16 Mar 2022

Hollawint: la rivoluzione creativa delle donne di Malles che ha fermato i pesticidi

Scritto da: Sara Anfos

La volontà e la creatività tipicamente femminili sono forse le sole forze in grado di opporsi all'avanzata di una nube tossica verso gli incontaminati prati dell'Alta Val Venosta. Così le donne di Malles, grazie al movimento Hollawint, combattono i pesticidi, gli interessi economici e le grandi monocolture intensive. La redazione di NOWA, partner di Italia Che Cambia nel territorio altoatesino, ha incontrato Martina Hellrigl, una delle promotrici del progetto.

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Bolzano, Trentino Alto Adige - C’è un Comune in Alto Adige che è noto non solo per la sua bellezza, il suo folclore e le sue specialità, ma anche per il coraggio delle sue cittadine e dei suoi cittadini. Molti conoscono già la loro storia, che ha fatto il giro del mondo. Noi vogliamo raccontarvela da un punto di vista meno conosciuto, ma genuino.

Abbiamo un appuntamento a Malles con Martina Hellrigl, imprenditrice sociale e mamma. Malles è un paesino dalle cui stradine svettano tre campanili romanici e una torre medievale, circondato da ghiacciai e dalle più alte montagne delle Alpi orientali. Nella piazza di paese si trova anche la farmacia di Johannes Unterpertinger, uno dei primi e più energici promotori della rivoluzione di Malles, che ancora oggi informa, fa rete e attiva attraverso le pagine di La Via di Malles.

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Seguiamo le indicazioni di Martina e ci troviamo di fronte a delle bellissime mura medievali, dalle quali spuntano diversi alberi da frutto di varietà antiche e una casa sull’albero di legno per bambini: lei abita qui. Martina ci accoglie insieme alla sua amica Evelyne e ci mette a nostro agio nel suo hoangart, il giardino cinto.

Martina, ci racconti come è iniziata la vostra storia?

Quando sono tornata da Zurigo con la mia famiglia, con i bambini molto piccoli, non lavoravo e non conoscevo nessuno qui. Sono andata a un incontro di paese e ho avuto modo di ascoltare un agricoltore di erbe aromatiche biologiche raccontare di come accanto al suo campo avessero piantato le mele e poco dopo, a un controllo, le sue erbe fossero risultate contaminate da pesticidi, così che non poteva più farle certificare. Qualche mese dopo, trasferita la sua attività in un campo più lontano, di li a poco si ripeté la stessa cosa.

Questo fece scattare qualcosa dentro di me, non riuscivo a darmi pace, mi sembrava profondamente ingiusto. Venni a sapere che c’erano diversi gruppi di persone che si occupavano di questo problema da anni, ma avevano difficoltà a comunicare con la popolazione. Ci pensavo in continuazione, ma in paese l’argomento era tabù. La gente non ne parlava apertamente, anche se si sapeva che la stragrande maggioranza degli abitanti di Malles temeva l’arrivo delle monocolture di mele e delle nubi di pesticidi che esse portavano con loro. Era una questione delicata che toccava gli interessi di alcuni e le paure di altri e minacciava l’equilibrio e le relazioni all’interno della comunità.

Come avvenne l’incontro con le tue compagne di avventura?

Un giorno andai dalla parrucchiera del paese, Beatrice. Facemmo amicizia e le raccontai cauta della mia preoccupazione. Trovandola d’accordo le proposi l’idea di scrivere una lettera al giornale locale Vinschger Wind. Lei conosceva il caporedattore, che ci sostenne, e così stamparono la prima di una serie di lettere nelle quali ci esprimevamo contro le monoculture di mele che avanzavano per conquistare, dopo la Bassa Venosta, anche l’Alta Val Venosta, la nostra casa.

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Quello che la maggior parte degli abitanti di Malles pensava era improvvisamente lì, nero su bianco, e dal salone di Beatrice si diffondeva. E allora arrivò Pia, che voleva aiutare a fermare quei meleti. E poi arrivò Margit, poi Evelyne e ancora un’altra e poi ancora un’altra e all’improvviso eravamo tante, tutte donne: non era previsto, ma era così ed era bello.

[Martina sorride divertita mentre racconta, con un tono così caldo e confidenziale che pare di conoscerla da sempre]. Cosa avete fatto a quel punto.

