Rifiuti Zero Sicilia risponde al Presidente Musumeci: “Contro gli inceneritori ci mettiamo la faccia”
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Inceneritori sì, inceneritori no. Un dibattito mai del tutto accantonato in Sicilia che periodicamente torna al centro delle discussioni politiche ed economiche che riguardano il futuro dell’isola in tema di monnezza. La settimana scorsa il Presidente della Regione Nello Musumeci ha nuovamente tirato in ballo la costruzione di due termovalorizzatori come unica possibilità per dare fine all’emergenza rifiuti.
«Bisogna liberarsi dal problema rifiuti, aumentare la raccolta differenziata e con l’indifferenziabile produrre calore», ha dichiarato il Presidente. «Tutto questo avviene in ogni parte d’Europa. Con noi e con l’impegno dei sindaci la raccolta differenziata è passata dal 19% al 47%, rimane una quota importante che dovrebbe finire in discarica e in Sicilia se ne contano 511. Due termovalorizzatori produrranno energia ed eviteranno le discariche. La procedura è avviata, è una scelta che ci porterà verso una nuova stagione, alternativa rispetto agli ultimi settant’anni».
«La raccolta differenziata non basta e dobbiamo tenerne conto, l’esigenza di rispettare l’ambiente ci porta a una condizione d’emergenza e dobbiamo evitare che il costo dei rifiuti pesi sui cittadini per colpa di chi in passato avrebbe dovuto evitare di aprire le discariche. Prima realizziamo due termovalorizzatori prima usciamo dall’emergenza in cui ci troviamo dagli anni ottanta», ha aggiunto Musumeci, che però non rivela né i luoghi dove si potrebbero costruire i termovalorizzatori né i nomi delle sette società che avrebbero dimostrato interesse all’avviso pubblicato dalla Regione lo scorso giugno, in cui si legge di due termovalorizzatori che dovrebbero smaltire singolarmente da 350 a 450 mila tonnellate di spazzatura l’anno.
Anche questa volta Rifiuti Zero Sicilia non ha perso l’occasione per ritornare sul tema. Lo aveva già fatto in passato quando, insieme ad altre realtà del mondo ambientalista, aveva presentato il ricorso al Tar del Lazio contro il Dpcm del 10 ottobre 2016 dell’allora governo Renzi che, attraverso il decreto Sblocca Italia, prescriveva “il potenziamento delle capacità di trattamento di 40 impianti già presenti in Italia e disponeva la realizzazione di altri su tutta la Penisola”.
In Sicilia erano previsti due inceneritori che avrebbero bruciato 690 mila tonnellate l’anno. La sentenza ha annullato il Dpcm ed è stata così riconosciuta la necessità che il piano venisse sottoposto a valutazione ambientale strategica (Vas) prima di essere esitato. Per il Governo bastava effettuarla solo nella fase di progettazione di ogni singolo impianto. A distanza di poco più di un anno Rifiuti Zero Sicilia si è rivolta al tribunale amministrativo di Palermo per chiedere l’annullamento dell’avviso della Regione Sicilia in cui si nota una contraddittorietà tra l’atto della Regione e quanto deciso dal Tar del Lazio.
Si parla di 690 mila tonnellate di rifiuti all’anno del decreto Sblocca Italia contro le 700-900 mila tonnellate l’anno del piano della Regione, senza alcuna preventiva analisi previsionale dei flussi. Le critiche degli ambientalisti sono rivolte a una tecnologia considerata obsoleta e con forte impatto ambientale e per questo esclusa dai finanziamenti ammessi dall’Europa per PNRR che non ammette impianti di incenerimento e co-incenerimento (CSS).
Non è mancata la risposta di Musumeci che ha dichiarato di voler guardare in faccia chi si scaglia contro gli inceneritori, sostenitori della malavita. Manuela Leone, referente di Zero Waste Italy in Sicilia, risponde che è «un’affermazione gravissima dare dei malavitosi a chi la pensa diversamente senza che ci sia stato un dibattito pubblico su questo tema, senza alcuna possibilità di spazi comunicativi che permettano di farsi un’idea imparziale con dati e numeri alla mano».
Manuela Leone ha deciso di metterci la faccia parafrasando la richiesta del Presidente Musumeci e ha condiviso sui social il seguente post: «Eccoci Presidente. Ci guardi bene in faccia! Secondo Lei chi dice no agli inceneritori sta dalla parte della malavita. Malavita, e che malavita! Lottare per la sostenibilità in Sicilia, per le politiche di sviluppo dell’economia circolare nella gestione dei rifiuti, per il Green Deal, le energie rinnovabili con questa classe dirigenziale e politica. Ha ragione Presidente… sa che malavita!! Essere costretti a lottare affinché la politica non scelga soluzioni da medioevo. Surreale Presidente, proprio la politica che se fosse sana dovrebbe proiettare le proprie scelte al futuro».
La risposta di chi è contrario agli inceneritori non è ideologica, ma ha una serie di argomentazioni molto forti che vanno dall’analisi dei quantitativi che si vorrebbero bruciare, ai dati che si hanno già a disposizione lì dove questo tipo di impianti è già in uso e dove si stanno portando avanti strategie di decommissionamento perché gli inceneritori sono un obiettivo antitetico rispetto allo sviluppo dell’economia circolare richiesto dall’Europa. Quest’ultima vieta anche l’utilizzo di fondi del PNRR per tali tecnologie, considerandole altamente impattanti e opposte al raggiungimento degli obiettivi del Patto per il clima.
È un’affermazione gravissima dare dei malavitosi a chi la pensa diversamente senza che ci sia stato un dibattito pubblico su questo tema, senza alcuna possibilità di spazi comunicativi che permettano di farsi un’idea imparziale con dati e numeri alla mano
È nato un tam tam in rete e in tanti hanno seguito l’esempio di Manuela Leone. Famiglie, comitati territoriali – tra questi anche Plastic Free – hanno lanciato i loro post scatenando un’occasione di dibattito con persone interessate al tema, ma poco informate. È in fase di autorizzazione la costruzione di un inceneritore previsto a Catania, a pochi chilometri dall’aeroporto, che prevede la combustione di 555 mila tonnellate di rifiuti all’anno, 122 mila tonnellate di scorie prodotte durante il processo di incenerimento e 20 mila tonnellate di polveri e ceneri.
Venerdì 4 marzo si terrà a Palermo un incontro organizzato da Legambiente che vedrà coinvolti Rifiuti zero Sicilia, Wwf e vari movimenti territoriali. «Si sta creando un asse Catania-Palermo con la costituzione di comitati e la preparazione di diversi documenti. L’obiettivo è fare in modo di stimolare il pensiero critico, abbattere l’indifferenza e la mentalità del “noi siciliani non possiamo” pur avendo diversi esempi di commissioni che hanno redatto interi fascicoli sui rapporti di mafia, ecomafia e rifiuti».
Rifiuti Zero Sicilia si è costituita parte civile al processo Mazzetta sicula, in merito alla discarica di Lentini dove sono stati trovati milioni di euro sotterrati. Solo per fare un esempio. «Come possiamo stare in silenzio di fronte alle parole di un presidente che ci giudica dei malavitosi?» conclude Manuela Leone.
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