30 Mar 2022

Dialoghi d’Arte: la città rinasce grazie alla cittadinanza culturale

Scritto da: Emanuela Sabidussi

A Savona da due anni Dialoghi d’Arte si interroga periodicamente su quali siano le esigenze di chi vive il territorio, unendo in un dialogo i cittadini, le realtà già presenti e le istituzioni. Il risultato? Una partecipazione attiva da parte degli abitanti che sta incidendo positivamente sulla povertà culturale.

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Savona - Era il 2020 quando venne alla luce Dialoghi d’Arte: un progetto all’avanguardia molto semplice da comprendere per chi è dentro a tematiche culturali, un po’ più complesso per chi non lo è. Proprio per questo, allo scopo di favorirne la comprensione e la circolazione presso un pubblico quanto più ampio, abbiamo intervistato la sua fondatrice Gloria Bovio.

Le abbiamo chiesto di parlarci dei dettagli della sua idea, partendo proprio dalle motivazione che le hanno dato origine. Si tratta infatti di un’iniziativa che abbraccia al suo interno tanti altri progetti con tematiche diverse e pubblici differenti, ma tutti con un obiettivo: creare nuove forme di cittadinanza culturale.

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Da dove nasce l’idea di creare Dialoghi d’Arte?

Sono un’operatrice culturale, anche se nasco come architetto; la mia esperienza in questo settore deriva dal ruolo direzionale che ho ricoperto presso la Fondazione Sant’Antonio di Noli, istituzione culturale e sociale che si occupa di arte contemporanea. Il mio focus nell’ultimo periodo era proprio su come l’arte venisse percepita dal pubblico. Successe poi che il mio mandato da direttrice terminò e arrivò in concomitanza il Covid. Il materiale era tanto e altrettante le idee: decisi quindi di trasformare tutto ciò in un progetto a sé, che si occupa di cultura ad ampio raggio, incentrato sempre sul punto di vista del pubblico.

Ed è così che nasce Dialoghi d’Arte. Ma spiegaci meglio di cosa si tratta…

Non è una produzione artistica e culturale, si tratta più di cogliere e mostrare un punto di vista di chi l’arte la fruisce. L’obiettivo del progetto è quello di creare un senso di comunità nel territorio in cui opera, ovvero Savona.

Perché proprio Savona?

Savona è un luogo ideale per la sperimentazione culturale: è una città piccola, in cui ci si conosce tutti. Questa dimensione limitata permette di riuscire a entrare facilmente in contatto con le persone che ci vivono, per poter comunicare ed entrare in relazione con loro. L’aspetto meno positivo invece è che da qualche anno è diventata una cittadina in decadenza da un punto di vista culturale, come molte altre piccole realtà italiane.

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Parlaci di Cultura Capitale

Abbiamo iniziato a lavorare su Savona a inizio 2021. L’ex ospedale civico di Savona, il San Paolo, stava cambiando volto e vi era il vincolo che ci fosse al suo interno anche uno spazio culturale; abbiamo quindi preso al volo l’opportunità creando lì la sede dei nostri progetti. E come prima cosa abbiamo pensato che se tra i macro obiettivi che ci eravamo dati ci fosse stato quello di accrescere il senso di appartenenza al luogo in cui si vive, avremmo dovuto lavorare in primis sulla formazione degli operatori culturali.

Abbiamo così iniziato una formazione strategica con tutte le realtà che esistono già sul territorio, dai musei alle scuole. Possiamo definire Cultura Capitale come un progetto di cittadinanza culturale che ha l’obiettivo di rendere le persone parte attiva del sistema culturale della città attraverso il dialogo e la partecipazione. All’inizio parlavamo di come contrastare la povertà culturale di Savona, ma in realtà nel corso di questi mesi ci siamo resi conto che ci sono più persone interessate alla cultura e all’arte di quante pensassimo.

E come avviene questo dialogo a diversi livelli?

Crediamo molto nello scambio di pensieri: chiediamo, tra le prime cose, “cosa potrebbe avvenire e ti piacerebbe che avvenisse sul territorio in cui vivi?”. Raccogliamo tutte le idee e le portiamo al tavolo delle istituzioni. Lo step successivo è quello di creare dei tavoli di lavoro con gli enti decisori, ovvero le fondazioni, i Comuni e le istituzioni territoriali. In terza battuta ci rapportiamo ai cittadini per capire ciò di cui hanno bisogno, ma abbiamo capito nel tempo che spesso non è chiaro neanche a loro. Abbiamo quindi lavorato sul supportarli nell’interrogarsi e comprenderlo.

Quest’anno state lavorando sul tema del benessere. Come è collegato con l’arte?

Sì, esatto. Lo scorso anno abbiamo avuto come focus il teatro e la comunità, quest’anno abbiamo deciso di lavorare con il focus del collegamento tra cultura e salute. Abbiamo così dato vita a un progetto chiamato “Benessere”, per evidenziare quanto la cultura sia collegata al benessere sociale, economico, fisico, mentale e non solo. La cultura e l’arte sono infatti generatrici di felicità e salute.

Nel corso di questi mesi ci siamo resi conto che ci sono più persone interessate alla cultura e all’arte di quante pensassimo

Il progetto agisce su più fronti: la ricerca a 360° su questo tema; la formazione di chi è interessato attraverso seminari e tavoli di lavoro con operatori culturali, educatori, sociologi; la partecipazione della comunità a eventi, performance partecipative, conferenze. Stiamo organizzando una serie di incontri con medici, pedagoghi, sociologi ed economisti che permetteranno di conoscere gli effetti della cultura sul nostro corpo e sulla nostra mente e quali meccanismi sociali ed economici si possono innescare. Ma non solo: anche performance collettive che vedranno il coinvolgimento di tutti. Il programma inizierà il 13 maggio e continuerà con altri eventi fino all’autunno.

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Avete attivi tanti altri progetti. Ce li vuoi accennare?

Sì, stiamo portando avanti il progetto “Avanguardie a Ponente. Artisti di ieri, cittadini di oggi, pubblici di domani”, che è stato vincitore del Bando In Luce di Fondazione Compagnia di San Paolo, insieme a Amici di Casa Jorn, BAM! Strategie Culturali, Fondazione De Mari, MiC-Soprintendenza ABAP Imperia e Savona, con cui vogliamo valorizzare l’identità culturale dei borghi dell’entroterra del Ponente Ligure.

Stiamo poi facendo un’ampia ricerca con “Fotografi d’Arte” sull’uso che il pubblico fa del mezzo fotografico nel costruire il suo rapporto con l’opera d’arte e il rapporto tra forma artistica e autorappresentazione dello spettatore come affermazione di sé. “Il Futuro della Memoria” invece è una raccolta dei racconti delle vite e delle storie vissute nelle sale dell’ospedale Civico di San Paolo di Savona. Insomma, lavoriamo su più fronti, ma con l’intento di permettere l’accesso alla cultura a tutta la cittadinanza e a giudicare della partecipazione che le nostre proposte hanno, la strada è quella giusta!

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