Ci siamo incontrate tutte e ci siamo chiamate Hollawint. Volevamo che le nostre parole diventassero visibili. Ma non volevamo che fossero parole “contro”, che aggredissero, ma che spiegassero, che invitassero, parole che comunicassero la nostra idea di una Malles sana e sicura per tutti. Abbiamo stampato le nostre idee su pezzi di stoffa e vecchie lenzuola: “Un Comune libero da pesticidi”, “una casa sana per le persone, le piante e gli animali”, “un paesaggio senza pesticidi per noi e per i nostri ospiti”.

Li abbiamo messi a disposizione di chi li volesse appendere e nel giro di una serata erano stati portati via tutti. Il giorno dopo Malles si è svegliata vestita di quelle parole di speranza, le stoffe erano appese dappertutto e davano forma a quella visione: la visione di una comunità. Insieme alle altre associazioni e ai gruppi di lavoro di tutti i paesi del territorio comunale, abbiamo deciso di organizzare un referendum popolare: per dire “sì” a quella visione di un Comune libero da pesticidi.

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Come andò la campagna?

In occasione della presentazione della petizione referendaria presso l’ufficio comunale, abbiamo organizzato una colazione pubblica per promuovere il referendum e per parlare con i partecipanti di cosa avrebbe significato per tutti noi, per le nostre attività, per i nostri bambini e i nostri cari, se non avessimo fermato l’avanzata di quei meleti. Sui nostri tavoli c’erano solo prodotti a km0 di produttori dell’Alta Val Venosta, perché volevamo mostrare quanta ricchezza c’era da proteggere, quanta biodiversità, quanti tesori. Volevamo ricordare anche a noi stesse che abitavamo un paradiso di cui essere orgogliose.

Seguirono altre colazioni e ogni settimana erano sempre più frequentate. C’era un’atmosfera di partecipazione, c’erano orgoglio e coraggio. Abbiamo organizzato molte altre iniziative creative. Un giorno a una di noi venne l’idea di riempire delle tute bianche protettive con della paglia per farci delle figure a grandezza umana, con maschere antigas e la scritta “SÍ! a un Comune libero da pesticidi”. Le abbiamo messe in tutto il Comune in un giorno di mercato, all’entrata delle istituzioni, sui gradini delle piazze.

Un altro giorno quel “SÍ!” lo abbiamo dipinto su grandi girasoli di legno colorato che abbiamo sparso per le strade, per i vicoli, davanti alle porte delle case. Era un “SÍ!” meraviglioso e pieno di forza. Era un SÍ! che non era più un segreto, ma era sulla bocca di tutti, davanti agli occhi di tutti e in tutti i cuori. A fine agosto 2014, 2477 cittadine e cittadini decisero con il 76% di voti favorevoli di bandire i pesticidi dal territorio comunale di Malles introducendone il divieto all’interno dello Statuto.

A cosa ha portato quella votazione?

Ci sono state e ci sono ancora alcune difficoltà, il referendum non è ancora stato attuato. Ma abbiamo continuato a far sentire la nostra presenza. Quello che prima era un tabù ora era un tema caldo non solo qui, anche nel resto d’Italia, in Germania, in tutto il mondo. Avevamo toccato un nervo scoperto perché allo stesso tempo il dibattito sui pesticidi e le monocolture era già divampato in molti luoghi. Grazie a questa esperienza, grazie al cammino che abbiamo fatto insieme, molte persone hanno cambiato il loro modo di pensare.

La gente non ne parlava apertamente, anche se si sapeva che la stragrande maggioranza degli abitanti di Malles temeva l’arrivo delle monocolture di mele e delle nubi di pesticidi che esse portavano con loro

Ora i prodotti biologici sono molto più richiesti di prima, molti agricoltori sono passati al biologico e molte persone comprano direttamente da loro. Il referendum ha portato a molte altre lotte, anche in tribunale. Alcuni agricoltori hanno chiesto l’intervento dell’Associazione degli Agricoltori e hanno fatto causa ai promotori del referendum. Poi hanno fatto causa ad altre associazioni e istituzioni che sostengono Malles. I processi sono ancora in corso.

Ma anche noi siamo andate avanti. Abbiamo fondato la cooperativa sociale Vinterra. Con questa cooperativa affittiamo la terra che vogliamo proteggere. La usiamo bene. Abbiamo già 4,5 ettari tra Malles e Glorenza che coltiviamo con metodo biologico, impegnando persone con difficoltà, donando speranza, producendo cibo buono e sano, rigenerando la terra, creando valore.

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