Emerging Communities ad Atene, continua il viaggio alla scoperta dell’Europa che cambia
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Italia che Cambia ha varcato nuovamente i confini per dirigersi verso sud in occasione del secondo incontro del progetto europeo Emerging Communities, che permette di esplorare iniziative locali basate su nuovi modelli sociali, ambientali ed economici, svoltosi ad Atene dal 28 marzo al 1° aprile alla scoperta di Communitism.
Dopo Berlino e Potsdam, questa volta siamo volati al caldo primaverile della città greca che ci ha accolto con la sua luce e le sue mille anime insieme a tutte le altre realtà, partner del progetto, provenienti da Barcellona – Open Cultural Center, Novi Sad – Conceptual Politics, Salonicco – Pervolarides, Copenhagen – Ethos e da Berlino e Postdam – Inwole.
Durante il nostro soggiorno siamo stati ospiti di Communitism, una comunità aperta di professionisti creativi che rianima gli edifici abbandonati trasformandoli in beni comuni affidati e gestiti da comunità attive. Attraverso l’arte, dal 2017, Communitism cerca di stimolare le persone ad agire come individui in pratiche comuni per una cittadinanza attiva. Nasce in un quartiere molto particolare della città, Metaxourgheio, a nord est del Partenone, con una importanza storica rilevante. È stato infatti l’epicentro della vita industriale tra la fine del XIX e il XX secolo.
Ora ospita moltissimi edifici abbandonati, quasi il 50% dell’area, testimonianze degli strati culturali, politici, sociali ed economici che plasmano Atene. La maggior parte sono edifici neoclassici, classificati come beni culturali, trascurati e incustoditi dagli stessi proprietari. Il quartiere infatti è stato lasciato al degrado e il suo pieno potenziale è stato sottovalutato a causa della crisi economica e politica a lungo termine.
Questi presupposti hanno favorito la nascita di una comunità forte e di legami interpersonali attraverso un attivismo creativo che Communitism si pone, tra gli altri, come obiettivo non trascurabile. Metaxourgeio è affascinante e disperato allo stesso tempo. Un quartiere vivace, epicentro degli spazi e del teatro dell’arte sperimentale greca, che ha adottato il sistema Do It Ourselves (DIO).
Un distretto a luci rosse che accoglie rifugiati dal Medio Oriente, persone senza fissa dimora, tossicodipendenti che non passano inosservati, ma che allo stesso tempo sono come invisibili agli occhi di tutti. Ma anche alcuni dei ristoranti, caffè e bar più alla moda della movida ateniese, a pochissimi metri di distanza dalle ombre più nere dell’abisso umano. Un ambiente unico, in un equilibrio tra tensione e possibilità di forze economiche, politiche e culturali divergenti.
Al numero 28 di via Kerameikou un piccolo campanello spalanca un portone, alla vista malandato, verso infiniti mondi e possibilità grazie a un gruppo di persone che è riuscito a trasformare un edificio in stato di abbandono in uno spazio per la comunità, mettendo al centro l’arte come motore di inclusione sociale e rigenerazione urbana. Un edificio di 1200 metri quadri che ha ospitato una fabbrica di tessitura fino alla seconda guerra mondiale, poi un laboratorio di stampa, epigrafia e saldatura, una scuola e gli uffici di un partito politico.
Communitism non solo gestisce l’edificio e facilita diversi eventi culturali, ma ha anche dato un luogo alle comunità per coesistere e svilupparsi in sincronia con la rinascita dello spazio fisico. Ciascuna comunità ha adottato e si prende cura di un ambiente, secondo la propria proposta d’uso. La speranza è che Communitism possa essere un esempio per altre forme di cittadinanza attiva, contribuendo allo stesso tempo anche al mantenimento di questi beni abbandonati che altrimenti andrebbero incontro solo al degrado assoluto o a una eventuale frenesia immobiliare del settore alberghiero.
Serbatoi di speranza in una città molto congestionata, in cui si sperimentano soluzioni fantasiose per le sfide locali. Atene è una città mediterranea per lo slancio umano, il sincretismo culturale, la bellezza di un sapere che viene da molto lontano e che continua a manifestarsi nonostante non venga valorizzato come dovrebbe. Oltre l’Acropoli e lo splendore di una città conosciuta per la sua storia e cultura, al di là dei suoi itinerari turistici, c’è una capitale che ha accusato il colpo di molti anni di recessione e politiche di austerity e che nei quartieri centrali, ma meno interessati dal fenomeno del turismo di massa, mostra la sua vita di tutti i giorni, tra luci e ombre.
Sono stati giorni molto intensi e di grande scambio che ci hanno permesso di addentrarci anche per le vie dei quartieri di Atene per cogliere i molti volti di questa città. Non sono mancati momenti di condivisione e riflessione tra tutti noi partecipanti e attività di “cura” all’interno degli spazi di Communitism. Il primo incontro è servito a conoscere la storia del quartiere e di Communitism. È stata Natassa, la mente e il cuore del progetto, a raccontarcelo. Nel pomeriggio ci ha accompagnato per le vie di Metaxourgeio, dandoci l’opportunità di toccare con mano e vivere personalmente la quotidianità di questi luoghi.
Il secondo giorno è stato soprattutto un momento di grande condivisione: ognuno di noi si è raccontato e ha raccontato la realtà che ha rappresentato. Non sono mancate riflessioni su quanto sta accadendo in vari paesi europei dal punto di vista sociale e politico, trovando anche molti punti di connessione. Nel pomeriggio, una passeggiata per alcuni quartieri di Atene in compagnia di Natassa ed Efrosyni ci ha permesso di cogliere i molti volti di questa città.
L’ultimo giorno abbiamo svolto attività di “cura” all’interno degli spazi di Communitism insieme a momenti di confronto a conclusione dei giorni trascorsi insieme. Occasioni di scambio e socialità anche le cene greche, dai sapori e odori che racchiudono un passato di culture e tradizioni diverse che hanno saputo trovare una fusione tipicamente mediterranea. Emerging Communities è soprattutto questo: una grande opportunità di incontro che permette di creare comunità e ponti tra persone e paesi che, in contesti diversi, si attivano per cambiare lo stato dei luoghi e delle persone che ci vivono anche con modalità simili.
In un momento storico così delicato, fitto di incognite anche per le conseguenze di anni di distanziamento fisico e sociale che si stanno ripercuotendo sulle vite di ognuno di noi, andare alla ricerca di realtà che lavorano per aggregare, nel rispetto delle diversità, è fonte di speranza e di buon auspicio. Lo è anche il racconto di una certa umanità che inconsapevolmente si muove verso un’unica direzione in cui primeggiano i valori della comunità, della pluralità e del rispetto.
In un panorama così frammentato progetti del genere acquistano una valenza ancora più rilevante. Tra qualche settimana saremo proprio noi a ospitare Emerging Communities per far conoscere ai nostri amici gli spazi di R84 Multifactory, un luogo condiviso che unisce artigiani, artisti e liberi professionisti. Restate connessi per saperne di più!
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