Guerra in Siria: in viaggio con i bambini profughi a 11 anni dall’inizio del conflitto
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Sono “boccioli nel fango”: bambini che non sono solo piccoli profughi in fuga dalla guerra in Siria, ospitati tra tende e melma in un campo vicino alla città turca di Adana, non lontano dal confine con il loro Paese, ma anche esseri umani che “piantano semi di coraggio e speranza”, pronti a sbocciare e a cui vanno restituiti la loro unicità e i loro diritti inalienabili.
Allo stesso modo, possiamo essere “boccioli nel fango” tutti noi lettori, altrettanti esseri umani capaci di fiorire nonostante le avversità, invitati a non rimanere indifferenti alle loro sorti, a non aver paura della diversità. È il messaggio che Maricla Pannocchia, autrice impegnata nel sociale, vuole diffondere con il suo quinto libro Boccioli nel Fango, in uscita in self publishing il 20 marzo, in occasione dell’anniversario dell’ormai dimenticata guerra siriana, iniziata il 15 marzo del 2011.
Nel suo ultimo lavoro, Maricla Pannocchia racconta appunto la sua missione del gennaio 2022 in un campo profughi turco popolato da 900 famiglie siriane, al fianco dell’Associazione Support and Sustain Children (SSCh) della provincia di Bergamo, fondata da Arianna Martini.
Nel momento drammatico che stiamo vivendo per la guerra in Ucraina, il libro – i cui proventi andranno in favore di SSCh – rilancia l’attenzione anche sugli altri conflitti in corso nel mondo, tra cui appunto la guerra in Siria, che sta martoriando il Paese e ha causato sinora 13,5 milioni di profughi – più di metà della sua popolazione – di cui oltre 6,7 milioni sfollati internamente e 6,8 milioni di rifugiati all’estero. La volontà è riaffermare come non esistano profughi di serie A e serie B.
Il libro è un diario di viaggio, ma non solo. Pagine sincere, a tratti crude e altre volte dolci, in cui Pannocchia accompagna con autenticità il lettore tra le storie dei profughi del campo spontaneo, non gestito dalle grandi organizzazioni internazionali, in modo da far sentire la voce di chi lo abita. Ma è anche un suo momento di riflessione, grazie a un’appassionata appendice dedicata ai diritti umani di adulti, bambini e adolescenti.
Il lettore è invitato ad approfondire cause e conseguenze della guerra in Siria e incoraggiato a essere parte attiva del cambiamento attraverso l’azione
Pannocchia è una scrittrice di origine toscana, che ama definirsi “cittadina del mondo”, e che ha l’obiettivo di “cambiarlo, una parola alla volta”. È apprezzata dai lettori e dai media in vari Paesi per la sua narrazione umana e la capacità di spingere i lettori verso riflessioni indirizzate ad azioni concrete. Già fondatrice dell’associazione Adolescenti e cancro, ha scritto due libri sul tema, un altro romanzo a sfondo sociale e il libro per ragazzi in inglese Letters from Afghanistan.
Inoltre, ha recentemente intervistato in video il giovane siriano Muhammad Najem, che nel 2017, a soli 15 anni, è diventato uno dei più giovani reporter da un’area di guerra – appunto la Siria, il suo Paese – grazie al suo telefonino. Questa esperienza sarà raccontata in un libro in uscita nell’autunno 2022. Intanto, Najem ha partecipato alla stesura del volume Know Your Rights and Claim Them: A Guide for Youth ideato da Amnesty International, dall’attrice Angelina Jolie – attivista da oltre vent’anni nel campo dei diritti umani – e da Geraldine Van Beuren, avvocatessa internazionale britannica esperta sul tema.
L’intervista sarà pubblicata il 15 marzo all’interno di My Voice, luogo virtuale ideato da Pannocchia sul suo sito per intervistare persone impegnate in varie parti del mondo in difesa dei diritti umani, dando spazio all’unicità e alla bellezza di ogni singola cultura e tradizione.
Attraverso l’appendice sul tema, contenuta in Boccioli nel Fango, il lettore è invitato ad approfondire cause e conseguenze della guerra in Siria e incoraggiato a essere parte attiva del cambiamento attraverso l’azione, anche solo tenendosi informato sui canali più adeguati oppure partecipando a iniziative di sensibilizzazione e supporto.
Inoltre, può donare in favore di SSCh in maniera libera oppure sostenendo a distanza un nucleo. SSCh, operante per i profughi anche in altri campi del mondo, è composta da volontari ed è l’unica associazione a portare aiuto alle famiglie, a volte composte da bambini orfani, ospitate nelle tende bianche e blu di questo campo.
L’obiettivo è garantire sicurezza alimentare, acqua, cure mediche, riparo dal freddo e istruzione, il mezzo più potente per offrire un futuro ai più piccoli. Questo avviene grazie a due tende-scuola, “oasi di speranza” che, seppur non riconosciute ufficialmente, sono gemellate con una scuola di Torino. Fondamentali il tempo e l’amore dedicati agli stessi bambini, il cui maggiore bisogno è essere “visti”.
In questo campo profughi, dove si lotta ogni giorno per sopravvivere, sono presenti bimbi senza certificato di nascita, sfruttamento minorile, spose bambine, persone senza passaporto e lavoro, disabilità e malattie; inoltre si è costretti ad applicare il triage, cioè la pratica per cui è necessario scegliere chi aiutare. Ma c’è spazio anche per il coraggio, la speranza e l’accoglienza, soprattutto tra i più piccoli. Come quando la bambina soprannominata “Fiore”, vestita con il suo abitino migliore, canta, nel buio di una delle tende-scuola, una tipica canzone siriana sul tema della fratellanza e della solidarietà, oltre tutti i confini.
«Lo scopo del mio libro è dar voce a queste persone dimenticate, accompagnando il lettore tra le loro storie in maniera autentica per dimostrare come possiamo essere tutti esseri umani sotto lo stesso cielo, unici e irripetibili, superando la paura del diverso», ha dichiarato Pannocchia. «È importante sapere che ognuno di noi può fare la differenza per aiutare chi, in ogni parte del mondo, sta fuggendo dalla propria terra, a causa della guerra o altro».
«La politica e la diplomazia – conclude l’autrice – sono gli strumenti chiave per uscire da una realtà in cui le migrazioni forzate sembrano essere diventate una costante, quasi un’abitudine, con l’obiettivo primario di far tornare a casa queste persone, in sicurezza, dopo averle rese capaci di ricostruire i loro Paesi. Ma ognuno di noi può agire nel momento in cui non si assuefà al dolore e all’orrore, in cui non rimane indifferente e interviene in difesa dei diritti umani, senza distinzione tra gli individui».
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