No al Green Pass: in Liguria la Marcia della Libertà con l’ex giudice Paolo Sceusa
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Imperia - Camminare per manifestare contro il Green Pass: sono stati circa una cinquantina i partecipanti alla Marcia della Libertà (e della Pace), organizzata dal Comitato no Green pass della provincia di Imperia, tenutosi domenica scorsa, 10 aprile. Il ritrovo per la partenza è stato a Bordighera (IM) e già dalle nove di mattina hanno iniziato ad arrivare i primi partecipanti, ognuno con indosso un gilet colorato, giallo o arancione.
Molti erano della provincia di Imperia e di Savona, ma la marcia ha visto al suo interno anche camminatori attivisti provenienti da altre città e regioni. Tra questi Paolo Sceusa, ex giudice presso il Tribunale di Gorizia, pubblico ministero a Trieste e presidente del tribunale per i minorenni di Trento fino al 2020. Sceusa per primo nei mesi scorsi aveva organizzato una Marcia per la Libertà, che era partita da Venezia e giunta nel sud Italia.
Alla nostra collaboratrice Alessia, che ha incontrato Sceusa alla manifestazione e lo ha intervistato – dovrete attendere ancora qualche giorno per leggere l’intervista completa – l’ex giudice ha dichiarato: «Ero presidente di un Tribunale per i minori a Trento, sono andato in pensione per avere proprio il tempo libero da poter dedicare al contrasto di quello che si stava prospettando e che puntualmente si è verificato: leggi liberticide, il passaporto dell’obbedienza, come lo chiamo io, altri lo chiamano green pass».
«Di fronte a questa situazione – prosegue Sceusa – ho agito da giurista, quindi attraverso cause, petizioni e denunce, e col tempo ho poi accettato di fare una cosa che non avrei mai pensato: indire manifestazioni e parlare in piazza erano proprio cose che stavano fuori dalle mie corde e dai miei programmi, però l’ho fatto perché tutto era necessario. Io lavoro per sommatorie, mai per sottrazione».
«Quando sono partito – racconta ancora Sceusa riferendosi alla prima marcia da lui organizzata – era pieno inverno. Sono partito il 6 gennaio, data non casuale perché è l’Epifania e vuol dire manifestazione, esternazione, e quello per me aveva un significato. Io sono attento ai simboli perché, come tutti in qualche misura, ne sono influenzato; qualche volta li subisco, non volevo farli subire agli altri, ma sono un mezzo di comunicazione importante».
Tutto questo ha consentito al giurista di apprezzare la potenza enorme della marcia e fargli capire perché tante persone importanti l’hanno scelta come strumento di comunicazione. «Pensiamo alle piazze: uno parla, tanti ascoltano, poi possono applaudire, far partire dei cori, si conoscono anche tra di loro; poi dopo però quando è finita ci si saluta e si va via. La marcia invece è una cosa che continua, ognuno la fa per il tratto e per il tempo che vuole, che può».
Il cammino, iniziato alle 10, è stato organizzato con un’attenzione molto particolare, prevedendo veicoli per supportare chi camminava attraverso brevi pit stop. La direzione? Il confine tra Italia e Francia, dove era previsto l’incontro con gli attivisti francesi che a loro volta stavano marciando per le vie blu, bianche e rosse, con gli stessi ideali e le stesse richieste.
Al meeting point però, i transalpini hanno fatto sapere che non ci sarebbero stati, perché erano stati fermati prima di riuscire ad arrivarci dalle forze dell’ordine francesi. Così la marcia italiana è arrivata comunque a Ventimiglia, passando attraverso la parte alta della città e giungendo al Forte dell’Annunziata. Lì i partecipanti si sono presi per mano formando un grande cerchio che accoglieva tutti per un momento di condivisione, riflessioni e aspettative attese sul prossimo futuro.
Le manifestazioni pacifiche contro il Green Pass continuano: proprio ieri è salpata da Genova una nave che ha portato in Sardegna alcuni dei partecipanti della marcia che inizia oggi e che continuerà per diversi giorni, partendo da Bosa Marina, sulla costa ovest, fino ad arrivare il 24 aprile a Porto Torres, da dove poi ripartiranno.
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