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«Il cambiamento che abbiamo sempre invocato (a parole) non è mai stato così a portata di mano. Da quanto tempo affermiamo che il sistema non funziona, che va cambiato, che ci vuole una rivoluzione? Lo sento dire da decenni. Adesso il momento è arrivato».
L’imprenditore calabrese Massimiliano Capalbo si è affidato a queste considerazioni per lanciare la sua ultima iniziativa, la Scuola eretica dell’Essere, che viene definita come “un perCorso tras-formativo unico in Italia per contenuti e modalità di svolgimento. Un perCorso eretico che consentirà ai partecipanti di riappropriarsi della propria capacità di orientarsi, di scegliere, di liberarsi dalle paure e dalle insicurezze che impediscono di agire e cambiare la propria vita. passando dalla dipendenza all’autodeterminazione”.
Descrivici la Scuola eretica dell’Essere: che cos’è, cosa vuole offrire e a chi si rivolge?
È una Scuola nel senso originario del termine. Uno spazio dove apprendere, condividere e soprattutto utilizzare praticamente il sapere. Al contrario delle scuole che siamo stati abituati a frequentare, in questa ci sarà bisogno di togliere più che di aggiungere informazioni o nozioni. Una vera Scuola oggi è quella in grado di riportare alla luce ciò che abbiamo dentro e che abbiamo dimenticato o soffocato.
Una vera Scuola oggi dovrebbe avere la missione di rivelare la vera condizione dell’essere umano e indicare una via per una possibile evoluzione, non di creare robottini da avviare alle dipendenze di qualcuno. La Scuola è libertà dell’Essere, libertà interiore, non prigionia del fare. Si rivolge a chiunque avverta la necessità di cambiare e di evolvere verso una nuova umanità più consapevole e un nuovo senso di comunità.
La Scuola eretica dell’Essere è la tua ultima iniziativa, che però è legata a un principio a te caro: l’eresia, intesa come forza di creazione e trasformazione. Hai sempre legato il tuo lavoro a questo concetto, come quando per anni hai organizzato i raduni degli imprenditori eretici. La mia domanda quindi è: perché lanciare una scuola eretica dell’Essere in questo periodo storico?
Perché le restrizioni cui siamo sottoposti da quasi un anno sono una grande occasione per indurci ad abbandonare il vecchio modello e a proiettarci verso nuovi orizzonti, sono quella spinta, quel pungolo che mancava per indurci a compiere il grande passo. Essere eretici significa avere la capacità e la libertà di scegliere. Come siamo stati artefici del disastro nel quale ci troviamo possiamo esserlo della nostra rigenerazione, sta a noi deciderlo.
Viviamo una fase di transizione che sta per giungere a un punto di biforcazione. Presto o tardi occorrerà fare delle scelte importanti, non si può più tergiversare. Le emergenze sono sempre più in aumento perché non abbiamo mai affrontato i problemi ma li abbiamo solo nascosti, come la polvere, sotto il tappeto o delegati ad altri. Adesso si ripresentano più grandi di prima assumendo nuove sembianze: sanitarie, ambientali, energetiche, alimentari, sociali, economiche, politiche, militari.
Chi sceglierà per primo di cambiare strada avrà un vantaggio perché potrà governare il processo ed effettuare la transizione in maniera meno dolorosa, più equilibrata e pacifica; chi non sceglierà, confidando in qualcun altro (Governi, istituzioni etc.) subirà tutte le conseguenze di questa non-scelta. La pandemia da Covid e la guerra in Ucraina dovrebbero avercelo insegnato, sono state e sono solo una prova generale di quello che ci attende da qui in avanti. Il cambiamento non può venire da nessun altro se non da noi stessi, chi vuole attendere che siano altri a produrlo faccia pure: lo vedrà sicuramente, ma non sarà quello auspicato.
All’interno del programma, che si snoda ogni venerdì dal 4 marzo al 6 maggio, troviamo argomenti che hanno a che fare con una forte idea di autodeterminazione e indipendenza da condizionamenti esterni all’interno di una visione sistemica della vita e del mondo. Perché secondo te alcune persone non riescono a sganciarsi da una visione pessimistica-negativa della propria vita e quali sono gli strumenti che vuoi fornire per superarla?
Il primo motivo è l’abitudine, una delle più grandi dittature che condiziona la nostra vita. Ho letto qualche giorno fa la notizia di un fotografo che a New York si è messo a fotografare gli stessi pendolari per 9 anni sempre nello stesso luogo. Il risultato era sconcertante. Per un lasso di tempo così lungo quelle persone non hanno cambiato taglio di capelli, abbigliamento o addirittura espressione del viso: le foto fatte a distanza di 9 anni l’una dall’altra sono praticamente identiche.
