1 Apr 2022

5 cose da fare ora per contrastare l’emergenza climatica e liberarci dai combustibili fossili

Scritto da: Valentina D'Amora

È il momento di cambiare! Ma se è vero che da un lato servono politiche dall'alto efficaci e mirate, dall'altro siamo noi che dobbiamo impegnarci quotidianamente modificando le nostre abitudini e le nostre scelte. Vi raccontiamo quali opzioni abbiamo e vi proponiamo cinque punti da cui partire.

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Genova - Mentre gli aumenti delle bollette di queste ultime settimane stanno mettendo in crisi famiglie e aziende, la guerra Russia-Ucraina ha puntato i riflettori su tutte le nostre lacune, sia sul piano energetico che delle risorse. Ed è proprio della stretta connessione tra giustizia climatica e sociale che si è parlato in tante piazze italiane lo scorso venerdì al Global Strike dei Fridays For Future. Cosa possiamo fare noi concretamente?

L’Italia è tra i Paesi europei più dipendenti dall’estero sul piano energetico: petrolio, gas e carbone sono le principali importazioni. Cosa possiamo fare concretamente noi come cittadini? Innanzitutto ascoltare gli scienziati e non considerare il gas fossile come fonte di energia pulita. Si tratta, infatti, di un combustibile fossile e altamente climalterante che, quindi, non può essere la soluzione.

Perché, allora, non implementare gli investimenti sulle rinnovabili? Ne ho parlato con Andrea Cavalleroni, dell’associazione Cittadini Sostenibili e portavoce di Surfrider Genova, che porta l’attenzione innanzitutto sulle misure attuate dal governo Draghi. «Dalla crisi dei prezzi di dicembre, sono stati rimossi fondi retroattivamente dalle fonti rinnovabili per calmierare le bollette del gas troppo alte. Invece di tagliare sussidi ai combustibili fossili, in modo da avere più fondi da destinare alle rinnovabili, il Ministero della Transizione sta facendo esattamente il contrario di quello che sarebbe auspicabile per contrastare l’emergenza climatica».

La soluzione, quindi, è elettrificare? «Sì, più rinnovabili e maggiore elettrificazione». Anche in casa? «Sia in casa che per i trasporti. Dobbiamo smettere al più presto di bruciare gas per cucinare e per scaldare l’acqua: passare ai fornelli a induzione e alle pompe di calore, magari con l’aiuto di incentivi statali. E poi meno auto, più piccole e solo elettriche, e investire di più sulle infrastrutture dei mezzi pubblici».

Nel frattempo, Andrea ci ha anche proposto cinque piccole azioni da portare avanti nel quotidiano per fare la nostra parte e combattere l’emergenza climatica.

Andrea Cavalleroni Fossili
Emergenza climatica e giustizia sociale. Andrea Cavalleroni durante il climate strike dello scorso 24 marzo.

ABBASSARE LA TEMPERATURA DI CASA

In Italia ci sono ogni anno 60.000 morti precoci causate dall’inquinamento dell’aria, principalmente delle polveri sottili PM 2,5 e il riscaldamento domestico contribuisce ad alimentare l’attuale emergenza climatica. Che fare? Indossare un maglione in più e abbassare il termostato o le valvole del termosifone: farlo scendere anche di un solo grado riduce le emissioni di circa 340 kg di CO2 in un anno. In questo momento di crisi dei prezzi di gas e petrolio, il risparmio energetico di tutti i cittadini può davvero fare la differenza.

Chi invece deve sostituire la vecchia caldaia, può prendere in considerazione le pompe di calore che funzionano con l’energia elettrica – possibilmente alimentata da fonti rinnovabili – e permettono di migliorare la qualità dell’aria delle nostre città.  

A inizio marzo Daniela Bartolini ha seguito un webinar di ènostra, la prima cooperativa energetica in Italia che produce e fornisce ai soci energia sostenibile, etica, 100% rinnovabile, attraverso un modello di partecipazione e condivisione. Il tema? Il “caro energia”, proprio per fare luce sulle diverse cause della crisi energetica, sulle dinamiche del mercato e sui meccanismi per difendersi dall’impennata delle bollette. 

In questa occasione anche Michele Governatori, responsabile del Programma Energia di ECCO Think Tank, ha parlato delle azioni di autoriduzione dei consumi di gas. Governatori ha posto l’accento su quanto l’Italia sia uno dei paesi OCSE più dipendenti dal gas (di cui il 40% circa delle importazioni proviene dalla Russia), e soprattutto su quanto l’economia russa sia dipendente dalle esportazioni di gas, tanto che anche durante altre crisi del passato non è mai arrivata a “chiudere i rubinetti”.

Acquistare troppe cose, magari guidati dalle promozioni, è rischioso

Secondo il suo punto di vista, le sanzioni e la riduzione delle importazioni potrebbero avere un importante impatto sulla durata della guerra in corso, oltre che su una svolta decisiva nelle politiche energetiche europee. Il suo consiglio, nel caso decidessimo di autoridurre i nostri consumi, è di segnalare all’autorità per l’energia la nostra disponibilità a patto che l’autorità e il governo assicurino di togliere quei volumi dalle importazioni dalla Russia. Sul blog DerrickEnergia ci sono le istruzioni per farlo.

