9 Mar 2022

Vaccinare i bambini contro il Covid è la scelta giusta? Rischi e vantaggi della vaccinazione pediatrica

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Nell'ambito della campagna vaccinale anti Covid-19, un ruolo di punta l'ha avuto e lo sta avendo tutt'ora la vaccinazione pediatrica, su cui le istituzioni italiane hanno spinto molto. Eppure la comunità scientifica non è concorde in merito alla reale necessità di vaccinare anche la fascia 5-11 anni, né assicura unanimemente che i benefici siano sufficientemente superiori ai rischi.

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La campagna vaccinale contro il Covid per la fascia d’età 5-11 anni ha avuto inizio a seguito dell’approvazione dell’uso del vaccino Comirnaty (Pfizer) avvenuta lo scorso 1° dicembre 2021 da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Una dose ridotta (un terzo del dosaggio autorizzato per adulti e adolescenti) e una formulazione specifica. Prima dell’Aifa era stata l’Ema, l’agenzia europea, a prendere la stessa decisione e autorizzare la vaccinazione pediatrica.

Eppure, lo scorso 26 ottobre, nel documento rilasciato al momento della richiesta di autorizzazione, la stessa Pfizer scriveva: «Il numero di partecipanti all’attuale programma di sviluppo clinico è troppo piccolo per rilevare potenziali rischi di miocardite associata alla vaccinazione. La sicurezza a lungo termine del vaccino Covid-19 nei partecipanti di età compresa tra 5 e 12 anni sarà studiata in 5 studi di sicurezza post-autorizzazione, incluso uno studio di follow-up di 5 anni per valutare le sequele a lungo termine di miocardite/pericardite post-vaccinazione».

L’inizio della sperimentazione è avvenuta il 24 marzo 2021 e la conclusione è prevista il 23 luglio 2024. Stati Uniti, Canada, Israele – qui alcune centinaia di bambini più fragili già la scorsa estate – hanno cominciato la vaccinazione qualche giorno dopo questa dichiarazione. In alcuni paesi europei le campagne per la vaccinazione pediatrica sono partite ancora prima dell’autorizzazione da parte dell’Ema

Sul sito del Ministero della Sanità alla domanda perché vaccinare i bambini si legge: «Secondo il parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA (CTS), sebbene l’infezione da SARS-CoV-2 sia sicuramente più benigna nei bambini, in alcuni casi essa può essere associata a conseguenze gravi, come il rischio di sviluppare la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-c), che può richiedere anche il ricovero in terapia intensiva».

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Silvio Brusaferro, portavoce del CTS

Inoltre, la stessa CTS sottolinea che «oltre all’efficacia nel prevenire il contagio e le relative conseguenze, la vaccinazione pediatrica comporta benefici quali la possibilità di frequentare la scuola e condurre una vita sociale connotata da elementi ricreativi ed educativi, che sono particolarmente importanti per lo sviluppo psichico e della personalità in questa fascia di età». «Oltre ai benefici diretti, la vaccinazione dei bambini comporterebbe un aumento della copertura vaccinale dell’intera popolazione e, quindi, una maggiore protezione anche per i soggetti più fragili di tutte le età, soprattutto se conviventi con i bambini». 

Secondo il report dell’iss in Italia dall’inizio dell’epidemia e fino allo scorso 2 febbraio, sono stati diagnosticati e riportati al sistema di sorveglianza integrata Covid-19 2.332.231 casi nella popolazione 0-19 anni, di cui 13.055 ospedalizzati, 212 ricoverati in terapia intensiva e 44 deceduti. Non si conoscono nel dettaglio le condizioni pregresse e l’età precisa di questi sfortunati bambini.

Ad oggi in Italia solo il 30% dei bambini nella fascia 5-11 anni ha completato il ciclo vaccinale e solo il 37% ha fatto la prima dose. Il tema è molto complesso, si naviga a vista perché gli studi condotti fino a questo momento non possono essere esaustivi a causa di un tempo molto breve di sperimentazione. Abbiamo raccolto alcune domande e le testimonianze che fanno riferimento alle due diverse scuole di pensiero.

ESISTE UNA REALE EMERGENZA FRA I BAMBINI?

