28 Mar 2022

Immersione in foresta: ecco come farla in modo efficace rispettando la Natura

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Un'immersione in foresta non è una passeggiata fra gli alberi né può essere equiparata a una seduta di psicoterapia, a un momento didattico o ad altre attività che pure si svolgono in contesti analoghi. Per capire meglio cosa non è, ma soprattutto cos'è, ne abbiamo parlato con Raoul Fiordiponti, presidente della rete TeFFIt - OE, che organizza un corso per conduttori di immersioni in foresta.

Salva nei preferiti

Cos’è il Forest Bathing? La traduzione dall’inglese può essere resa come “immersione in foresta”, che è anche il concetto che racconta meglio questa pratica, che altro non è che una immersione nella foresta! Immergersi in foresta significa immergersi nella biocomplessità, che è sua volta qualcosa che va oltre la semplice biodiversità e i cui effetti vanno oltre la semplice cura di singoli disturbi o di singole patologie.

«Le foreste realmente biocomplesse e sane, frequentate nei tempi e con modi opportuni, che favoriscano la sintonia con essa e non che replichino pratiche già strutturate o che tentino di adattarla a noi, riescono a riequilibrare tutto il nostro organismo, mente e corpo, entrambi compresi nella nostra personale biocomplessità», spiega Raoul Fiordiponti, presidente della rete TeFFIt – OE.

«Ridurre le immersioni in foresta all’inalazione di alcuni elementi, all’uso dei soli cinque sensi o alla pratica di attività in un bel luogo è andare a disturbare e impoverire una foresta per trarne un beneficio talmente piccolo che neanche vale l’inquinamento provocato per arrivarci. La biocomplessità delle foreste ha molto di più da offrire e che solo questa può offrire» aggiunge.

A partire dal 27 aprile – il termine ultimo per inviare la richiesta di iscrizione è mercoledì 6 aprile – TeFFIt propone un corso base per Conduttori di Immersioni in Foresta, dedicato a tutti coloro che operano già in questo settore o altri affini oppure che intendano iniziare a svolgere la professione.

teffit 1

In cosa differisce il vostro approccio – e quindi anche l’impostazione didattica che avrà il corso – rispetto alle altre proposte della realtà che si occupano di forest bathing?

In effetti negli ultimi mesi si è visto un proliferare di proposte che sotto vari marchi e denominazioni offrono esperienze salutari in natura. Sono sempre più diffuse anche realtà che hanno come obiettivo la formazione di differenti tipologie di operatori con svariate finalità. Chiarire questi aspetti richiederebbe un’esposizione più dettagliata, ma vale la pena sottolinearne almeno alcuni.

Il forest bathing, letteralmente tradotto in “fare il bagno nella foresta”, non è intanto un’aroma terapia: questa attività si può fare a casa propria, forse anche più efficacemente, fermo restando che per estrarre gli oli essenziali spesso si devastano ecosistemi, si aggrediscono specie vegetali, si inquina persino, mentre per “respirare” in particolare grandi quantità di terpeni basterebbe recarsi nei dintorni di una segheria, dove il legno degli alberi tagliati ne produce in estrema abbondanza, proprio perché si tratta di sostanze difensive.

Non è neanche una attività sportiva, escursionistica, un trekking o peggio ancora una gara, come alcuni propongono: a parte che queste attività necessitano spesso di strade, sentieri e di Natura “addomesticata”, che non rappresentano la foresta, ma anzi la impoveriscono. Inoltre si tratta di attività che esprimono performance fisiche, spesso con regole, attrezzature, modalità specifiche e obiettivi da raggiungere, che semmai distraggono dalla relazione con la foresta. Ma soprattutto non sono adatte alle persone fragili o malate e neppure alle persone sane nei loro momenti di disagio, che questo sia un mal di testa o la convalescenza dal Covid. In pratica, non sono applicabili quando più servirebbero.

Quello che “dobbiamo” intraprendere è un percorso e in questo la foresta ci può aiutare e ci può guidare se vi “entriamo” con la giusta modalità

Il Forest Bathing non è una terapia psicologica: la psicoterapia va applicata da psicoterapeuti abilitati e non solo laureati in psicologia, ha regole ben precise anche di setting, dove la Natura può essere considerata ma pianificandola opportunamente all’interno di ciascun programma terapeutico e dei suoi obiettivi specifici. Inoltre, nella psicoterapia è centrale la relazione tra paziente e terapista, mentre nelle immersioni in foresta è centrale il rapporto del singolo con la foresta. È vero che le immersioni in foresta offrono importanti benefici psicologici, ma non lo fanno con meccanismi equiparabili alla psicoterapia pensata dall’essere umano.

