“Il mare ci ha parlato chiedendoci aiuto e noi lo abbiamo ascoltato”
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Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una spiaggia sommersa dai rifiuti. Era il mese di novembre, così le spiagge che prima erano state “truccate e ripulite” per l’avvento del turismo estivo, ora potevano tornare alla loro normalità: una distesa di rifiuti d’ogni cosa non più adatta al consumo.
IL RISVEGLIO: UNA CHIAMATA
In quello stesso mese mio figlio Nino, di 11 anni, era toccato dalla notizia della morte di un cetaceo per l’ingestione di un’enorme quantità di plastica. Certo non era un novembre qualsiasi e qualcosa ci aveva svegliato. Chissà, forse la voce del mare. Ero adulta da troppo tempo per poter capire i linguaggi segreti dei pesci e dei venti, ma Nino poteva ancora ascoltarli e, rivolgendosi a noi, suoi genitori, ci propose: «Visto che il mare non parla come gli esseri umani, io mi offro di esserne il traduttore. Aiutiamolo».
E siccome noi, oltre essere una famiglia di viaggiatori, siamo anche i fondatori ed équipe operativa di un’associazione che realizza progetti itineranti, abbiamo immediatamente dato vita al progetto Parlo per il Mare, una produzione dell’Associazione OIA’, diretto da Nino.
AZIONI: DARE VITA AI SOGNI
Nel 2020 e nel 2021 abbiamo percorso tutta la regione Sardegna realizzando interventi di pulizia delle spiagge con l’obiettivo di sensibilizzare la gente sul tema della cura del mare. Abbiamo creato rete con altre persone e amministrazioni pubbliche e raccontato ciò che il mare ci ha detto. Eravamo un minuscolo granello di sabbia eppure questo timido progetto ha influenzato tutte le altre attività associative di OIA’ e anche il nostro personale stile di vita.
Essere circondati da rifiuti significa molte cose e ci ha fatto riflettere. Durante i nostri interventi di pulizia del mare, le persone che assistevano solitamente ci rivolgevano i loro complimenti, ma anche lamentele riferite a quelli che loro definivano “gli incivili”, ovvero chi scarica i rifiuti o li abbandona in spiaggia. Ma i conti non mi tornavano: anche se ci fossero tanti di questi cosiddetti “incivili”, questo non basterebbe per giustificare le condizioni che il mare attualmente soffre. Perciò le ragioni di questo disastro ambientale dovevano essere maggiori e più profonde.
RICONNETTERSI: CAMBIARE LA PROPRIA VITA
Un giorno, durante la pulizia di una spiaggia, osservai gli oggetti che stavo raccogliendo. “Quale storia si portano dietro?”, mi chiesi. Tutti erano oggetti di vita breve, usa e getta, e mi parlavano del consumo sfrenato, inutile. Alcuni di loro chiesero la mia attenzione, forse perché connessi all’infanzia e al femminile: resti di giocattoli di plastica, gonfiabili, secchielli e palette, bastoncini dei lecca-lecca, pannolini, custodie di rossetti, imballaggi di prodotti estetici e per la pulizia, scarpe, assorbenti interni ed esterni…
Ripensare al proprio consumo, anche con piccoli accorgimenti, ha un significativo impatto ambientale, sia perché siamo in tanti, sia perché siamo connessi l’uno con l’altro
Rapidamente, provai a fare un conto di quanti assorbenti ho utilizzato fino a oggi a ogni ciclo lunare. Il numero mi parve così alto che rabbrividii e mi dissi questo: «Le donne hanno sempre avuto le mestruazioni, fin dall’inizio dei tempi, mentre gli assorbenti esistono solo da pochi anni! Dunque una soluzione sostenibile deve esserci!».
Pensai alla mia mamma e alla sua mamma e alla mamma della nonna della nonna della nonna, così cucii a mano il mio primo assorbente lavabile di tessuto. Certo, non era comodo come gli assorbenti industriali, perciò mi richiese una maggiore attenzione al flusso e alle possibili perdite. L’assorbente di tessuto mi impose un altro ritmo.
Tutto ciò mi permise di instaurare una lenta riconnessione con il mio essere femminile. Con il tempo, il mio corpo mi avvisava dell’arrivo del flusso e serenamente andavo in bagno e lo eliminavo. Oggi praticamente non mi occorre alcun assorbente. A volte uso ancora il lavabile, quando sono più insicura, ma sempre rimane intonso. Inoltre non soffro più di coliche mestruali o di altri fastidi del genere.
Avere cura della salute del mare ha migliorato la mia salute. Possiamo avere cura della natura, degli alberi e del mare soltanto cambiando qualcuna delle nostre abitudini con altre più sostenibili. Ripensare al proprio consumo, anche con piccoli accorgimenti, ha un significativo impatto ambientale, sia perché siamo in tanti, sia perché siamo connessi l’uno con l’altro.
La nostra famiglia e la nostra associazione continuano il loro cammino avendo cura per il mare, dando vita ad alberi, raccontando fiabe, creando diverse realtà e ascoltando la vita delle persone. Tutto questo sempre “attraverso le storie“, umile realizzazione di semplici progetti, in un viaggio per l’Europa.
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