Il gas arriva infatti in Italia con contratti di lungo termine – Take or Pay – e con contratti di breve termine. I contratti di lungo termine, con cui acquistiamo gas dalla Russia, prevedono l’impegno da parte dell’acquirente a determinati volumi minimi; se non li utilizziamo, li dobbiamo comunque pagare. «Abbassando oggi la temperatura del riscaldamento domestico – dice Governatori – i minori metri cubi utilizzati non vengono tolti alla Russia con cui abbiamo contratti take or pay; vengono invece tolti a contratti che hanno maggiore flessibilità, in particolare a quelli in cui il gas viaggia su nave».

L’importanza di un passaggio di comunicazione istituzionale permetterebbe all’autorità di valutare l’importo delle nostre autoriduzioni e in base ad esse dare indicazione sulla stipula dei nuovi contratti a lungo termine.

CAMBIARE BANCA

Ci sono banche che investono in petrolio, gas e carbone. Le due maggiori banche italiane sono responsabili di 73 milioni di tonnellate di CO2, pari a quattro volte le emissioni prodotte da tutte le centrali a carbone d’Italia (Fonte: report Finanza Fossile di Greenpeace). Esiste poi una tabella in cui vengono segnalate le banche legate all’import ed export di armi (ne abbiamo già parlato qui, in un’intervista ad Andrea Sbarbaro e Giacomo D’Alessandro di Cittadini Sostenibili).

MANGIARE MENO CARNE, FORMAGGI E PESCE

Secondo la FAO, l’allevamento di animali inquina più di tutti i trasporti del mondo. Ridurre il nostro consumo di derivati animali è un modo efficace per limitare il nostro impatto ambientale e combattere l’emergenza climatica. Per conoscere gli effetti sull’ambiente della propria dieta quotidiana, si può consultare questa tabella, dove sono presenti tutte le emissioni di gas climalteranti per ogni categoria di alimento. Un esempio? I legumi, che hanno un impatto ambientale del 98% inferiore rispetto al manzo. Sempre secondo i dati FAO il consumo europeo di carne è attualmente pari a di 1,58 kg pro capite alla settimana. Un consumo sostenibile sarebbe di circa 300 gr a settimana.

piatto vegano
Piatto vegan. Pixabay

Anche il sovrasfruttamento degli stock ittici e il conseguente squilibrio dell’ecosistema marino sono problemi molto gravi. Quando si pesca su scala industriale si uccidono tanti altri pesci che in alcuni casi non vengono nemmeno consumati, il cosiddetto bycatch. Per non parlare dei danni irreversibili ai fondali che la pesca a strascico fa ai pesci e a tutte le altre specie vittime delle reti da pesca: delfini, balene, tartarughe marine, squali, uccelli marini.

D’altronde, anche gli allevamenti in mare – proprio come quelli su terra – presentano tutta una serie di criticità: dall’approvvigionamento insostenibile di pesci che servono come mangime, alle feci dei pesci allevati che inquinano i mari, alle malattie causate dall’eccessiva densità di pesci in uno spazio ristretto, oltre all’abuso di antibiotici negli allevamenti che crea problemi anche alla salute umana.

RIDURRE GLI SPRECHI DI ENERGIA E DI CIBO

Ecco qualche suggerimento attuabile nella vita di tutti i giorni: innanzitutto non lasciare gli apparecchi in stand-by, ma spegnerli completamente o staccare la spina, altrimenti continuano a consumare energia; non lasciare i caricabatterie di telefoni e computer collegati quando non sono in uso; spegnere luci e PC quando si lascia l’ufficio; coprire le pentole con coperchi quando si fa bollire l’acqua e preferire la pentola a pressione; spegnere il motore dell’auto quando si è fermi; usare l’acqua fredda in cucina anziché la calda.

Ogni anno nel mondo vengono sprecate un miliardo di tonnellate di cibo. Oltre a non lasciare nulla nel piatto, vale sempre la regola del “meno e meglio”: comprare tutti i giorni ciò che si prevede di cucinare e possibilmente fresco. Acquistare troppe cose, magari guidati dalle promozioni, è rischioso, perché si rischiano di dimenticare in frigo cibi che poi non si riescono a consumare per tempo. In più, se gli alimenti andati a male finiscono nell’indifferenziata, anziché nell’umido, rilasciano gas che aggravano la crisi climatica.

OTTIMIZZARE I CONSUMI E SCEGLIERE RINNOVABILE

Abbiamo già sottolineato l’importanza del risparmio energetico – oltre all’efficienza energetica – ed è anche fondamentale acquistare energia proveniente da fonti rinnovabili. Comprare energia elettrica 100% rinnovabile è facile, basta scegliere il fornitore giusto. Il mix energetico italiano contiene anche elettricità proveniente da gas, carbone e nucleare. Come trovare un fornitore 100% rinnovabile? La cooperativa ènostra produce energia proveniente da fotovoltaico sui tetti e proprio ora sta investendo nella costruzione del suo secondo impianto eolico.

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