Non è neppure un trasporto emotivo: l’emotività, il sentimento, persino la spiritualità sono fondamentali nella vita di ogni essere umano, ma non sono certamente i contenuti migliori da condividere con una foresta per relazionarsi con essa. Anche qualora le foreste vivessero a loro volta emozioni, sentimenti o afflati spirituali, sicuramente sarebbero diversi da quelli umani. Tutti quelli che abbracciano gli alberi sono sicuri che questi – e le creature che abitano anche solo la loro corteccia – ne siano così felici? E, poiché oggi sappiamo che piante, insetti, muschi, licheni e persino i microorganismi reagiscono agli stimoli ricevuti emettendo segnali chimici e fisici, siamo sicuri che quelli prodotti in conseguenza del nostro abbraccio siano benefici per la salute umana?

In altre parole, alle foreste non appartengono i nostri concetti di bucolico o di “cuore cuore, amore amore”. La foresta è anzi “crudele”, nel senso di “cruda”, non manipolata e pensata a uso umano, perché le sue regole sono tanto meravigliose quanto essenziali e attribuirle la nostra morale e i nostri sentimenti non significa amore per la Natura, ma continuare a imporle prospettive umane. I benefici anche in termini di emotività, sentimenti e spiritualità ci sono proprio laddove l’essere umano si apre alla diversità della foresta.

Non è un’attività didattica: ad esempio, abbiamo attribuito noi i nomi alle piante e conoscerli non ha nulla a che fare con il beneficio che si può trarre dalla relazione con la foresta. Per certi versi, anzi li pregiudica. Ancora, non è solo uno scenario per la pratica di altre discipline: un bel luogo naturale, persino virtuale, aiuta spesso la pratica di molte discipline che hanno però altre finalità e per le quali la scelta di una foresta sarebbe solo opportunistica rispetto a quelle. E l’opportunismo non favorisce certo la relazione.

Ma non è neanche solo una esperienza sensoriale: sicuramente i nostri cinque sensi sono strumenti essenziali di contatto con la foresta, ma il nostro organismo ha anche altre capacità sensoriali e percettive che ci consentono di relazionarci molto meglio con creature che a loro volta ci percepiscono pur non avendo occhi e orecchie come le nostre.

teffit 67

Perché a vostro avviso c’è bisogno di certificare questa pratica?

Rispondo chiedendo: qual è dunque questa foresta così benefica? Ha senso “certificare” le foreste per le immersioni? In base a quali criteri? Estetico? Emozionale? Biofilico? Naturalistico? Botanico? Certificarle per quali benefici, in quale stagione, per quali persone? Per quali effettori? Per quali patologie o disturbi? Per quali attività? Porsi e tentare di rispondere a queste domande rende subito evidente come anche generalizzare i criteri per definire la foresta “certificabile” sia riduttivo.

Si comprende ancora meglio quanto sia riduttivo se si pensa che la foresta è viva e mai statica, cambia a seconda delle stagioni, degli orari e del clima. Cambia nel suo insieme e cambia in ogni suo microhabitat. Cambia persino in reazione al nostro ingresso e a ciò che facciamo al suo interno. Ma in ogni suo cambiamento resta in perfetto equilibrio proprio grazie alle proprietà della sua evoluta biocomplessità.

L’attenzione va dunque posta al non interferire su queste sue proprietà, magari gestendola per renderla “migliore” o “ceduandola” periodicamente, pulendola o “addomesticandola”. Ceduarla significa vanificare i progressi della sua evoluzione. Pulirla significa diminuire e impoverire la sua biodiversità. Addomesticarla significa ridurre le proprietà della sua naturalità. Biocomplessità, biodiversità e naturalità sono invece gli indicatori che possono informarci su quanto sia potenzialmente benefica una foresta.

Ma poi molto dipende da chi frequenta una foresta con determinate caratteristiche, dalla relazione che ciascuno ha con la Natura, dalle sue esigenze fisiche, da come si approccia e quali attività intende svolgere. Molto dipende dalla capacità di ciascuno di muoversi all’interno della foresta per trovare di volta in volta la “nicchia” che gli è più benefica e che al contempo non disturba la foresta.

Tutto questo e molto altro sarà trattato al corso e nelle attività pratiche, partendo da quello che le ricerche scientifiche pubblicate ci indicano, dalla pluridecennale esperienza dei nostri docenti, dalle evidenze scientifiche che in questi anni abbiamo verificato ed evidenziato con le nostre ricerche.

