14 Mar 2022

La persecuzione brutale delle donne adivasi che in India difendono la loro terra

Scritto da: Redazione

Dall'India arrivano notizie di una drammatica resistenza da parte delle donne adivasi alle politiche governative che vogliono strappare le terre alle popolazioni indigene. Un rapporto di Survival International testimonia la gravità della situazione, anche attraverso il racconto delle storie di alcune protagoniste della lotta.

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Un nuovo, scioccante rapporto di Survival International – diffuso in occasione della Giornata Internazionale della Donna – denuncia la brutale persecuzione delle donne adivasi (indigene) che difendono le loro terre dall’imponente corsa all’estrazione mineraria perseguita dal governo indiano e dalle aziende. 

Il rapporto ha rilevato alcuni aspetti fondamentali per comprendere la gravità della vicenda, come il fatto che la corsa all’estrazione mineraria, che comprende piani per portare la produzione di carbone a un miliardo di tonnellate l’anno, si concentra principalmente in sei stati centrali in cui vivono 57 milioni di indigeni, che per sostentarsi dipendono dalla loro terra.

Non solo: in quelle aree si trovano anche i loro luoghi sacri. Le donne adivasi giocano un ruolo centrale nella resistenza alla distruzione della loro terra da parte delle attività estrattive. Per questo vengono picchiate, arrestate, stuprate, imprigionate e uccise, mentre i loro assalitori agiscono quasi sempre nell’impunità. Le agenzie governative, la polizia e le forze di sicurezza sono strettamente coinvolte nelle iniziative volte a terrorizzare le donne adivasi. 

adivasi
Adivasi protestano contro piani per l’estrazione mineraria che distruggerebbero la loro foresta di Hasdeo. Villaggio di Fateppur, Chhattisgarh. ©Vijay Ramamurthy

Per mettere a tacere il dissenso le autorità ricorrono a leggi antiterrorismo draconiane e chi resiste viene etichettato falsamente come membro dell’insurrezione armata maoista. Da quando Narendra Modi è arrivato al potere, il numero di donne accusate di “sedizione” è quasi triplicato.

Il rapporto richiama l’attenzione su diverse donne adivasi vittime della repressione di Stato

  • Hidme Markam: nel 2021, durante un evento organizzato nello stato indiano del Chhattisgarh per la Giornata Internazionale della Donna, l’attivista adivasi Hidme Markam è stata trascinata in un veicolo e portata in prigione, dove è tuttora rinchiusa. Il suo arresto è una punizione per la sua ferma presa di posizione contro l’apertura di una miniera in un luogo sacro per il suo popolo, i Koya. «Gli abitanti dei villaggi che protestano perché il Governo cede queste terre alle aziende vengono imprigionati. Abbiamo perso fiducia nel governo ma continueremo a lottare per salvare le nostre terre e le nostre foreste sacre», aveva detto Hidme. 
     
  • Kuni Sikaka: donna Dongria Khond presa di mira per il suo ruolo nella difesa della montagna sacra del suo popolo, Kuni Sikaka è stata arrestata e costretta poi a sfilare davanti ai media locali come una “ribelle che si è arresa”.
     
  • Soni Sori: attivista e leader adivasi, Soni Sori è stata incarcerata, torturata, e stuprata, e ha dovuto subire diffamazione e molestie per aver spronato le donne adivasi a resistere alla violazione delle loro terre, dei loro diritti e dei loro corpi. Quando venne arrestata come “ribelle”, Soni era insegnante e attivista; in prigione ha subito torture e violenze sessuali terribili. Al suo rilascio, è stata assalita da uomini che le hanno strofinato sul viso una pasta caustica, ustionandola e sfregiandola. Soni continua a lottare per porre fine alla violazione dei diritti e delle vite degli Adivasi.
     
  • Madkam Hidme: le forze di sicurezza hanno portato via Madkam Hidme davanti alla madre sconvolta. Il suo corpo è stato restituito pochi giorni dopo con segni di pestaggio, avvolto in un telo di plastica. La polizia sostiene che ci sia stato uno “scontro” nella foresta e ha diffuso una foto di lei con indosso una tuta nera perfettamente stirata e senza macchie e una pistola al suo fianco – uccisa, hanno detto, dopo un “feroce scontro a fuoco”.

«Il Governo di Modi oggi viola i nostri diritti costituzionali e sta cercando di vendere ogni centimetro delle nostre terre, montagne e fiumi», afferma nel rapporto Dayamani Barla, una leader adivasi dello stato di Jharkhand. «Non solo a Jharkhand, ma in tutta l’India: le adivasi non sono al sicuro e non lo sono nemmeno le loro terre. Ogni porzione dei nostri territori viene messo in mano alle aziende». 

Le donne adivasi giocano un ruolo centrale nella resistenza alla distruzione della loro terra da parte delle attività estrattive

«In tutta l’India centrale decine di migliaia di adivasi si oppongono con incredibile coraggio all’occupazione delle loro terre da parte delle aziende. Le donne sono in prima linea in questa resistenza e a causa del loro coraggio vengono abusate, imprigionate e uccise su vasta scala», ha spiegato Jo Woodman, ricercatrice di Survival International, che ha aggiunto che «la repressione non li sta distruggendo spiritualmente: al contrario, fa crescere la resistenza. Ma è cruciale che l’opinione pubblica internazionale si unisca alle adivasi contro questo assalto illegale e immorale alle loro terre e alle loro vite».

Qui l’articolo originale.

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