8 Mar 2022

Spazio WAW, dove artigianato e solidarietà si uniscono per dare un nuovo futuro alle donne migranti

Scritto da: Benedetta Torsello

Spazio WAW, acronimo di Women A(r)t Work, non è solo un luogo di accoglienza, formazione e integrazione per donne migranti, ma anche una finestra aperta sulla città di Bologna e la sua comunità. Attorno al tavolo di lavoro si recuperano antichi saperi artigiani e si sconfigge l’isolamento sociale, offrendo alle protagoniste, le Women A(r)t Work, nuove prospettive future di riscatto e affermazione personali.

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Bologna, Emilia-Romagna - Oltre ogni retorica, nel quartiere Navile di Bologna, tra argilla e attrezzi da lavoro, l’8 marzo si celebra ogni giorno. Sin da quando è nato, il progetto Women A(r)t Work accoglie, all’interno di un luogo battezzato spazio WAW, donne migranti provenienti da tutto il mondo sottraendole all’isolamento a cui spesso sono condannate. Lavorando fianco a fianco, le protagoniste di Women A(r)t Work riscoprono il valore della condivisione e la fiducia in loro stesse.

«Un gruppo di nove donne a cui insegnare un mestiere: questa è la prima grande sfida di Women A(r)t Work», mi spiega Francesca Rambaldi, educatrice e responsabile di questo progetto dell’Associazione Terra Verde, impegnata da venticinque anni in attività di integrazione sociale rivolte a persone svantaggiate. «All’interno del nostro laboratorio – prosegue Francesca – agio e disagio si incontrano in percorsi condivisi, utili a costruire l’integrazione sociale, attraverso l’arte, l’acquisizione di competenze artigianali e l’educazione alla bellezza».

I primi gruppi di donne vengono realizzati nel 2017, ma è solo due anni fa che il progetto decolla grazie alla vincita di un bando della Fondazione del Monte. «Purtroppo a marzo 2020 abbiamo dovuto chiudere il laboratorio – chiarisce Francesca –, ma appena vi è stata la possibilità, siamo partiti con il percorso formativo che va dalla lavorazione della ceramica e la stampa manuale, alla rilegatura». Quest’attenzione per il recupero delle arti manuali antiche rispecchia la storia dell’Associazione Terra Verde, fondata nel 1997 proprio da un gruppo di artigiani.

women art work
ARGILLA E INTEGRAZIONE SOCIALE

Un manufatto in ceramica può raccontare molte storie. La sua unicità è fatta di imperfezioni e la sua delicata durezza racchiude in sé un principio di fragilità. Quelli realizzati dalle Women A(r)t Work sono oggetti unici, come le loro storie. Molte di loro hanno alle spalle percorsi migratori non protetti, problematiche personali e familiari complesse: cicatrici che provano ogni giorno a curare, modellando l’argilla e riscoprendo la fiducia per un altro futuro possibile.

In via Beverara, l’argilla viene lavorata come se fosse un foglio per origami attraverso una serie di stampi e calchi pensati per facilitare l’apprendimento di tutte le partecipanti, oltre ogni eventuale ostacolo linguistico. «Nel nostro laboratorio – mi spiega Francesca – cerchiamo di valorizzare ognuna di loro a seconda delle proprie capacità manuali e cognitive, monitorando gli stadi di apprendimento e la loro crescita». In questo modo si crea una sorta di catena di montaggio, che oltre a rafforzare l’unione del gruppo, rende la filiera produttiva più sostenibile, potendo conciliare un alto numero di pezzi a dei tempi di realizzazione contenuti.

women art work 1
SCEGLIERE OGNI GIORNO DI AVER CURA DI SÉ STESSE

«All’inizio – mi racconta Francesca – queste donne vengono mandate da noi dai servizi sociali. Nei loro occhi si legge chiaramente il senso di incertezza, lo spaesamento, quasi a dire “che ci faccio qui?”. La maggior parte di loro non ha mai lavorato prima. Quando scoprono di poter creare qualcosa di valore, che va ben oltre il piacere di lavorare l’argilla fine a sé stesso, venire in laboratorio diventa una scelta personale e sentita, rinnovata giorno dopo giorno».

Un manufatto in ceramica può raccontare molte storie. La sua unicità è fatta di imperfezioni e la sua delicata durezza racchiude in sé un principio di fragilità

Per aiutare queste donne a sottrarsi all’invisibilità di cui sono spesso state prigioniere e trovare il proprio posto nel mondo, immediatamente oltre la soglia del laboratorio, il team di Women A(r)t Work le conduce attraverso percorsi di imprenditorialità femminile e graduale apprendimento dell’italiano. «Durante i colloqui individuali con me e un mediatore culturale, per facilitare la comunicazione emotiva, le seguiamo da vicino: si raccontano a cuore aperto, si sentono capite e accolte. Spesso non hanno nessuno al di fuori che le ascolti», prosegue Francesca.

La prima grande rivoluzione nella vita di queste donne coinvolge la loro famiglia e il loro ruolo all’interno di essa: «L’accresciuta fiducia in sé stesse, il fatto di sentirsi apprezzate e valorizzate si riflette nei legami familiari – spiega Francesca – e forse per la prima volta nella vita ritrovano la loro centralità e importanza all’interno della famiglia, non solo perché devono sostenerne il carico».

SPAZIO WAW: DOVE SI VEDONO CRESCERE I PROPRI SOGNI

Accanto al laboratorio, lo Spazio WAW ospita i manufatti realizzati dalle Women A(r)t Work: non solo argilla, ma speranze e progetti per il futuro. Il sogno dell’Associazione Terra Verde è di creare un giorno un’impresa di artigianato sociale per continuare a formare, accogliere, riattivare e avvicinare al lavoro queste donne, offrendo loro un’occasione di riscatto. Lo Spazio WAW è un incubatore di idee: un luogo di accoglienza e incontro, aperto alla città di Bologna. L’associazione vorrebbe che si trasformasse sempre di più in uno spazio polivalente a beneficio della comunità.

Intanto, nel laboratorio di via Beverara, le Women A(r)t Work continuano a fabbricare sogni. «A volte – conclude Francesca – quando arrivano al mattino sono preoccupate, agitate: scuola, bambini, circolari da decifrare, visite mediche. Vederle andar via con un sorriso e leggerglielo negli occhi racchiude tutto il senso del nostro lavoro».

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