Una vera Scuola oggi dovrebbe avere la missione di rivelare la vera condizione dell’essere umano e indicare una via per una possibile evoluzione, non di creare robottini da avviare alle dipendenze di qualcuno
Noi nasciamo e cresciamo convinti che ci sia solo un modo di vivere, che la vita sia una routine, che si tratti solo di correre più degli altri per arrivare prima, ma non sappiamo neanche perché corriamo e soprattutto verso dove. Basta spostarsi in un altro paese o in un altro continente per scoprire che ci sono mille modi di vivere. Scegliamo sempre di entrare nei recinti che le istituzioni e le multinazionali costruiscono per noi perché siamo una società fragile, incapace di fare sacrifici, alla continua ricerca di scorciatoie per risolvere il problema di vivere.
Ma vivere può essere un problema o un’opportunità, dipende da come ti approcci alla vita. Ecco perché c’è bisogno di fornire alle persone degli strumenti per orientarsi e governare il caos che ci circonda. Andiamo verso una società sempre più complessa che richiede conoscenze sistemiche.
Quanto pensi possano incidere i condizionamenti economici in chi magari vorrebbe fare suoi questi strumenti ma non ha la possibilità per portare avanti le proprie idee/progetti?
Tutti abbiamo la possibilità di agire, ognuno può farlo in misura delle sue possibilità. Molti pensano erroneamente che ci sia bisogno di soldi per agire, invece è l’esatto contrario. Chi ha molti soldi è prigioniero della loro gestione e ha molto da perdere, chi ne ha pochi invece ha più margine di manovra, rischia di meno, non ha molto da perdere. Il segreto sta nell’unirsi, nel riuscire a creare reti e alleanza con gli altri.
Il mutuo appoggio è una delle caratteristiche di tutti gli esseri viventi, ci hanno raccontato che l’uomo è un lupo e che la vita è una giungla, mentre è l’esatto contrario: Darwin e altri ci hanno dimostrato che le specie che evolvono e che riescono a riprodursi non sono quelle più forti e che lottano di più ma quelle più adatte capaci di creare alleanze e collaborazioni con i propri simili. I più grandi balzi in avanti nella storia l’uomo li ha compiuti collaborando con i suoi simili non facendosi la guerra.
Si tratta di una scuola online e che potenzialmente coinvolgerà persone da tutta Italia. Pensi che ci possa essere una differenza di approccio tra chi proviene dal Sud, in particolare la Calabria, e chi dal resto d’Italia? Qual è la tua esperienza fino a questo momento?
È quello che auspico: la diversità è una ricchezza, anche se le speranze sono esigue perché la nostra nazione è stata omogeneizzata e appiattita dai mezzi di comunicazione di massa. In questi ultimi cinquant’anni il Sud ha esportato la sua mentalità parassitaria – che dall’Unità d’Italia in poi è stata coltivata nei suoi territori – anche al Nord e nei paesi europei dove l’emigrazione è stata più forte. Forse è il momento che si cominci a produrne un’altra più innovativa e responsabile che parta dalle menti migliori che lo popolano. È per questo che c’è bisogno di più spazi di incontro reali e meno mezzi di comunicazione virtuali.
Quali sono secondo te le connessioni che si creano fra un individuo, la sua autorealizzazione e il vivere all’interno di una comunità? Quali le conseguenze?
Se pensiamo che il cambiamento arriverà da un’istituzione tradizionale faremo la fine che abbiamo fatto durante la pandemia. La creazione degli Stati ha annientato la capacità di collaborazione tra le persone e lo spirito di iniziativa che ha caratterizzato una delle epoche più proficue e avversate della storia: il Medioevo. Ha fornito molti alibi a chi non voleva e vuole assumersi responsabilità. Abbiamo pensato che per ogni cosa occorresse creare l’ente preposto e il risultato è che sono diventati centri di potere che sperperano risorse, mentre il territorio si è trasformato in un deserto.
Da più di dieci anni vado ripetendo nelle occasioni pubbliche e scrivendo nei miei libri che il sistema della rappresentanza politica non funziona più, che occorre farsi istituzione, diventare cioè politici di fatto, punti di riferimento sul territorio, senza bisogno di essere eletti da nessuno, capaci di creare oasi attorno alle quali aggregare umanità consapevole e collaborativa, all’interno delle quali coltivare il territorio e diventare autosufficienti dal punto di vista energetico e alimentare, perché è solo creando una forte partnership con la natura che potremo salvarci.
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