Un elemento del corso che spicca è il background di competenze ed esperienza che caratterizza i docenti: potete presentarceli e raccontarci qualcosa di loro?

In effetti il livello dei docenti è di eccellenza e non è facile sintetizzarne le competenze, ma in rete ci sono i loro lavori, i loro libri, le loro pubblicazioni. Penso che poter ascoltare dal vivo, anche se online, il prof. Giuseppe Barbiero, il prof. Bartolomeo Schirone, il prof. Alessandro Bottacci, la dott.ssa Pierangela Piras sia un assoluto privilegio. Poter apprendere dalla loro pluriennale esperienza di ricerca nel campo della ecologia affettiva, delle foreste, della medicina applicata alla frequentazione delle foreste, avere la possibilità di chiedere direttamente a loro chiarimenti e approfondimenti è una occasione unica.

Ma anche la dott.ssa Angelica Lorenzoni e la dott.ssa Cinzia Andreini sono docenti preziose: psicologhe e psicoterapeute, con una pluriennale esperienza sul campo, cureranno infatti gli aspetti relativi alla conduzione dei gruppi e agli specifici effetti psicologici della frequentazione delle foreste, comprese gli aspetti terapeutici. Infine, Enrico Fiordiponti, dottore in Scienze della Montagna, e io cureremo le attività pratiche e il monitoraggio della biodiversità delle foreste, argomenti fondamentali per comprendere il dove e il come delle Immersioni in foresta.

giuseppe barbiero intervista
Giuseppe Barbiero

Credo sia davvero un’ottima opportunità avere docenti che trattano questi particolari argomenti non solo per le loro conoscenze teoriche, ma anche sulla base di competenze acquisite sul campo, che consentirà quindi ai corsisti di muoversi meglio in futuro tra le tante informazioni divulgate e soprattutto di programmare le loro attività professionali garantendo i risultati che proporranno ai loro utenti. Non ultimo, durante il corso sarà possibile accedere ad alcuni esiti preliminari di ricerche davvero innovative.

TeFFit è un’associazione senza fini di lucro. Perché è importante per voi rimarcare l’anima no profit del progetto?

Abbiamo costituito la Rete Terapie Forestali in Foreste Italiane non con obiettivi di lucro o per sviluppare interessi personali. La rete TeFFIt nasce con la missione di rendere parte del sistema sanitario nazionale le pratiche di immersione in foresta – come già accade in altre nazioni, anche europee – e di farlo secondo criteri adatti al nostro Paese e alle nostre foreste. Quando si ha uno scopo così importante per la collettività, dove l’obiettivo è il bene comune, gli unici strumenti sono la gratuità, la trasparenza e la chiarezza.

La nostra proposta è essere una rete tra realtà del mondo accademico, medici, forestali, persone comuni, operatori del settore, dove il vero collante è il desiderio di un equilibrio reciprocamente vantaggioso tra l’uomo e la natura selvatica, un equilibrio che costruisca benessere per noi e per il nostro pianeta. Quale altra forma potevamo quindi assumere se non quella del no profit? Anche per questa impostazione di metodo e di principio possiamo offrire servizi altamente qualificati, come i corsi per conduttore di immersioni in foresta, con una qualità di livello master universitario ma a costi decisamente accessibili.

Spesso si banalizza il ruolo e la professionalità del conduttore di immersioni in foresta equiparandolo a una guida ambientale o a uno psicologo che lavora con la natura. Quali sono in realtà le sue peculiarità?

La prima cosa che diciamo ai nostri corsi è che l’unico vero effettore di benessere è la Foresta. Ed è veramente così! Fa tutto la Foresta in relazione a chi la frequenta. Basta quindi entrare in una qualsiasi foresta e ottenere beneficio? In realtà no, o meglio, per come viviamo oggi, per come siamo abituati a relazionarci con la natura, per il nostro approccio culturale, purtroppo no! Il nostro “stile di vita” è ormai molto lontano dai ritmi naturali, ci siamo costruiti un contesto di vita dove apparentemente abbiamo a disposizione tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ma spesso questo tutto ci fa male.

