Senza Pronto Soccorso si muore, la mobilitazione degli abitanti del ponente ligure
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Savona - “Senza Pronto Soccorso si muore”, il mantra della manifestazione, il grido disperato dei tanti presenti. Lo scorso venerdì sera migliaia di persone sono scese in piazza ad Albenga per difendere il pronto soccorso dell’ospedale cittadino. E ad aprire la manifestazione una sfilata di trenta ambulanze, seguite da associazioni, studenti, famiglie con bambini, sindacati e diversi sindaci, tutti uniti senza simboli né colori politici e con un’unica richiesta: il mantenimento dell’ospedale di Albenga, con il reparto nascite e un pronto soccorso efficiente. Una battaglia per la sopravvivenza del Santa Maria di Misericordia e soprattutto del suo ruolo di assistenza per l’intera comunità.
IL PUNTO: DISTANZE E TEMPI
La conformazione territoriale della Liguria è particolare, perché si tratta di una regione con un entroterra profondo e frastagliato: in questo senso, tenere in considerazione le distanze geografiche e i tempi di percorrenza effettivi è fondamentale, soprattutto quando i minuti sono contati. «Non si può continuare a ripetere che questa parte di regione dispone già di un pronto soccorso, che è quello dell’ospedale Santa Corona, il quale dista “12 chilometri” da Albenga», sottolinea Gino Rapa, insegnante di greco e latino e portavoce dei Fieui di Caruggi.
«La misurazione non solo è inesatta, ma non considera che queste distanze non si misurano in chilometri, ma in tempi. Per raggiungere il pronto soccorso, partendo da Albenga, ci sono due opzioni: l’autostrada, senza nemmeno una corsia per le ambulanze, oppure l’Aurelia, soggetta spesso a frane e lavori. Proprio la scorsa settimana si parlava dello chef Alessandro Borghese, che ha impiegato sei ore e mezza per arrivare da Milano a Ventimiglia. Senza contare, poi che il bacino di utenti potenziali è numerosissimo, perché non bisogna conteggiare solo gli abitanti di Albenga, ma anche quelli di tutte le vallate dell’entroterra. Per questo la nostra protesta continuerà».
IL DIRITTO ALLA SALUTE
«La grande partecipazione di venerdì sera è un bel messaggio, che evidenzia il fatto che questa non è una campagna di campanile», spiega Riccardo Tomatis, sindaco di Albenga. «È piuttosto la battaglia di un territorio a difesa della salute: è un urlo di disperazione che non può essere ignorato». A marciare c’erano anche sindaci provenienti dall’imperiese e dal suo entroterra: «Avere un pronto soccorso vicino a casa vuol dire salvarsi la vita», evidenziano. «La conformazione naturale del nostro territorio ci porta ad Albenga anche se siamo nell’entroterra di Imperia ed è proprio per questo che siamo qui».
Ecco perché a fronte delle preoccupazioni della cittadinanza, rispetto all’attuale carenza dei servizi socio-sanitari territoriali nonché dalle perplessità rispetto al nuovo modello proposto dalla Regione, oltre cinquemila persone hanno voluto far sentire la propria voce. Il territorio sta chiedendo risposte, assistenza e servizi primari.
Ho visto personalmente medici piangere per le condizioni in cui sono costretti a lavorare
«Dobbiamo alzare la voce per dire che l’ospedale di Albenga è il più nuovo della Liguria e ha la posizione migliore del nostro distretto. Un buon politico non può ignorare una piazza così piena di gente», ha affermato dal palco il sindaco, Riccardo Tomatis. Il pronto soccorso ad Albenga poi sgraverebbe l’ospedale Santa Corona dai tanti codici bianchi, gialli e verdi. «Tornare ad avere un punto di primo intervento qui sarebbe un grande passo avanti che potrebbe aiutare concretamente il nostro territorio», ha spiegato una cittadina.
Secondo Gino Rapa, la massiccia partecipazione di venerdì sera – andata decisamente oltre le aspettative – è un segnale forte, che parla di salute e di vita: uomini, donne, bambini, anziani e tanti negozianti che alle 17 hanno abbassato le saracinesche e si sono uniti al corteo. «D’altronde “le leggi vanno interpretate”, diceva Cicerone. Mentre il burocrate fa applicare le leggi alla lettera, qui deve scendere in campo la politica, che ha il compito di studiare delle deroghe alle leggi per applicarle al territorio di riferimento. Ho visto personalmente medici piangere per le condizioni in cui sono costretti a lavorare. Ridate ad Albenga l’ospedale lasciato dai nostri antenati», conclude Rapa.
Una serata davvero “politica”, nel senso etimologico e più nobile del termine, in cui i cittadini si sono fatti sentire su come amministrare la “polis” a tutela del bene di tutti. E non di pochi.
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