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Imperia - In questi due anni di pandemia abbiamo vissuto tutti in maniera differente le restrizioni imposte, le emozioni di paura, tristezza e rabbia per ciò che stava accadendo, ma anche la riorganizzazione delle nostre giornate come conseguenza di smart working, riduzione orari e scuole che seguivano di mese in mese logiche diverse per gestire i rischi di contagio. C’è chi, a mio avviso, ha pagato un prezzo più caro di tutti: ragazzi e ragazze, per cui la socialità, il riconoscimento di un ruolo nella comunità più giovane, l’autodeterminazione e il dissentire alle regole rivestono elementi fondamentali per la loro crescita e sviluppo.
Sono moltissimi i giovani e giovanissimi che hanno chiesto aiuto a sportelli scolastici, psicoterapeti e professionisti vari in grado supportarli nel comprendere e accettare ciò che stava accadendo intorno a loro e dentro di loro. Tra le varie iniziative c’è quella di Il Puerto, uno spazio di aggregazione giovanile aperto tutti i pomeriggi dell’anno, con l’obiettivo di avere una funzione di socializzazione, unione e riconoscimento di adolescenti e di giovani in generale, con un’età che va dai 14 ai 29 anni.
LA NASCITA
Il progetto è nato da un patto di sussidiarietà con il Comune di Imperia, stipulato a fine del 2017, che ha visto protagoniste diverse associazioni – tra cui Onlus Hesperos, Campo delle Fragole APS e coop. Jobel –, oltre a Genitori Attivi e Centro di Solidarietà L’Ancora. Inaugurato nel 2019 con l’obiettivo di essere un centro destinato all’aggregazione e alla crescita professionale e culturale dei ragazzi, questo luogo è diventato nel tempo sede di seminari, workshop, laboratori creativi e teatrali e giochi di ruolo. Qui sono inoltre state organizzate serate dedicate a diversi temi, che hanno attratto un numero sempre maggiore di giovani.
I SERVIZI: COME DIVENTARE UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER LE FAMIGLIE
Tra i suoi obiettivi, Il Puerto ha quello di diventare con il tempo un punto di riferimento non solo per i giovani, ma per l’intero nucleo famigliare. Come? Creando attività aggregative per tutti gli attori coinvolti e consolidando sempre più il ruolo di ponte di comunicazione tra istituzioni di riferimento, scuole, genitori e figli. Al suo interno quindi sono previsiti diversi servizi, tra cui l’orientamento al lavoro, il sostegno scolastico, uno sportello di ascolto, l’attivazione di una rete territoriale, un’area benessere aperta a tutti e un sostegno alla genitorialità.
Tra le attività organizzate c’è quella del doposcuola, principalmente indirizzato ai ragazzi e ragazze della scuola secondaria di primo grado. Si tratta di un servizio gratuito creato per riavvicinare gli studenti e le studentesse al mondo della scuola e prevenire la dispersione scolastica. Un insieme quindi di attività che puntano a favorirne un apprendimento creativo, ludico e trasversale.
«Il Puerto è un luogo fragile e prezioso- mi racconta Donatella Lasagna responsabile dell’associazione Arci Il campo delle fragole capofila dell’Ats di gestione dello spazio-: prezioso perche è un presidio che lavora sulla partecipazione attiva della comunità, offrendo occasioni uniche di gioco e socializzazioneai ragazzi . Estremamente fragile perché è una realtà da mantenere viva, bisognosa di sostegno economico costante e rinnovato ogni anno perché necessario alla comunità e concesso dalle istituzioni territoriali come fosse un regalo. Il riconoscimento del valore sociale del Puerto deve essere motivo di fierezza».
LABORATORI E SPORTELLO DI ASCOLTO: DIVERSI MODI PER FACILITARE L’ESPRESSIONE
Il Centro Aggregativo è uno spazio di condivisione per promuovere crescita comune, sviluppo di cittadinanza attiva, costruzione di identità di comunità. Inoltre può rappresentare per le famiglie un supporto concreto e un punto di riferimento durante tutta la settimana. Oltre a essere uno spazio d’incontro, Il Puerto organizza anche diverse attività gratuite. Tra queste, laboratori di ceramica, di arte, di robotica, e di disegno. Insomma, molte proposte per far sviluppare competenze e conoscenze che possano trasformarsi in hobby da coltivare e idee da nutrire.
Me ne parla Emanuele Morandi, tra gli ideatori e responsabili del progetto: «Viviamo un periodo storico in cui è fondamentale approcciarsi a modalità educative e di incontro che diano spazio al gioco, al teatro, all’arte, alla filosofia, spaziando tra diverse discipline e re-inventandosi a seconda del contesto con cui si ha a che fare. Sono educatore e counselor e gestisco, tra le altre cose, uno sportello di ascolto per i ragazzi delle medie».
