anche senza fondi pubblici, persino in quelle aree fragili della Calabria, come la Locride. Mimmo Lucano ha annunciato infatti che devolverà all’accoglienza di profughi di qualsiasi etnia i soldi raccolti da Luigi Manconi e dall’associazione A buon diritto per le sanzioni pecuniarie previste dalla sentenza. E intanto inaugura a Riace una nuova sede per Città Futura, dedicata a Gino Strada, all’interno dello storico Palazzo Pinnarò.
Tanti piccoli gesti, che confermano quella direzione a cui Lucano fa sempre riferimento nei suoi discorsi: «Per me è stato un impegno bellissimo, un’alternativa al prevalere dell’egoismo, degli interessi, del profitto, dei fili spinati». Non ha nessun dubbio: «Rifarei esattamente tutto quello che ho fatto».
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