Giovanni Cupidi e le “statistiche umane” che parlano di disabilità e accessibilità
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Palermo - Per il nostro appuntamento di oggi con la rubrica ThisAbilità prendo il volo e atterro sull’isola del sole dove ad aspettarmi – dall’altra parte dello schermo – c’è Giovanni Cupidi. È un vero piacere poterlo raggiungere e riuscire ad approfondire la sua storia, perché l’ho sempre seguito da lontano e ho sempre pensato che le sue azioni raccontassero in maniera propositiva la sua prospettiva “a quattro ruote” sul mondo.
Per certi versi il suo modo di fare attivismo è molto simile al mio: dal mio punto di vista, la disabilità non viene vissuta come un qualcosa che “impoverisce”, ma come una condizione che c’è, che a volte “pesa” ma che non si smette di tenere per mano, perché ci caratterizza.
Giovanni Cupidi, quarantaduenne palermitano, è laureato in scienze statistiche ed economiche e ha conseguito un dottorato di ricerca in statistica applicata presso l’università della sua città. Da quasi trent’anni ha una grave tetraplegia spinale che gli ha fatto incontrare non poche difficoltà e proprio per questo ha indirizzato la sua preparazione professionale e personale ampliando le sue competenze su tematiche riguardanti la salute, la disabilità e il superamento delle barriere – non solo architettoniche.
Mi piace definirlo come un artigiano che si i occupa di “statistiche umane”, ovvero di tutti quei dati che sfuggono ai grafici e che prendono vita solamente incontrando realmente le persone e informandole su uno spaccato di società che spesso non conoscono e che reputano lontano dalla propria vita e dal proprio bagaglio di esperienze, ma che così lontano poi non è, perché popolato da esseri umani. E in questo siamo tutti uguali.
Parli spesso di barriere. Quali sono le barriere architettoniche (e non) che hai incontrato nel tuo percorso di vita personale e professionale?
Purtroppo io abito in un paese della provincia di Palermo che è un pessimo esempio di luogo accessibile, a partire da tutti gli uffici pubblici, completamente inaccessibili a chi ha una disabilità motoria. Troppo spesso ancora durante i miei spostamenti e viaggi trovo situazioni difficili causate dalle barriere architettoniche. Ma credo che le barriere più difficili che ho incontrato siano legate al mio diritto all’assistenza domiciliare e al lavoro. Certamente le due cose che più mi hanno visto lottare strenuamente in questi anni.
Quali strumenti usi per comunicare il tuo messaggio?
Raggiungo le persone soprattutto coltivando le parole, cariche di una sensibilità che non lascia soli e che non fa cadere nello sconforto chi incontra determinate difficoltà. Le coltivo e le prendo come “spunti” di vista, proprio come in Noi siamo immortali, il mio primo libro uscito a settembre 2018..
Noi siamo immortali è il titolo del tuo libro – vincitore del Premiolino 2019, uno tra i più importanti e prestigiosi riconoscimenti giornalistici italiani –, ma cosa significa per te essere immortale?
Come dico nel mio libro, gli immortali non sono certo coloro che non muoiono mai, ma piuttosto tutti quelli che nella vita non si arrendono, che mettono tutta la forza che hanno per raggiungere i propri obiettivi, per andare sempre avanti.
Il figlio di Tarzan, docufilm di cui sei coautore con Ficarra e Picone, racconta le difficoltà quotidiane di una Palermo–giungla, dove la non inclusione è all’ordine del giorno. Dopo l’uscita del film hai notato dei cambiamenti (sia in positivo che in negativo) da parte della tua città?
Il docufilm è stato presentato recentemente e solo una volta è stato trasmesso in televisione. Sarei stato – e credo saremmo, includendo tutti coloro che hanno lavoro a questo progetto – molto orgoglioso se a pochi mesi dalla presentazione del documentario ci fossero stati già evidenti cambiamenti. Sono certo però che possa essere un contributo importante soprattutto alla diffusione di una corretta cultura sulla disabilità. Tanto che sono stato già stato ospite in alcune scuole d’Italia e alla facoltà di economia dell’Università di Palermo proprio per far conoscere meglio queste realtà ai ragazzi, ma non solo a loro.
Il sottotitolo del tuo blog ufficiale è “studio dei problemi/ ricerca delle soluzioni”. Una società più inclusiva come dovrebbe mettere in pratica concretamente questo studio e questa ricerca? Avresti delle idee da proporre?
Sicuramente iniziando dalla applicazione delle leggi esistenti. Sarebbe un ottimo punto di partenza. Il punto fondamentale è che la società si doti di tutti gli strumenti necessari a una piena inclusione e li metta a disposizione delle persone con disabilità. Uno di questi è certamente la possibilità di lavorare o di avere una formazione di alto livello. Bisogna dare la possibilità alle persone con disabilità di sperimentare e vivere in maniera indipendente in modo da non essere più percepiti come un “costo”, ma come una risorsa.
C’è qualche collaborazione in particolare che ci vuoi raccontare?
Il mio bagaglio culturale si è arricchito collaborando e sviluppando diversi progetti sia singolarmente che in gruppo. All’ordine del giorno ci sono sempre state la condivisione di idee e la ricerca di soluzioni per risolvere tutti quegli ostacoli che una persona con disabilità incontra nella propria routine. Uno di questi progetti è sicuramente il blog ufficiale dove mi racconto, informo e do voce a chi vive ancora oggi una socialità che non riesce a essere totalmente inclusiva, anche se molto spesso è integrata.
Tra i progetti più recenti va anche annoverato il già citato docufilm Il Figlio di Tarzan, presentato a settembre 2021, di cui sono sia protagonista che coautore. Come detto, il lavoro è stato prodotto da Ficarra e Picone, con la regia di Mariagrazia Moncada; nell’ inverno dello stesso anno ho anche avuto l’opportunità di presentarlo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Progetti futuri?
Spero ne arrivino tanti, ma soprattutto spero che rispecchino le mie aspettative e i miei desideri. Da qualche giorno ho iniziato a raccogliere storie di resilienza di chi vive la disabilità, direttamente e non, da pubblicare sul mio blog. Vorrei dare voce a chi pur vivendo le difficoltà vuole emergere. Poi ho dei sogni in grande da realizzare, chissà…
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