«In questi ultimi anni ho visto alcuni ragazzi e ragazze un po’ più “spenti”- prosegue Emanuele-, ma molti anche sempre più vogliosi di trovare un senso, di combattere e reagire a ciò che sta accadendo intorno a loro. La pandemia è stata devastante per tutti, ma in particolar modo per i più giovani. Sono riusciti a sopravvivere alle limitazioni e alle diverse difficoltà di questo periodo storico attraverso due strategie principali: da una parte la trasgressione delle regole, dall’altra l’adattamento. La seconda ha avuto però come conseguenza un appiattimento della loro creatività e voglia di agire e reagire. Prima lavoravamo molto insieme sul tema del contatto e delle relazioni, ma in questi ultimi due anni tutto ciò è stato impossibile. Tra didattica a distanza e videogiochi sono molti i ragazzi che sono andati “in overdose” da tecnologia. Ciò che ascolto e accolgo ogni giorno da loro è una necessità a sviluppare relazioni reali».
LA PERDITA DI SENSO DELLA SCOLARIZZAZIONE
Emanuele, passando molto tempo a stretto contatto con adolescenti e pre adolescenti, mi racconta di come in questi ultimi anni ci sia stato un costante peggioramento nella percezione delle motivazioni e del senso di andare a scuola, vissuto da molti di essi. «Mentre i più piccoli ne parlano con un senso del dovere ancora alto, i più grandi spesso lo vivono come un supplizio, un obbligo: nello spiegarmi le loro motivazioni mi raccontano che i programmi scolastici si sono ampliati sempre più in questi anni e ci sono sempre più nozioni da apprendere, sempre più cose da interiorizzare, e gli insegnati vengono visti e vissuti più come analizzatori di performance di studio mnemonico piuttosto che educatori e stimolatori del senso critico».
Addirittura recentemente qualcuno gli ha confidato che preferisce la didattica a distanza rispetto a quello in presenza, spiegando che così le lezioni non possono durare più di quattro ore e lasciano più tempo per occuparsi di altri interessi, non dovendo stare fuori di casa per sei/otto ore considerando spostamenti e rientri pomeridiani. «Questo tempo lo vivono come se fosse stato loro “trattenuto” e lo patiscono soprattutto nella riduzione di socialità: lavorano tanto e mancano momenti per essere visti, per farsi amici. A tal proposito, per raccogliere proposte, malumori, esigenze e bisogni da parte di tutti loro, ho proposto da poco che lo sportello di ascolto di cui mi occupo sia messo a sistema per ogni classe della scuola.»
IL COUNSELING THEATRE
Per limitare parte di queste difficoltà evidenti vissute da tutti, seppur con modalità e intensità differenti, tra le varie attività organizzate da Il Puerto c’è quella del Counseling Theatre. Perchè il teatro? La metodologia teatrale consente di partecipare a un percorso di gruppo sentendosi ascoltati e incoraggiati ad agire e a liberarsi dei propri grovigli interiori grazie al gioco, il movimento e il contatto, capaci di generare un contesto non giudicante e protetto. L’obiettivo del Counseling Teatrale è quello di accompagnare il gruppo in un percorso sulla corporeità, sulla relazione con l’Io, l’altro e il gruppo, lavorando sulla percezione di sé e sul concetto di evoluzione personale.
Questo strumento ha come fine ultimo il lavoro personale su di sé e per farlo gioca sulla costruzione di personaggi e modelli generati con la persona e non calati dall’alto; per questo non ha come fine ultimo l’esibizione o lo spettacolo, non ci sono copioni. Attraverso il gioco drammatico è possibile analizzare e smontare etichette, a favore di azioni e pensieri più veri e profondi, in un clima non giudicante e protetto dall’atmosfera ludica.
EDU-LARP: IL GIOCHO DI RUOLO DAL VIVO
Il termine EDU-LARP include tutte quelle iniziative legate al gioco di ruolo progettate e finalizzate per scopi didattici ed educativi e permette di progettare percorsi ad hoc, studiati e preparati di volta in volta a seconda delle diverse esigenze delle singole classi o gruppi, da sviluppare parallelamente all’attività di Sportello di Ascolto. Si tratta di una modalità di gioco di ruolo in prima persona che coinvolge i gruppi nella simulazione di un evento, il cui scenario può essere variabile, come ad esempio un evento storico, una condizione emotiva o una situazione immaginaria.
Calarsi nei panni e nei ruoli di “altri da sé” permette di sperimentare punti di vista, di fare riflessioni critiche sulle dinamiche relazionali e di conseguenza aumentare la consapevolezza di sé come individuo e cittadino inserito in un contesto sociale. Questa azione promuove in modo naturale ed efficace la non discriminazione, l’equità e l’inclusione sociale individuando nella strategia e nell’azione comune un modo sano per incontrare il “diverso da noi”. Tante attività per arrivare a un unico grande obiettivo: conoscere, supportare e ascoltare chiunque ne abbia necessità e voglia.
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