L’Asino e la Luna: cambiare vita nel segno della permacultura – Io Faccio Così #347
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Roma, Lazio - «Abbiamo conosciuto tante persone che volevano cambiare vita e che non sapevano da dove iniziare. E allora abbiamo fondato un centro esperienziale per fargli toccare con mano alcune fra le opzioni più interessanti». C’erano una volta (e ci sono ancora) Manuela e Denia, le due facce della Luna, l’energia femminile. Attorno a loro gironzola Silvio, il loro asino, forza fisica e semplicità maschile. Il luogo, così incantato da fungere da perfetto scenario per una moderna fiaba senza antagonisti, ha un nome non casuale: L’Asino e la Luna.
IL CAMBIO VITA
Eh sì, loro di cambio vita se ne intendono. Prendete Manuela Bocchino, per esempio. Originaria di Cerveteri, sulla costa a nord di Roma. Nel 2005 si arruola in aeronautica militare e si trasferisce a Milano. A poco a poco, la città finisce per starle sempre più stretta. E così, a partire dall’esigenza di alimentarsi in maniera più sana, incontra lo yoga, la meditazione, la ricerca della spiritualità, la riduzione dei bisogni, con tutto quel che ne consegue.
Non è una sorpresa se nel 2015 – pur non mollando il lavoro – sceglie di trasferirsi in natura, «per evolvere, rallentare, cambiare», dice. E così torna nella sua terra e compra 4 ettari tra mare e bosco, con sopra una casa, una vigna dismessa e qualche quercia spelacchiata. Il suo sogno? Un castello chiamato ecovillaggio.
E adesso prendete Denia Franco. Toscana che più non si può, ha sempre condotto a Firenze «una vita normale: la famiglia, gli amici, lo studio, l’università». Nel 2016 si accorge che manca qualcosa, che si sente in gabbia. «Non volevo più vivere per lavorare, il lavoro doveva diventare solo uno strumento per vivere secondo i miei desideri».
E così traccia una bella riga e tira le somme. Nel senso letterale del termine. Gli addendi: cura delle persone, più cura degli animali (è una psicoterapeuta che lavora anche con i cavalli), più desiderio di armonia con la natura. Totale: downshifting, pure lei, e ritorno all’essenziale. Senza mollare il lavoro, pure lei, ma senza soccombere ad esso. Il suo sogno? Un castello chiamato ecovillaggio.
Ebbene, cosa accade quando due persone con lo stesso sogno nel cassetto si incontrano al momento giusto? Nella vita normale ci provano, vero, avete indovinato. Ma nelle fiabe? Ecco, nelle fiabe non solo ci provano. Nelle fiabe riescono. È il 2017. Manuela vive da due anni sul suo terreno a Cerveteri, ma il suo progetto non decolla, i contrasti imperano e la sua comunità è ancora nella sfera di cristallo.
La permacultura è come una valigetta degli strumenti: quando impari a usarla poi resta con te e da lì puoi estrarre lo strumento che ti serve di volta in volta, approfondendone l’uso con il tempo
Denia ci è già passata. Il suo gruppetto si è appena sciolto, definitivamente, e lei si è iscritta a un corso di facilitazione per evitare di cadere nelle stesse trappole in futuro. A quel corso di facilitazione incontra Manuela, che ci è arrivata per lo stesso motivo. La domanda di Manuela sorge spontanea: «Mi aiuti a risollevare il mio gruppo?».
Non penserete mica che siamo arrivati alla fine della storia? Un po’ di pazienza. Persino nelle più brevi fiabe per bambini la principessa dev’essere rinchiusa nella torre prima che qualcuno – o qualcuna – accorra a liberarla. Qui succede che, nonostante l’intervento di Denia, il gruppo di Manuela non si risolleva. Anzi, si scioglie. Restano loro due, da sole. Vengono entrambe da un radicale cambio vita che ha salvato solo il loro lavoro, desiderano entrambe il contatto con la natura, hanno lo stesso sogno comunitario e la stessa ferita ancora aperta.
Insomma, anche stavolta due più due fa quattro. E così Manuela e Denia decidono di sperimentarsi insieme. Prima un mese, poi altri due, poi ulteriori tre. I periodi di prova vanno bene, ognuno meglio di quello precedente. La comunità, sebbene meno numerosa di quella che avevano immaginato da sole, è nata; insieme a un senso di famiglia elettiva che entrambe mai avevano provato prima. Cosa manca ancora, direte voi? Semplice. La pozione magica.
LA PERMACULTURA
Nel 2017, poco prima di conoscere l’altra metà della Luna, Manuela scopre la permacultura. Un altro mondo le appare improvvisamente all’orizzonte, al punto che riesce finalmente a ipotizzare la possibilità di coltivare il suo terreno senza aver ancora sviluppato alcuna competenza in campo agricolo. L’altra metà della Luna, dal canto suo, aveva cominciato ad avvicinarsi alla permacultura da qualche anno; e più l’approfondiva, più scopriva che quella poteva essere una cornice di riferimento su cui impostare persino il quotidiano.
È Denia stessa a raccontare che la permacultura «mi risuonava perché era composta da elementi che ho sempre sentito dentro, sebbene separati l’uno dall’altro». Per cui, quando li ha trovati integrati tutti insieme in quella che poi ha iniziato a considerare come una vera e propria filosofia di vita, ha capito che aveva ormai imboccato la sua strada: «Era ciò che sentivo e che non riuscivo a esprimere a parole».
Manuela e Denia hanno dunque trovato nella permacultura la loro pozione magica, ossia la visione comune che hanno scelto di usare come intento per riprogettare il terreno di Manuela, che dal 2019 hanno deciso di chiamare “centro esperienziale”, basandolo sulle tre etiche della Permacultura: cura della Terra come fosse un organismo, cura della propria specie e condivisione. Nel video che trovate in questo articolo, le due protagoniste raccontano cos’è oggi L’Asino e la Luna e cosa si immaginano potrà essere in futuro.
«Il centro è “esperienziale” perché la permacultura è come una valigetta degli strumenti: quando impari a usarla poi resta con te e da lì puoi estrarre lo strumento che ti serve di volta in volta, approfondendone l’uso con il tempo», spiegano. Una valigetta che contiene anche uno specchio fatato. «A volte quando ci si forma in qualcosa ci si estrania e si finisce sul tecnicismo», continua Denia. «Invece con la permacultura questo non accade, perché il suo approccio, che tende alla massima integrazione possibile, conserva dentro di sé gli strumenti per evitarlo».
E ora, come in tutte le fiabe che si rispettino, è il momento dei doni, ossia dei meritati premi che gli eroi o le eroine ricevono per le loro peripezie. Manuela stila una lunga e ricca lista: «Sono gli ottimi rapporti con i contadini e gli allevatori della zona e la rete di telecomunicazioni Noinet, che ci ha sponsorizzato nella realizzazione della nostra food forest».
E ancora, «sono le reti di cui facciamo parte, in particolare la RIVE e l’Accademia Italiana di Permacultura, che ci ha dato persino l’onore di ospitare un’assemblea plenaria nazionale; sono gli altri eventi che abbiamo ospitato e che ospiteremo; sono i tanti volontari pronti ad aiutarci in ogni iniziativa; sono gli alberi che abbiamo seminato in questi anni e che presto inizieranno a produrre frutti».
Cosa manca ancora, dunque? Ah, la morale. Beh, per quella vi toccherà cliccare sulla loro intervista video e ascoltare le parole finali di Denia. Perché la luna, in fondo, non è poi così lontana: montare su un asino per raggiungerla lentamente, passo dopo passo, possono farlo tutti. E tutte.
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