Giuseppe Banderali, vicepresidente Società Italiana di Pediatria, ha dichiarato che «bisogna vaccinare i bambini nella fascia d’età 5-11 anni perché pur avendo delle manifestazioni cliniche meno gravi degli adulti, e soprattutto degli anziani, anche in questa fascia d’età ci sono molti bambini che sono stati ospedalizzati per la patologia da coronavirus, sia in Italia che nel resto del mondo. Ci sono bambini finiti in terapia intensiva pediatrica e purtroppo alcuni che sono mancati. Per questo motivo anche loro hanno gli stessi diritti di tutta la popolazione mondiale a essere vaccinati con un vaccino efficace che si sta evidenziando essere molto sicuro visto la grande quantità di vaccini che sono ormai stati eseguiti in tutto il mondo».

Al momento non ci sono dati sufficienti per poter avvalorare la scelta del vaccino anti-Covid nella fascia d’età 5-11 anni, anche perché non ci sono dati validi sul rapporto rischio-beneficio

Alcuni studi forniscono una lettura contrastante sulla vaccinazione pediatrica contro il Covid. Uno di questi, condotto da un team di ricercatori che hanno analizzato i dati relativi ai bambini contagiati in Germania, rivela che «il tasso complessivo di ospedalizzazione […] è stato di 35,9 ogni 10.000, il tasso di ricoveri in terapia intensiva era di 1,7 ogni 10.000 e la mortalità era di 0,09 ogni 10.000 bambini». Rivela inoltre che «è stato riscontrato che i bambini senza comorbilità hanno una probabilità significativamente inferiore di soffrire di una malattia grave o [di avere un] decorso mortale della malattia».

Concludendo che «il rischio più basso è stato osservato nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni senza comorbidità. In questo gruppo, il tasso di ricovero in terapia intensiva era di 0,2 ogni 10.000. Non è stato possibile calcolare la mortalità, a causa dell’assenza di casi». Sempre nello stesso studio la sindrome di infiammazione multisistemica pediatrica è rara negli Usa e molto rara in Germania: 1,7 su 10.000 casi positivi. 

LA VACCINAZIONE PEDIATRICA È SICURA?

Giovanni Vitali Rosati, Tavolo Tecnico Vaccinazioni Società Italiana di Pediatria, dichiara che «dobbiamo distinguere due tipologie di problemi: una di tipo biologico e una basata sui dati. Quest’ultima al momento non è possibile averla in quanto dobbiamo fare un periodo di osservazione e follow up sufficientemente lungo per poter dire cosa succederà più tardi, tra qualche anno o tra diversi mesi. La sperimentazione di cui abbiamo disponibilità ha avuto un follow up piuttosto breve durante il quale non si sono verificati effetti collaterali importanti, neanche le miocarditi».

«Dal punto di vista biologico invece – prosegue Vitali Rosati – posso escludere che ci possano essere degli effetti collaterali a lungo termine. É una bufala che l’mRNA messaggero rimanga nel vaccinato e possa a lungo termine andare a dare qualche alterazione. Sappiamo infatti che questo mRNA messaggero una volta entrato nel nostro organismo dà il messaggio della costruzione della proteina spike e poi viene immediatamente distrutto, quindi non ci sono alterazioni genetiche. Da questo punto di vista dunque massima tranquillità. Dal punto di vista dei dati disponibili invece, ancora non li abbiamo e quindi potremo rispondere bene a questa domanda tra un po’ di tempo»

Ma c’è anche chi la pensa diversamente, osservando che i rischi della vaccinazione pediatrica anti Covid-19 in età pediatrica superano in modo dimostrabile i benefici, sia negli studi registrativi che nei pochi esempi di sorveglianza attiva. Inoltre, bambini e adolescenti sarebbero esposti a rischi di miocarditi nei maschi, di irregolarità mestruali nelle femmine e di malattie autoimmuni. Gli eventi avversi potrebbero aumentare con il numero di somministrazioni, prospettate ormai almeno annualmente.

LA VACCINAZIONE PEDIATRICA VA EFFETTUATA A TUTTI I BAMBINI?

Giovanni Corsello, Editor in Chief Italian Journal of Pediatrics, dichiara: «La vaccinazione anti-Covid nei bambini 5-11 anni è sicura ed efficace, dati internazionali ce lo confermano e ci danno garanzie. I bambini con malattie croniche e i bambini fragili sono particolarmente avvantaggiati da questa vaccinazione perché sono quelli che rischiano di più dalla malattia. Rischiano in termini di complicanze, in termini di rischio di ospedalizzazione, in termini anche di sequele tardive. Quindi i bambini con malattie croniche vanno assolutamente protetti e non sono necessari esami o indagini preliminari per la vaccinazione pediatrica».

vaccini covid

«Naturalmente, come avviene anche per altre vaccinazioni, questa non può essere eseguita se vi sono patologie febbrili o infettive intercorrenti», continua Corsello. «Esistono pochi bambini con patologie croniche che non possono eseguire la vaccinazione e sono quelli che fanno terapia con chemioterapici, con altri prodotti che riducono la risposta immunitaria o che hanno delle patologie in corso che possono compromettere la risposta immunitaria come, ad esempio, alcune patologie neoplastiche in corso di trattamento. Solo queste categorie di bambini sono in questo momento esentate dalla vaccinazione, tutti gli altri non solo sono suscettibili di vantaggi e di protezione con le vaccinazioni ma vanno motivati a farla».

