Il racconto della mezzadria e degli antichi centri agricoli per ricordare i valori della cultura rurale
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Pordenone, Friuli Venezia Giulia - Giovanni Morassutti, fondatore della residenza internazionale per artisti Art Aia – Creatives / In / Residence assieme a Google Arts & Culture racconta la storia del mondo della mezzadria nel panorama agricolo del novecento, allo scopo di illustrare la transizione dell’antico centro agricolo in luogo dedicato alla cultura e all’arte attraverso la condivisione.
Google Arts & Culture, raccolta online di immagini in alta risoluzione di opere d’arte esposte in vari musei in tutto il mondo, ha pubblicato sulla pagina dell’istituto culturale Art Aia – Creatives / In / Residence, una serie di foto storiche, artefatti ed elementi multimediali – come ad esempio video interviste – per raccontare il contratto agrario di mezzadria attivo in tutta Italia fino a meno di 50 anni fa per cui il coltivatore (mezzadro) utilizzava la terra di un proprietario (concedente) ricevendo la metà dei prodotti.
Alcune immagini originali del Libretto colonico, la cui tenuta era obbligatoria e che serviva per annotare crediti/debiti sorti tra le parti, raccontano alcune delle modalità di questo contratto agricolo. Ma c’è anche un servizio giornalistico del 1964 proveniente dall’archivio dell’Istituto Luce che documenta le reazioni di concedenti e mezzadri in merito alle nuove leggi dei tempi della mezzadria che introdussero la figura dell’amministratore (fattore) descritta anch’essa nella mostra visibile su Google Arts & Culture.
La Mezzadria e l’antico centro agricolo infatti affronta il tema da più punti di vista come quello dei cosiddetti “padroni” e quello dei contadini, illustrando i diversi ruoli all’interno di questa tipologia di accordo per far riflettere lo spettatore sul concetto di uguaglianza. «Sono convinto che in quegli anni, in molti casi, ci fosse una solidale collaborazione tra concedenti e mezzadri nonostante i ruoli fossero molto diversi», afferma Giovanni Morassutti, ideatore della mostra.
«Attraverso le testimonianze che ho raccolto ho scoperto che la mezzadria per molti, nonostante il duro lavoro nei campi e le ristrettezze economiche, ha rappresentato un bel periodo con momenti di aggregazione, solidarietà e condivisione. Con questo progetto sento di aver omaggiato anche i miei antenati come Pio Morassutti, che era sindaco del paese di San Vito al Tagliamento e proprietario terriero. Una persona di valore che è stato perseguitato dai fascisti per le sue vedute socialiste a sostegno dei contadini. Mi piacerebbe che questa mostra facesse riflettere sul concetto di uguaglianza dal momento che anch’io ho sempre ritenuto ingiusta la disparità sociale».
Il rapporto con la natura intesa come fonte di sostentamento sia per i concedenti che per i mezzadri rappresenta un altro elemento portante della mostra
La mostra sulla mezzadria racconta in breve, attraverso foto storiche, anche la storia della famiglia Morassutti, che ha rappresentato una tipica famiglia di concedenti friulani, come ricorda in un’intervista la Signorina Beppina Bubba, concedente in Friuli, che illustra attraverso i racconti della sua esperienza il mondo agricolo di quegli anni dal punto di vista dei proprietari terrieri.
La vita dei mezzadri viene invece descritta da Daniela Francescutto, che rievoca il lavoro nei campi ma anche i momenti di condivisione e festa, oltre che il desiderio dei contadini di possedere la terra, sottolineando come, dopo la fine della seconda guerra mondiale, i moti contadini abbiano rappresentato la rivendicazione del diritto di uguaglianza. Il rapporto con la natura intesa come fonte di sostentamento sia per i concedenti che per i mezzadri rappresenta un altro elemento portante della mostra e invita lo spettatore a una riflessione sull’importanza di rispettare l’ambiente e di riconnettersi a esso.
Infine La Mezzadria e l’antico centro agricolo racconta la transizione degli spazi rurali come la stalla, il fienile e l’aia agricola in funzione delle pratiche artistiche sostenibili, invitando lo spettatore a riflettere sull’importanza di creare occasioni di scambio e condivisione culturale oltre i confini all’interno di un contesto a contatto con la natura.
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