Una vecchia battuta recitava “tutti vogliono tornare alla natura ma in pochi ci vogliono andare a piedi”: niente di più vero. Quello che al contrario dovremmo fare è riappropriarci di ritmi, modalità, abitudini più confacenti alla nostra “natura”. Quello che “dobbiamo” intraprendere è un percorso e in questo la foresta ci può aiutare e ci può guidare se vi “entriamo” con la giusta modalità, se lo facciamo con continuità, se cioè “re-impariamo” a farlo.

teffit 4

Ecco, il conduttore di immersioni in Foresta della rete TeFFIt è questo: un professionista che conduce in questo percorso di riavvicinamento individuale alla natura, per poi con il tempo mettere l’accompagnato nelle condizioni di scoprire, ad esempio, quale area della foresta è di volta in volta il suo luogo di benessere e come la frequentazione costituisca una relazione di benessere che ci migliora la vita. Il Conduttore non è un guru, non ha tutte le risposte per insegnare a vivere a chi accompagna. Il Conduttore conosce piuttosto la foresta e sa come agisce, sa quali effettori ci sono in un determinato ambiente, sa come percepirli e come riconoscere quali e come hanno potenzialità benefiche.

Non “guida” il partecipante ma lo conduce in questa Bio Complessità che rigenera, offre gli strumenti di “lettura” e di relazione adatti alla foresta e a ciascuno. Nel corso diamo le basi e forniamo una modalità basata su un approccio scientifico. In particolare, offriamo un percorso che si sviluppa in 5 fasi, sul quale la TeFFIt, in particolare con la dott. Piras e il prof. Barbiero, ha già avviato ricerche e prodotto pubblicazioni scientifiche.

Chi parteciperà al corso potrà beneficiare dell’iscrizione al registro dei conduttori ed entrare nella rete dell’associazione. In questo modo quali opportunità si apriranno dal punto di vista professionale?

Il corso si conclude con la produzione da parte del corsista di una breve tesina, alla quale segue un colloquio per l’ammissione. Questa procedura dà la possibilità di iscriversi al “registro nazionale conduttori di immersione in foresta” della rete TeFFIt, il cui costo di iscrizione è già compreso nella quota del corso. Viene quindi rilasciato un attestato di iscrizione come da normativa vigente (legge 4/2013 sulle Professioni non organizzate in Ordini o Collegi) che dà la possibilità di avviare la professione. Anche a chi non desidera iscriversi o partecipare all’iter di ammissione viene rilasciato un attestato di frequenza del corso, a valere sulla medesima normativa di riferimento.

Ma il vero valore del corso e dell’iscrizione al registro è, a nostro avviso, la possibilità di entrare nella rete TeFFIt e partecipare insieme ad altri a un percorso di costruzione di cultura della salute e di cura delle foreste. Il III° corso conduttori Immersione in Foresta partirà a fine aprile e si concluderà a fine giugno e comprenderà una parte teorica e due tirocini pratici in presenza; è comunque possibile trovare tutte le informazioni sul nostro sito.

Ma prima dell’inizio del corso ci sarà un evento molto importante al quale sono tutti invitati. Il 7 aprile si svolgerà la prima giornata nazionale delle immersioni in foresta, in occasione della quale proporremo un interessante convegno on line dal titolo “Immersioni in Foresta e Prescrizioni Verdi”, a cui seguiranno tre giornate di eventi di immersione in foresta a livello nazionale, in quasi tutte le regioni d’Italia. Sarà un’occasione per confrontarsi sulla importanza dalla natura per la nostra salute e per sperimentare in prima persona una immersione con i nostri conduttori professionali. Sempre sul nostro sito si potrà trovare il programma.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Lutto perinatale: oggi si celebrano i bambini che non ci sono più, ma che restano per sempre nel cuore
Lutto perinatale: oggi si celebrano i bambini che non ci sono più, ma che restano per sempre nel cuore

A Pollenzo si studia il cibo tra consapevolezza, piacere e conversione ecologica
A Pollenzo si studia il cibo tra consapevolezza, piacere e conversione ecologica

Formaggi vegetali, il consumo in Italia è sempre più in crescita
Formaggi vegetali, il consumo in Italia è sempre più in crescita

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

La tempesta del secolo in Spagna. Quando l’adattamento climatico non basta – #1012

|

Arghillà rinasce: la rigenerazione urbana dal basso di “uno dei luoghi più problematici d’Italia”

|

Oltre alle barriere, Capri diventa inclusiva e accessibile

|

Fabio Gerosa: “Con Fratello Sole aiutiamo il sociale a costruire un percorso di transizione ecologica”

|

Adattamento climatico: come provare a prepararsi a nuovi eventi estremi

|

In Sardegna non è Halloween, ma Is Animas, quando bambini e bambine chiedono doni per le anime

|

Il centro FuoriLuogo: una casa della cultura per sperimentare e incontrarsi

|

Scuola di Pace ODV Napoli: l’inclusione che parte dall’istruzione

string(9) "nazionale"