Anche all’interno della comunità scientifica i dubbi in merito non mancano. La professoressa Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, ha osservato che «al momento non ci sono dati sufficienti per poter avvalorare la scelta del vaccino anti-Covid nella fascia d’età 5-11 anni, anche perché non ci sono dati validi sul rapporto rischio-beneficio. Questo lo dico ovviamente per i bambini in buona salute. Discorso diverso per i fragili, perché tutti i fragili, di qualsiasi età, dovrebbero essere vaccinati».

Il virologo Andrea Crisanti propone «un’indagine nazionale prima di vaccinare i bambini nella fascia 5-11 anni, alla luce dell’elevata circolazione che sta avendo la variante Omicron nel Paese. Vale un principio: non devono essere dati farmaci inutilmente, in particolare nei bambini». 

Anche secondo la Commissione Medico Scientifica Indipendente e come sostenuto dall’OMS non sarebbe equo vaccinare i bambini quando in molti paesi anziani e fragili che ne avrebbero maggior beneficio non possono accedere alla vaccinazione. In generale, se anziani e soggetti fragili sono immunizzati i rischi di trasmissione derivanti dalla mancata vaccinazione dei bambini sono molto ridotti.

Per la CMSi con questi vaccini è impossibile ottenere l’immunità di gregge a causa della rapida diminuzione della protezione indotta dal vaccino – che  6-7 mesi o 9 mesi può diventare persino negativa –, dell’incapacità di prevenire la trasmissione di SARS-CoV-2 a distanza del completamento del ciclo vaccinale e della presenza di un gran numero già identificato di serbatoi animali, anche domestici. 

EFFICACIA DELLA VACCINAZIONE PEDIATRICA

Inoltre secondo un nuovo studio, in attesa di revisione condotto da sei scienziati della salute pubblica dello Stato di New York, il vaccino Pfizer sembra essere meno efficace nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. La ricerca ha analizzato casi e tassi di ospedalizzazione di oltre 850mila bambini di età compresa tra 12 e 17 anni e più di 360mila bambini di età compresa tra cinque e 11 anni, entrambi i gruppi erano completamente vaccinati. Tutti i casi sono stati registrati tra il 13 dicembre 2021 e il 30 gennaio 2022.

Secondo lo studio l’efficacia della vaccinazione pediatrica contro il ricovero durante il picco della variante Omicron è diminuito dall’85% al ​​73% per i bambini di età compresa tra 12 e 17 anni. Per la fascia d’età 5-11 anni dal 100% al 48%. L’efficacia contro il test positivo è diminuita dal 66% al 51% nei bambini tra i 12 e i 17 anni, dal 68% al 12% per l’età compresa tra 5 e 11 anni.

Secondo Eli Rosenberg, vicedirettore per la scienza presso il Dipartimento della salute dello Stato di New York, «è deludente, ma non del tutto sorprendente, dato che si tratta di un vaccino sviluppato in risposta a una variante precedente. Sembra molto angosciante vedere questo rapido declino, ma è di nuovo tutto contro Omicron».

«La differenza tra i due gruppi di età è sorprendente», ha dichiarato al New York Times Florian Krammer, immunologo della Icahn School of Medicine del Monte Sinai. Tre le ipotesi la differenza di dose inoculata: 30 mg di vaccino ai dodicenni – stessa dose degli adulti – mentre ai più piccoli 10 mg. Sono necessarie ulteriore ricerche per confermare o meno questa tesi.

Intanto la Food and Drug Administration, l’agenzia del farmaco degli Stati Uniti, ha posticipato la riunione per autorizzare il vaccino anti Covid di Pfizer destinato ai bambini sotto i 5 anni. Secondo Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, all’inizio della primavera potrebbe già essere disponibile in Italia. Siamo sicuri che questa sia la strada più giusta per uscire dall’emergenza sanitaria? 

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